Titolo originale | Celle que vous croyez |
Titolo internazionale | Who You Think I Am |
Anno | 2019 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Francia |
Durata | 101 minuti |
Regia di | Safy Nebbou |
Attori | Juliette Binoche, François Civil, Nicole Garcia, Marie-Ange Casta, Guillaume Gouix Jules Houplain, Jules Gauzelin, Charles Berling, Claude Perron, Francis Leplay, Pierre Giraud, Sonia Mohammed Cherif, François Genty, Noémie Kirscher-Perrel, María José Weigel. |
Uscita | giovedì 17 ottobre 2019 |
Distribuzione | I Wonder Pictures |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 2,71 su 17 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 22 ottobre 2019
Una donna di cinquant'anni si finge un'affascinante ventiquattrenne su FB e comincia una relazione online con il migliore amico del suo fidanzato. In Italia al Box Office Il mio profilo migliore ha incassato 194 mila euro .
Passaggio in TV
martedì 19 novembre 2024 ore 21,15 su RAI5
CONSIGLIATO SÌ
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Claire Millaud, una docente universitaria sulla cinquantina e con due figli, ha una relazione con Ludo, un uomo più giovane di lei che la desidera sessualmente ma che poi non condivide altro. Claire ha un'idea: crearsi una falsa identità su Facebook. Entra così in contatto con Alex, un giovane fotografo che collabora con il suo amante. Tra i due nasce un'attrazione virtuale anche perché Claire, ora diventata Clara, si fa passare per una ventiquattrenne. Riuscirà a mantenere la relazione confinata solo sul web?
La vicenda di cui sopra trae spunto da un romanzo di Camille Laurens che ha fatto correre la memoria cinefila del regista a classici come Rashomon di Akira Kurosawa e La donna che visse due volte di Alfred Hitchcock.
I modelli, come è giusto che sia, erano elevati e per tentare di emularli ci volevano due protagoniste di eccellenza. Le ha trovate in Juliette Binoche e Nicole Garcia che costituiscono un'occasione per riflettere come due interpreti di rango possano reggere una sceneggiatura che, da un certo punto in poi, sembra scritta da una Carolina Invernizio rinata in era social.
Nella prima parte del film, che è strutturato come flashback derivanti dalla narrazione dinanzi a una psicoanalista, le due star si consentono duetti che interpolano l'evolversi delle vicende sentimental-virtuali della protagonista. Da un lato c'è la cinquantenne bisognosa non tanto di 'piacere' (per quello ci sarebbe l'amante Ludo) quanto piuttosto di sentirsi attraente con una modalità che andasse oltre la pura e semplice sessualità. Sulle sue spalle pesa però la convinzione (che l'odierna società fa ben poco per smantellare) di avere ormai perso qualsiasi possibilità in quel senso.
La nuova e giovane identità le consente invece di sentirsi 'completa'. Di fronte ha una donna che le ricorda qual è il proprio ruolo (non amica ma terapeuta) e che la mette, gentilmente ma con fermezza, di fronte alle sue fragilità.
Fin qui tutto bene. Peccato però che da circa metà film in avanti colpo di scena faccia seguito a colpo di scena depotenziando quanto fino ad allora si era costruito su un piano di riflessione non banale sull'amore ai tempi di quel colera che può diventare la virtualità. Il dovere professionale impone di non fare spoiler ma chi avrà l'occasione di vedere il film (magari proprio per godersi le due interpretazioni) avrà modo di verificare.
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Claire Millaud [Juliette Binoche] – cinquantenne professoressa universitaria di letteratura, quindi a conoscenza di quell’universo di contenuti di cui si nutrono le storie letterarie — viene piantata dal marito, e si ritrova con due figli reali, un computer e alcuni cellulari. Ed un tran-tran di vita insignificante. Se la fa con un ragazzotto, Ludo, interessato per l’appunto [...] Vai alla recensione »
HO potuto assistere ad un film molto , molto bello e soprattutto molto, molto attuale. Una bravissima attrice, Juliette Binoche interpreta la parte di una signora, Claire Millaud, 50enne, istruita, insegnante universitaria, di bella presenza, che dopo la separazione dal marito vuole rifarsi una vita e cade nelle maglie dei social : FB, INSTA etc....
