Sono almeno vent’anni che se ne parla e scrive. Ma finalmente la svolta è arrivata, chiara, inequivocabile: Mondovì diverrà il «retro-porto» di Savona, il punto di arrivo, stoccaggio, lavorazione, ridistribuzione delle merci che da tutto il mondo oggi approdano principalmente a Rottherdam, ma presto attraccheranno tra Savona e Vado Ligure.
Il merito? Principalmente di società private che si occupano del trasporto in tutta Europa, ma anche di alcuni amministratori che non hanno smesso di lavorare perché si realizzi un progetto destinato a portare lavoro, nuovi capitali e ricchezza all’intera provincia di Cuneo, senza attingere a fondi pubblici.
Procediamo con ordine. In Danimarca c’è la multinazionale Maersk, che è il più grande operatore del mondo in fatto di trasporto merci. Con il suo principale concorrente, la Smc, ha stipulato un accordo avallato dal governo italiano: poter sfruttare al meglio il Porto di Savona, creando una banchina capace di accogliere navi con 18, 20 mila container. Investimenti economici enormi con una finalità dichiarata: avere un punto di appoggio nel Mediterraneo per risparmiare sui costi, visto che oggi tutto veniva concentrato nel Nord Europa e di qui, con container trasportati da treni o Tir, raggiungeva il Sud Europa.
Lavori che potrebbero concludersi già nel 2017.
Ed ecco il secondo privato che interviene: Valter Lannutti, proprietario della «Lannutti trasporti», che con i suoi mille camion, 1300 dipendenti diretti, 12 sedi con 300 mila capannoni in tutt’Europa, è tra i leader del trasporto su gomma.
Nel 2007 acquistò la fabbrica dismessa ex Cobra trasformandola in una «piattaforma logistica». In altre parole: le fabbriche producono a ritmo continuo, caricano su container le produzioni e affidano a Lannutti il trasporto. Quando serve - ed è un mercato in costante crescita - i container vengono portati a Mondovì e «lavorati»: le merci suddivise, controllate, stoccate. Il «supply chian». C’è un calo di richieste di una merce? Rimangono ferme lì magari per mesi. Arriva un ordinativo? Le merci vengono caricate nella quantità necessaria e consegnate al consumatore (che si tratti di magazzini o altre fabbriche, o privati). Scelte (Polo Logistico, Mondovì e l’ex Cobra ) che Valter Lannutti motivò con ragioni imprenditoriali: «È un’attività in crescita, Mondovì è in posizione baricentrica, con collegamenti sia autostradali sia ferroviari, vicinanza al Porto di Savona e alla Francia».
Una «piattaforma» che oggi già lavora a pieno ritmo, con 70 dipendenti e fatturato in crescita.
Terzo elemento: il pubblico. Centrale nel lavoro il professionista Massimo Gramondi, consolidata esperienza di consulenza anche in ambito pubblico, che ha raccordato le esigenze di istituzioni come Camera di Commercio (Ferruccio Dardanello) e Fingranda (Pierino Sassone), che hanno costituito la società paritetica «Plim», ovvero: Piattaforma Logistica Intermodale Mediterranea. A sostegno di Regione (assessore Francesco Balocco), Provincia (Federico Borgna) e Comune di Mondovì (Stefano Viglione). Il risultato è stato quanto ci si aspetta dalla politica: facilitare le buone idee di private.
Contatti, incontri, per dimostrare che Mondovì è il retroporto ideale di Savona rispetto ad altre candidature: qui esiste uno dei più importanti «Poli logistici». Funzionante, che non è costato un solo euro perché costruito e interamente pagato da privati.
A Lannutti hanno chiesto la disponibilità a mettere a disposizione di altri imprenditori del settore alcune delle strutture (a partire dai binari privati già disponibili). Di qui la progettazione di altri «moduli» (il primo è di 350 mila metri quadrati) per imprenditori del trasporto e della Logistica.
Ora la firma del protocollo tra Plim e l’Autorità Portuale di Savona. che garantirà sostegno alla piattaforma in termini di flussi di traffico.
Bilancio: zero spesa pubblica e la possibilità di rilancio economico, della creazione di posti di lavoro e non solo per il Monregalese.
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