Chi riesce a offuscare un belloccio come Riccardo Scamarcio si merita tanto di cappello, specialmente se si tratta di quel talento galvanizzante di Mr. "Mio fratello è figlio unico".
Grintoso, accattivante e con un carisma da sfrontato anti-divo, l'attore è la maggiore promessa che il panorama cinematografico italiano possa vantare.
La sua natura eclettica e quel volto - ora sbarazzino, ora insolente - lo rendono talmente unico da accomunarlo ad una delle star Hollywoodiane per eccellenza che, come lui, possiede radici molisane: Robert De Niro.
Non ci vorrà molto affinché il resto del mondo si accorga di Elio Germano.
Nato nel quartiere romano di Monteverde Nuovo ma originario di Duronia (Campobasso), la stella è l'unicogenito di un architetto e di un'impiegata di banca.
Sin da bambino fa emergere il suo amore per la recitazione, prendendo parte agli spettacolini estivi allestiti dai villaggi turistici, dove era solito soggiornare con la famiglia. In seguito, assieme agli amici, nel paese natale dei genitori (Duronia), il piccolo Elio si sbizzarrisce nelle assurde scenette imparate in vacanza.
La gavetta
Non ancora tredicenne debutta nelle pestifere vesti di Andrea, intonando "Ci Hai Rotto Papà!", in sella alla sua Mountain Bike.
Entra in alcune compagnie no profit come il Colosseo, il Furio Camillo e il Teatro dei Cocci.
Durante il liceo scientifico, inoltre, frequenta un corso presso il Teatro Azione diretto da Isabella Del Bianco e Cristiano Censi.
Il palcoscenico consente a Germano di sviluppare le notevoli abilità di immedesimazione; per la carica umana che è in grado di infondere nelle rappresentazioni, l'artista trascende ogni altro attore in ascesa, grazie alla radicale passione nonché a quella intensità emozionale che innesta nelle sue performance. Rifiutato dalla scuola per fumettisti, il ragazzo si iscrive, per un breve lasso di tempo, alla facoltà di Lettere e Filosofia. Nel 1999, è un adolescenziale Ricky Tognazzi ne Il cielo in una stanza di Carlo Vanzina.
L'ascesa di un figlio unico
Ha inizio, cosi, un frenetico percorso che si divide tra cinema, tv, palcoscenico e letteratura: Elio adora stilare racconti e, in quel periodo, riesce a pubblicarne tre, uno dei quali - "Scrittura Fresca" - vince il concorso regionale promosso dal Comune di Roma. Successivamente, è un pischello poco raccomandabile che si fa chiamare "Er Pasticca" in Un medico in famiglia 2 e colleziona figurine del Fantacalcio nella serie tv Via Zanardi 33. Tra il 2001/04 indossa i panni del figlio di Abatantuono in Concorrenza sleale di Ettore Scola, si immerge nelle terre siciliane in Respiro, guadagnandosi una nomination al David di Donatello e ai Nastri d'Argento, grazie al liceale coatto in Che ne sarà di noi.
Colpiti da quel trasformismo e dalla predisposizione ad imitare i dialetti, i registi fanno a gara per contenderselo. È davanti alla cinepresa di Gabriele Salvatores nel noir Quo vadis, baby? e a quella di Michele Placido nel pluripremiato Romanzo criminale.
Nel 2006, incarna lo scrivano che sogna segretamente di uccidere il Napoleone di Paolo Virzì. Dodici mesi più tardi, la sfacciata interpretazione del fratellino fascista di Scamarcio in Mio fratello è figlio unico gli frutta un David come Migliore Attore Protagonista. Gira, poi, pesanti scene di nudo integrale nell'ostico Nessuna qualità agli eroi. Il 2008 lo vede cimentarsi nel conduttore radiofonico Marco Baldini, in Il mattino ha l'oro in bocca.
Venditore dinamico in Tutta la vita davanti, eccolo tra gli Italians, trapiantati all'estero, di Giovanni Veronesi. Brillante allievo di giurisprudenza in Il passato è una terra straniera, Germano è un delinquente soprannominato "Quattro Formaggi" in Come Dio comanda.
Riesce ad entrare nel cast stellare del musical Nine (2009) di Rob Marshall, riadattamento del felliniano 8 e ½. È poi il protagonista dell'unico film italiano presente in concorso a Cannes 2010, La nostra vita di Daniele Luchetti, e nel 2011 è l'amorevole Folco, figlio di Tiziano Terzani ne La fine è il mio inizio. L'anno successivo l'attore viene scelto da Ferzan Ozpetek per la commedia drammatica Magnifica presenza, nella quale divide il set con attori del calibro di Margherita Buy, Beppe Fiorello e Vittoria Puccini, nonché da Daniele Vicari in Diaz - Non pulire questo sangue, film politico che racconta i fatti del G8 di Genova. E' poi il boss della Mala del Brenta Felice Maniero nella discussa fiction Sky Faccia d'angelo di Andrea Porporati. Nel 2013 è il traslocatore protagonista del film di Veronesi L'ultima ruota del carro. Il 2014 regala al giovane attore il ruolo di Giacomo Leopardi ne Il giovane favoloso di Mario Martone, per la cui interpretazione si aggiudica il Nastro d'Argento e il David di Donatello come miglior attore.
L'anno successivo reciterà per Stefano Sollima in Suburra e in seguito ricoprirà il ruolo di protagonista in Alaska, diretto da Claudo Cupellini. Suo sarà anche il ruolo di San Francesco nel film di Renaud Fely e Arnaud Louvet Il sogno di Francesco.
Affianca poi Fabio De Luigi nella commedia di Edoardo Falcone Questione di karma e passa poi al drammatico La tenerezza, diretto da Gianni Amelio e tratto dal romanzo "La tentazione di essere felice" di Lorenzo Marone. Diretto da Gianni Zanasi in Troppa grazia e da Daniele Luchetti in Io sono Tempesta, partecipa poi al secondo film dei fratelli D'Innocenzo Favolacce ed è protagonista nei panni del pittore Antonio Ligabue nel film di Giorgio Diritti Volevo nascondermi, film per cui viene premiato come miglior attore alla 70. Berlinale e ai David di Donatello 2021. A fine 2020 esce direttamente in digitale la commedia L'incredibile storia dell'isola delle Rose, in cui è diretto da Sydney Sibilia.
Nel 2021 torna a lavorare con i fratelli D'Innocenzo in America latina, che verrà presentato alla 78. Mostra del Cinema di Venezia. Dopo Il signore delle formiche (2022) di Gianni Amelio, interpreta Palazzina Laf (2023), esordio alla regia dell'attore Michele Riondino. Sarà inoltre diretto da Daniele Luchetti in Confidenza, tratto da Starnone. Nel 2024 è protagonista insieme a Toni Servillo del film Iddu, liberamente ispirato alla figura di Matteo Messina Denaro.
Troppa grazia è un film anomalo come tutti quelli scritti e diretti da Gianni Zanasi: difficile catalogarlo secondo un unico genere. Al suo interno si muovono personaggi credibili che affrontano situazioni al limite della credibilità. Ma le relazioni (e le reazioni) sono autentiche, hanno il sapore della vita vissuta: anche per gli attori che li interpretano. Ne abbiamo parlato con il regista e parte del cast