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Link to original content: https://www.gazzetta.it/Calcio/Squadre/Juventus/Primo_Piano/2006/05_Maggio/05/coppiadassi.shtml
Trezegol-Ale, è coppia d'assi - Gazzetta dello Sport
Trezegol-Ale, è coppia d'assi
Il francese al solito è stato il terminale dell'attacco bianconero, segnando a raffica. Il capitano, partendo spesso dalla panchina, è riuscito comunque ad essere decisivo
Del Piero-Trezeguet, tandem del gol. SportImage
Del Piero-Trezeguet, tandem del gol. SportImage
Giocano e segnano insieme da sei anni. Sono la storia antica, moderna, ma soprattutto contemporanea della Juventus. David Trezeguet e Alessandro Del Piero hanno conquistato il loro quarto scudetto da coppia del gol. Da protagonisti principali, come sempre. Il franco-argentino ha superato Platini tra i marcatori bianconeri, e non è lesa maestà; Ale è diventato il goleador più prolifico ogni epoca della Vecchia Signora. Chapeau.
TREZEGUET - "Quando gioca segna sempre Trezeguet". I tifosi bianconeri inneggiano così al centravanti transalpino. Una calamita sottoporta. E quest'anno Trezeguet ha giocato tanto, dimenticando l'abituale fragilità fisica, e segnando di conseguenza. Un'abbuffata di gol. Ventitre in campionato, secondo solo al capocannoniere Toni. Di testa, di piede, al volo, di rapina. Ha esibito tutto il campionario da predone dell'area piccola, Trezeguet è come le foto ricordo, non cambia mai. Non partecipa alla manovra nè si avventura in eleganti ghirigori (per quelli c'è Ibra), ma se gli arriva una palla sottoporta, anche sporca, non sbaglia quasi mai. E così quel suo sguardo profondo, che ai difensori avversari deve sembrare assassino, può finalmente distendersi. Missione compiuta. E sorriso solare e accattivante, di chi sa di aver buggerato tutti ancora una volta. Furbo e implacabile. Sfruttando gli spazi creati dalle divagazioni tecniche di Ibrahimovic, ha raccolto gol e consensi, ma una mano importante gliel'ha data il partner in crime di sempre, Del Piero. Assist col contagiri come se piovesse. Del resto è una coppia consolidata, che ha resistito agli Inzaghi, ai Kovacevic, a Ibrahimovic. Ale la mente, lui il braccio. Spietato. Soprattutto quando conta: la rete all'Inter al Delle Alpi e quelle della respirazione bocca a bocca a una Vecchia Signora agonizzante, contro Lazio e Siena, valgono oro. Anzi, il tricolore.
DEL PIERO - A volte sembra così perfetto da non essere vero. Intelligente, pacato e carismatico fuori dal campo, quanto determinato, geniale e generoso dentro il rettangolo verde. Mai una dichiarazione di troppo, sopra le righe, anche quando Capello nel compilare la formazione si dimentica di lui o magari lo toglie, chissà poi perchè, a dieci minuti dalla fine. Verrebbe voglia di dirgli: "Ale, fatti sentire, tu sei il simbolo della Juve". Invece ha ragione lui. Professionale. Con un'onestà intellettuale stupefacente. Ma soprattutto capace di fare la differenza, oggi come tredici anni fa, quando debuttò in bianconero, proveniente dal Padova, con le credenziali da ragazzino prodigio. Il rapporto con Capello quest'anno è migliorato, ma l'allenatore friulano ha continuato a preferirgli Ibrahimovic come titolare. Però lui ha trovato il modo di uscire dal limbo, forzatamente imposto, facendo parlare il campo, giudice inappellabile. Undici reti, impreziosite dalla perla su punizione con l'Inter a San Siro, il solito contributo di invenzioni mai fine a se stesse, ma sempre al servizio dei compagni. E poi tanta leadership e l'affetto incondizionato dei suoi tifosi, quelli di tutta Italia, non necessariamente juventini. Ha dimostrato agli scettici che sa saltare l'uomo, e a tutto il mondo, una volta di più, che razza di uomo sia.


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