Nothing matters in this whole wide world / when you’re in love willi a jersey giri: nulla importa in questo grande mondo, quando sei innamorato di una ragazza del New Jersey. Così scrive Tom Waits, in una delle sue canzoni più famose “Jersey GirI“, appunto, e così canta Bruce Springsteen, che ha fatto propria quella canzone regalandocene una cover, una versione, memorabile, che ovviamente compare anche nella colonna sonora del nuovo film di Kevin Smith. Jersey Girl èuscito sul mercato Usa in aprile e si sta comportando dignitosamente (è arrivato a oltre 25 milioni di dollari di incasso): inizialmente doveva essere un “veicolo” per la coppia Ben Affleck/Jennifer Lopez, ma è stato salvato al box-office da Arwen. Sì, la guerriera elfa del Signore degli anelli un ruolo che ha dato a Liv Tyler una popolarità ancora più planetaria di quella che già aveva, e che assicura un nutrito stuolo di spettatori hobbit ed elfi per qualunque film che Liv - o Viggo Mortensen-Aragon, o Orlando Bloom-Legolas, o Elijah Wood-Frodo - possa interpretare in futuro. Ma cosa avranno di speciale queste Jersey Girls? Mah, bisognerebbe verificare di persona: il New Jersey è un posto strano, un’immensa periferia adagiata sul mare che congiunge le aree metropolitane di New York e Philadelphia. Chiunque è stato a New York ha visto il New Jersey (sta al di là del fiume) ma pochi ci sono stati. Lo chiamano Garden State, stato-giardino, anche se è pieno di industrie. È anche un’industria di talenti: sono “Jersey Boys”, oltre al citato Springsteen, anche Frank Sinatra, Count Basie, Danny De Vito, Brian De Palma, il rapper Ice-T, gli scrittori Paul Auster e Allen Ginsberg e naturalmente Kevin Smith, regista efficace quando racconta il proprio paesello (Clerks) e meno quando se la prende con angeli e demoni (Dogma).
Non sono “Jersey Girls”, invece, né Jennifer Lopez (newyorkese del Bronx) che doveva essere la star del film, né Liv Tyler (nata a Portland, Maine) che lo è diventata. Liv, un’attrice, più affidabile. Chissà cosa avrà pensato, Liv, di questa storia? In occasione della presentazione stampa del Ritorno del Re, terzo capitolo della trilogia del Signore degli anelli, capimmo che la parola “privacy” è importantissima per lei. Si era appena sposata, e di tutto voleva parlare, meno che delle sue nozze. Ora che aspetta un bimbo (nascerà in inverno), scommettiamo che non venderà le foto del bebè a qualche rivista di gossip. D’altronde Liv è nata nel mezzo di una tempesta ormonale e mediatica e già a u anni ha avuto una brutta esperienza a proposito di genitori famosi: sua madre, la modella Bebe Buell, viveva con il musicista Todd Rundgren e Liv era convinta che lui fosse suo padre, quando un giorno venne in visita il “vecchio amico” Steven Tyler e Liv si accorse che sua figlia, Mia, le assomigliava al punto da poter essere scambiata per la sua gemella. Anche da piccola, Liv doveva avere un bel caratterino: affrontò la madre, seppe la verità, prese il nome del padre.
A 14 anni cominciò a lavorare come modella e a 17, con Heavy, ebbe il primo molo importante come attrice. Bernardo Bertolucci racconta sempre con tenerezza che Liv diventò maggiorenne, il 1 luglio 1995, sul set di Io ballo da sola, film che raccontava proprio la “linea d’ombra” di un’adolescente inquieta. Sarà sicuramente un caso, ma sono numerosi i film nella carriera, pur breve, di Liv che raccontano in filigrana la sua crescita difficile, il rapporto con un padre “importante” e, almeno fino ad un certo punto, assente. Pensate, oltre al film di Bertolucci, al rapporto con Bruce Willis in Armageddon; per non parlare delle implicazioni edipiche del personaggio di Arwen, figlia di un immortale (riuscireste a immaginare un papà più ingombrante di Elrond Mezzoelfo?) votata all’amore di un mortale che, paradossalmente, diverrà col tempo molto più vecchio di lei In Jersey Girl, invece, Liv è la ragazza che entra nella vita del vedovo-padre single Ben Affleck ridandogli forza e fiducia. Potrebbe persino rivelarsi il primo ruolo “adulto” della sua carriera, assieme a quello di Arwen: fiarsi carico del figlio di una morta è compito arduo anche per una diva di Hollywood, ma sono cose che possono succedere nella vita E, a proposito, “Liv” in norvegese significa “vita”: è il nome di Liv Ullmann, mamma Bebe lo prese da una rivista che aveva in copertina la diva bergmaniana proprio il giorno in cui Liv nacque.
Da Film Tv, n. 32, 2004