Grey's Anatomy

Iniziare la vita, la vita adulta, con un uomo nel letto, appena arrivati da Boston non è semplice. Tanto meno lo è essere una specializzanda in chirurgia, conoscendo la concorrenza, un gruppo di altrettanti ragazzi pronti a dare la vita e di più per raggiungere l'obiettivo. Perché gli specializzandi sono schiavi, l'ultimo anello alimentare della catena della chirurgia. Tutti sono al servizio della nazista Anne Bailey, bassa, tracagnotta, afroamericana, pronta a metterli in riga o al lavoro, siano le 3 del mattino o le 5 del pomeriggio. Meredith Grey (Ellen Pompeo) è figlia d'arte, ed è la protagonista di queste giornate ospedaliere alla ricerca del successo, insieme a George O'Malley (T.R. Knight), grassoccio e innamorato di Meredith, Christina Yang (Sandra Oh) arrivista e vogliosa ragazza pronta a fare carte false per prendere parte alla più complicata delle operazioni, Alex Karev (Justin Chambers), sbruffone convinto che i suoi compagni siano cerebrolesi, Isobel "Izzie" Stevens (Katherine Heigl), ex-modella, bella, appassionata, che gira per casa in mutande e reggiseno. Sì, perché loro abitano insieme a casa di Meredith. A dare gli ordini oltre alla severa Dottoressa Bailey (Chandra Wilson), ci sono il Dottor Burke (Isaiah Washington), ambizioso e risoluto, il Dottor Shepherd (Patrick Dempsey), affascinante medico dagli occhi dolci e che Meredith conosce più di quanto si possa pensare, e il Dottor Webber (James Pickens Jr.), primario di chirurgia, chioccia del Seattle Grace Hospital.
Grey's Anatomy ha un grande pregio. È concettuale. Ogni episodio è strutturato, girato e interpretato sulla base di un concetto unico, aperto a sviluppi futuri, introdotto e concluso dalla voce di Meredith, che, come in un diario personale, annota i suoi giorni con l'ombra della geniale madre.
L'umanità è in prima persona, anche quando un medico deve essere super partes, per mettere in mostra i pregi e i difetti della medicina. Inventata dagli uomini, pensata dagli uomini, applicata agli uomini. Con la drammaticità di un sorriso. 

• Stagione 3
• Stagione 2

Episodi: 25
Regia di Daniel Minahan, Jeff Melman, Adam Arkin, Dan Lerner, Jessica Yu, Julie Anne Robinson, Seith Mann, Greg Yaitanes, Michael Grossman, Rob Corn, James Frawley, Tamra Davis, Christopher Misiano, Tom Verica.

Grey's anatomy si conferma uno dei momenti più alti per intelligenza, scrittura, e colonna sonora

Recensione di Mattia Nicoletti
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Lo sviluppo dei singoli personaggi, la familiarità con i luoghi, i dialoghi scritti con ironia e genialità, in questa terza stagione, reggiungono la loro apoteosi, con una forte componente drammatica che aggiunge complessità alle vicende dei protagonisti del Grace Hospital. Tutte le relazioni, infatti sono sensibili al tempo, che le rende più serie, più delicate, destinate a giungere a dei bivi definitivi. Lo stesso vale per la chirurgia perchè i giovani internisti, sono diventati più esperti, e devono affrontare situazioni sempre più difficili, che non possono comportare errori. L'estremizzazione del confine fra amore e morte, viene stressato dagli sceneggiatori, che qui riescono a raggiungere dei livelli emozionali incredibili, segnando la vita dei personaggi, senza mai perdere l'ironia. Nelle ultime puntate di questa stagione, si può immaginare la nascita di un futuro spin-off che potrebbe coinvolgere la D.ssa Montgomery. Grey's anatomy si conferma uno dei momenti più alti per intelligenza, scrittura, e colonna sonora. La musica scelta, concettualmente legata al tema di ogni puntata, è meravigliosa e coinvolgente. Il punto più alto di questo abbinamento note-parole è l'apertura del sedicesimo episodio, sull'idea dello "Scomparire", in cui l'immagine si fonde con il suono e con le parole, toccando una vetta mistica e magica.