Che fine fa Claire o Clara come si fa chiamare dal suo partner on line? Cinquantanni e qualosa di più, un marito andato via con sua nipote, ventisettenne, da lei accolta perchè rimasta orfana,Claire cambia identità, si trova su fb sedotta da una relazione a distanza che diviene mano a amno più coinvolgente fino a fare l'amore su indicazione telefonica del suo amante [...] Vai alla recensione »
Uno dei tanti film che ci mostra i pericoli e le illusioni del mondo virtuale.La trama sarebbe anche intrigante ma viene appesantita dallo charme francese che qui c'entra poco. Peccato
è un'analisi devastante la sceneggiatura di questo film,così reale da essere giustificata,figlia dei nostri tempi e pregna di consapevolezza,nonchè una denuncia contro l'ipocrisia maligna di amici e conoscenti,sui sensi di colpa intrinseci e sulle mancate comprensioni,un film sui tempi moderni ma di antica concezione,molto bello....
Una donna bella ma trascurata, professionista ma sola. Quante altre storie come queste si nascondono dietro i volti che ogni giorno incrociamo per strada? Quanti momenti dolenti, traumi subìti, richieste di aiuto soffocate, si nascondono dietro profili pubblici e privati, quanto abbiamo bisogno di fingere per tirare a campare? Come ci aiutiamo quando siamo soli? [...] Vai alla recensione »
Che la Binoche possa essere pazzesca, che possa farti percepire emozioni, passioni, tormenti, intermittenze dell'anima con uno sguardo, una piega delle labbra, persino un silenzio, non è una notizia. Dunque diamolo per scontato, e andiamo avanti. Perché Il mio profilo migliore è interessante, vertiginoso, seducente? Perché è insieme hitchcockiano e lieve. E perché racconta, con stile molto classico, la nostra danza tutta contemporanea sull'abisso delle identità virtuali. Quelle che i social ci permettono di creare, e manipolare, mentre il tempo devasta la nostra identità reale.
Juliette Binoche insegna letteratura all'università: elegante e sicura, i tacchi che scandiscono il ritmo della lezione. Ma non è più sicura di niente, da quando il suo amante, tanto più giovane di lei, le sfugge, diviene distante, evasivo, lontano. E lei a misurare la crepa fra quello che a cinquant'anni crediamo di essere - ancora interessanti, ancora giovani, "ancora" - e quello che il Tempo ci ha fatto diventare: palpebre grinzose, pelle che ha perso la luce.
Lei, umiliata dall'amante che si nega al telefono, decide di reinventarsi. Su Facebook. Di trent'anni più giovane, e bionda. Ruba una giovinezza e un'identità. Un patto col diavolo a portata di mouse. Con la nuova identità, inizia un gioco di seduzione che può diventare molto pericoloso. Sedurre un ragazzo di neanche trent'anni: un gioco tutto testuale, messaggi in chat. Una magia fragile. Perché una donna di cinquant'anni ne sa, di cose, per intrigare un ragazzo: ma ignora cose che i ventenni sanno. E quando lui le chiede "come mai non sei su Insta?" lei, nel panico, googla freneticamente per capire cosa sia sta roba. Scena fantastica.
Le relazioni diventano pericolose, come il titolo del capolavoro di Laclos, uno degli autori di cui lei parla nelle lezioni all'università. "Non fingevo di avere ventiquattro anni: avevo ventiquattro anni", confessa lei alla psicanalista Nicole Garcia. E il testa a testa fra le due donne, quella che parla e quella che ascolta, è una delle perle del film. Oltre ad essere una cornice preziosa: perché tutto quello che vediamo, lo percepiamo come il racconto della Binoche. E i racconti, si sa, possono essere bugiardi...
Ci sono momenti che richiamano Scrivimi fermo posta di Lubitsch e altri alla Gone Girl di Fincher: e il film riesce nello strano miracolo di stare in equilibrio fra entrambi i registri. La regia di Nebbou si rende, elegantemente, invisibile, lasciando spazio alla sceneggiatura e, soprattutto, alla Binoche, al cui volto cede, spesso e volentieri, tutto lo schermo. Sapendo che non sarà un sacrificio vano. La Binoche rende credibile tutto: lo strazio, la consapevolezza di sfiorire, la voglia disperata e puerile, ma quanto vera, di essere più giovane, più forte, più felice a colpi di clic. La cosa più reale, oggi, è il virtuale.
C'è chi lo fa per esplorare un nuovo ruolo o, perché no, un genere diverso dal proprio. Chi lo fa per truffare e per ricavare vantaggi economici da una vittima ignara. Chi vuole solo vedere l'effetto che fa, chi si vergogna a dire la verità. Qualsiasi sia il motivo che spinge Claire (Juliette Binoche), la protagonista de Il mio profilo migliore, a inventare di sana pianta il proprio profilo Facebook, il suo non è un caso isolato. Anzi: il fenomeno ha un nome, catfishing, e riguarda un numero insospettabile di persone che mentono su uno o più dettagli del proprio profilo social.
L'81% degli iscritti a siti per appuntamenti online - dice una ricerca commissionata qualche anno fa dal sito Meetic - mente su almeno una caratteristica (più spesso il peso per le donne, l'altezza per gli uomini), mentre un profilo su dieci nel totale dei siti di dating sarebbe completamente falso.
Quanto a Facebook, lo strumento usato da Claire, la situazione non è migliore: i profili falsi sarebbero 87 milioni, quanto gli abitanti dell'intera Germania.
LA DISINIBIZIONE ONLINE
Stimolato dal particolare effetto di "disinibizione online" per cui in rete, grazie all'anonimato, l'utente si sente più disponibile a scavalcare tabù e superare vincoli morali, l'impostore social proietta sul suo falso profilo un'immagine di se spesso idealizzata, "ripulita" dai "difetti" che lo allontanano dal canone.
Non sorprende dunque che la scelta di Claire ricada sulla modifica di un fattore di grande pressione sociale per le donne mature: l'età. A cinquant'anni, pur essendo una donna sessualmente attiva e realizzata, Claire sente il bisogno di recuperare il piacere di piacere - il brivido del flirt, l'incoscienza e l'immaturità, la spensieratezza emotiva di chi, a vent'anni, ha una vita davanti e può permettersi di sbagliare. L'altra faccia della medaglia, insomma, della protesta delle cinquantenni di Facebook, diventata virale a gennaio, in rivolta contro le frasi sessiste e discriminatorie dello scrittore Yoann Moix ("Non posso amare le mie coetanee cinquantenni - aveva detto - sono troppo vecchie"). Con ogni probabilità, oggi, a usare un profilo falso è lui.
E SE SUCCEDE DAVVERO?
Quel che accade nel film, è sempre bene ripeterlo, non deve succedere nella vita reale. Tra i tanti pericoli che si nascondono nel gioco dei falsi profili c'è infatti la possibilità di interagire con persone che potrebbero essere minorenni, o di incappare nelle cosiddette "truffe sentimentali".
In caso di dubbio è sempre meglio avvertire dei propri sospetti il social network in questione. Sospetti che, nel caso siano confermati, possono diventare querela: non solo la "sostituzione di persona" è un reato, ma lo è anche spacciare per proprie le immagini altrui, che sono considerate "dati personali" e dunque non possono essere riprodotte, scambiate o peggio messe in commercio senza autorizzazione del diretto interessato.
Giocare con la doppia identità è un'attività magnifica, ma solo se circoscritta al tempo di un film.
Si parla sempre dei pericoli dei social a proposito dell'uso sprovveduto da parte di certi adolescenti o dell'utilizzo criminale da parte di certi adulti. Ma il film firmato da Safy Nebbou, sulla base del fortunato romanzo di Camille Laurens (Quella che vi pare, edizioni e/o, 2017) mette in scena un inedito tipo di utente: la professoressa universitaria Claire, divorziata e madre di due figli, che [...] Vai alla recensione »
Ormai ci siamo già passati tutti, una o molte volte. Ah, quel brivido che si prova a gettare l'amo nel mare di Internet, pescare un nome e una foto con cui flirtare innamorando e innamorandoci, parlare di noi come non abbiamo osato mai, mostrando, tacendo e mentendo. Claire lo fa sugli anni. Ne ha 50 ma ad Alex ne dichiara 24. Una bugia insostenibile.
Binochemania. Adoratori e feticisti della Juliette internazionale Il mio profilo migliore è il film che non dovete assolutamente perdere. In questi giorni nelle sale italiane, l'opera diretta da Safy Nebbou, è un'autentica immersione nella dimensione erotico-sentimentale più sensuale che la nostra piccola amante del Pont-Neuf mostra a 55 anni senza tradire qualsivoglia aspettativa.
Tutto sul suo volto. Volto-paesaggio, volto-tavolozza, volto-spartito. Mai come in questo film Juliette Binoche ha fatto del volto (occhi, labbra, naso, ciglia, guance, mento, fronte...) lo strumento primario del suo lavoro di attrice. Il personaggio che deve interpretare è quello di Claire, una 50enne docente di letteratura all'Università che un bel giorno si inventa su Facebook una falsa identità. [...] Vai alla recensione »
In tempi di imperanti social network, facile credere che il "profilo migliore" del nostro esistere sia quello ricreato e diffuso via web. Così crede la cinquantenne Claire (Juliette Binoche), divorziata, docente universitaria che per via letteraria si inebria di una felicità di vita, da lei mai avuta, neppure concedendosi a rabidi sfoghi di spiccio amante Ludo.
Dal noleggio, "Il mio profilo migliore", un titolo nulla dicente; quello francese, "Celle que vous croyez", ripete l'indicazione meta letteraria del romanzo di Camille Laurens, da cui nasce. La protagonista, Claire, è una docente di letteratura alla Sorbonne: al principio la sentiamo parlare di Choderlos de Laclos, e del suo personaggio femminile, la marchesa di Mertueil; della stessa riparla più avanti [...] Vai alla recensione »
Lo psicanalista di Claire, una parigina cinquantenne insegnante di letteratura, ha avuto un infarto ed è stato rimpiazzato da una sostituta. Le tocca così riprendere il racconto da capo, dalla strana relazione con l'evanescente imprenditore Ludovic che poi la lascia. È l'inizio de «Il mio profilo migliore» di Safy Nebbou, film in buona parte costituito da flashback dalle conversazioni nello studio [...] Vai alla recensione »
Lei, Juliette Binoche, menhir al centro di tutto che accoglie su di sé ogni inquadratura e fragilità femminile, è l'anima certa di un film incerto, Il mio profilo migliore, dal 17 ottobre al cinema distribuito da I Wonder Pictures. Il regista francese Safy Nebbou adatta il libro Quella che vi pare (Celle que vous croyez) di Camelle Laurens e cerca di portare a galla paure recondite di una donna sui [...] Vai alla recensione »
Il profilo migliore di Juliette Binoche è ormai il volto intero, dai tempi dei memorabili primi piani di Kieslowski, confermati qui da una cinepresa che sa quanto valgono fisiognomica, mimesi ed espressione in un ruolo di introspezione e slanci. Il regista fa un po' troppo il Bergman con Binoche, ma perché sa che questa storia d'amore social improbabile sta in piedi solo negli occhi della sua protagonista, [...] Vai alla recensione »
Le basi. I fondamenti. I mattoncini del Lego. Quello che chiunque dovrebbe sapere se ha intenzione di girare un film, o di scrivere un romanzo, o semplicemente di intrattenere gli amici a cena ("A tutti si perdona, tranne che ai noiosi" è la scritta che vorremmo sulla lapide). Un personaggio credibile a cui capitano tante sciagure è un dramma, degno di attenzione.
Il mio profilo migliore arriva in un momento in cui si parla molto delle violazioni della privacy in rete descrivendo la deriva opposta: quella che consiste nella moltiplicazione degli avatar digitali, un gioco di maschere che promette mille delizie e qualche pericolo. Questo adattamento del romanzo Celle que vous croyez di Camille Laurens racconta la strana scorribanda psicologica di Claire, una docente [...] Vai alla recensione »
Il mio profilo migliore è un film che si basa interamente sulla natura ingannevole delle apparenze, in cui la protagonista è l'accademica infelicemente divorziata Claire (Juliette Binoche), che ci guida attraverso i trucchi e le svolte del catfishing online, ovvero le strategie di una persona che si nasconde dietro un falso personaggio online per scopi inconfessati.
Claire ha cinquant'anni, due figli, una professione di docente universitaria da far invidia. È bella, sensuale, sessualmente attiva. Cosa la induce a fingersi un'altra? Cosa si nasconde sotto un mascheramento ben celato? "Cominciamo da Ludo, tutto comincia da Ludo" così inizia la testimonianza della protagonista de Il mio profilo migliore alla nuova psicanalista, arrivata a sostituire il suo medico [...] Vai alla recensione »
Gli inganni dei social. Sedurre senza essere visti. Forse Il mio profilo migliore è una proiezione puramente cinematografica. Quella della costruzione dei fantasmi. Del doppio. Che vive, respira, parla. Ma che non ha consistenza fisica. Claire (Juliette Binoche) è una professoressa di 50 anni ancora attraente. Madre single di due figli, ha una relazione con Ludo (Guillaume Gouix), un ragazzo molto [...] Vai alla recensione »
Comincia come il più ricorrente degli incubi transalpini, con quei famigerati social network che turbano il sonno di tutti i professori di liceo: Claire, su Facebook, diventa Clara, e con la vocale cancella anche due figli, un divorzio e quasi trent'anni d'età. Adesca, per vendetta, il coinquilino di un suo ex, scottata dall'ennesimo rifiuto causa rughe e mestizia da menopausa.
Dalla Francia un altro spunto di riflessione cinematografico sulla società moderna. Juliette Binoche è una donna ultracinquantenne, una professoressa universitaria divorziata con due figli tra i dieci e i vent'anni. Lasciata dal marito per una donna con la metà dei suoi anni, cerca di divertirsi un po', sentimentalmente, anche, perché no, per dimenticarlo.