Etimologia
Il termine “Thanatos” (Θάνατος in greco antico) deriva dall’antica lingua greca e significa “morte”. L’etimologia del termine è diretta, dato che “θάνατος” era utilizzato nell’antica Grecia per indicare la morte in senso generico, ma anche per riferirsi alla personificazione mitologica della Morte stessa.
L’uso del termine “Thanatos” nella psicoanalisi, introdotto da Freud, mantiene questa connessione con la morte, simboleggiando le pulsioni autodistruttive e la tendenza inconscia verso la dissoluzione e il ritorno allo stato inorganico.
Indice
Sinonimi
In italiano, i sinonimi più comuni per il termine “Thanatos” o “morte”, specialmente quando si fa riferimento alla sua personificazione mitologica o concettuale, includono:
- Decesso o Morte: termine formale che indica il cessare della vita.
- Dipartita: espressione usata generalmente in modo formale per indicare il momento della morte.
- Trapasso: usato per descrivere il passaggio dalla vita alla morte, spesso con una connotazione spirituale o religiosa.
- Oblio: benché primariamente significhi dimenticanza o perdita della memoria, viene a volte poeticamente associato alla morte come perdita definitiva dell’essere.
- Estinzione: termine che può riferirsi alla cessazione della vita in termini più biologici o generali.
Questi termini riflettono diverse sfumature e contesti in cui può essere discusso il concetto di morte, da quelli più tecnici e formali a quelli con implicazioni emotive o filosofiche.
Storia e Origini del termine Thanatos
Nella mitologia greca, Thanatos è rappresentato come la divinità o lo spirito della morte non violenta. È figlio di Nyx (la Notte) e Erebo (le Tenebre), e spesso appare come un giovane o come un uomo maturo con attributi che suggeriscono la sua associazione con la morte, come ali scure o una spada. Thanatos è anche fratello gemello di Hypnos, il dio del sonno, enfatizzando ulteriormente il legame simbolico tra sonno e morte nella cultura greca.
Rappresentazioni e Simbologia
Nelle rappresentazioni artistiche, Thanatos poteva essere raffigurato come un giovane alato, spesso con un viso sereno o impassibile, che simboleggiava la morte non violenta. In altre versioni, portava una torcia rovesciata, simbolo del termine della vita, o una falce, che è uno strumento associato al raccolto ma anche alla “mietitura” delle vite umane.
Thanatos nella Letteratura Antica
Thanatos appare in vari testi della letteratura greca antica, tra cui le opere di Esiodo e Omero. In questi racconti, Thanatos è talvolta descritto come una figura implacabile e inesorabile, ma giusta, che compie il suo dovere di portare le anime dei morti nel mondo sotterraneo. Un esempio famoso del suo ruolo si trova nella tragedia “Alcesti” di Euripide, dove Thanatos viene a reclamare la vita di Alcesti, che si è offerta di morire al posto del marito.
Evoluzione del Termine
Con il passare del tempo, la figura di Thanatos è stata interpretata e riinterpretata in vari modi, influenzando la cultura, la psicologia e le arti. La sua presenza è percepita non solo nella letteratura classica ma anche in quella moderna e nella psicanalisi, dove Sigmund Freud lo ha introdotto come un simbolo delle pulsioni di morte, in contrasto con Eros, la pulsione di vita.
Il concetto di Thanatos in Biologia e nella Psicologia
Gli istinti sono definiti come comportamenti innati e fissi, ereditati geneticamente da una generazione all’altra, e sono osservabili in tutte le specie animali, inclusi gli umani. Questi comportamenti hanno lo scopo primario di garantire la sopravvivenza dell’individuo e della specie. Per esempio, gli istinti fondamentali in natura includono le azioni di alimentazione, riposo e riproduzione. Tuttavia, mentre negli animali questi comportamenti sono spesso rigidi e automatici, nell’uomo sono modulati da fattori culturali, educativi e individuali.
Freud distingue tra istinti e pulsioni, suggerendo che negli esseri umani le forze istintive sono trasformate in pulsioni, che non sono né completamente consapevoli né totalmente inconscie. Queste pulsioni agiscono come mediatori tra il corpo e la mente, cercando il soddisfacimento attraverso vie più flessibili e meno schematiche rispetto agli istinti animali. Freud identificò due categorie principali di pulsioni: le pulsioni dell’io, legate alla sopravvivenza e al benessere dell’individuo, e le pulsioni sessuali, legate alla conservazione della specie.
Istinto e Pulsione di Morte in Psicoanalisi
Secondo Freud la pulsione di morte è quella tendenza a tornare ad uno stato inorganico, uno stato in cui cessano le tensioni e che viene chiamato stato di “costanza”. Significa che senza la morte, senza cioè la cessazione delle tensioni erotiche l’amore sarebbe destinato a rimanere perennemente insoddisfatto ed è così finché siamo vivi. Ecco perché la pulsione di morte sarebbe al servizio del principio del piacere benché nel suo realizzare la cessazione delle tensioni andrebbe, al tempo stesso, al di là del principio del piacere.
L’istinto di morte nella teoria psicoanalitica è una pulsione il cui scopo è la riduzione della tensione psichica al punto più basso possibile, cioè la morte. Si dirige dapprima verso l’interno come tendenza autodistruttiva e poi si rivolge verso l’esterno sotto forma di istinto aggressivo. E’ una forma di istinto aggressivo.
Nella teoria del doppio istinto di Sigmund Freud, l’istinto di morte, o thanatos, si contrappone all’istinto di vita, o eros, e si ritiene che sia la pulsione alla base di comportamenti come l’aggressività, il sadismo e il masochismo.
Freud credeva che gran parte di ciò che motiva le azioni di una persona sia sconosciuta. Ciò è dovuto in parte all’istinto. Gli esseri umani, secondo Freud, sono guidati da due serie di istinti, che egli definì Thanatos (istinto di morte) e Eros (istinto di vita).
Sebbene gli esseri umani siano spinti istintivamente a fare del bene, positivo e costruttivo, siamo anche guidati da impulsi distruttivi e il conflitto tra questi due gruppi di pulsioni è fonte di problemi psicologici. Freud ha esplorato ulteriormente questo conflitto dividendo la personalità o la mente in tre strutture: l’Es, l’Io e il Super-Io.
Ecco come Fiorenzo Ranieri spiega il principio freudiano del thanatos:
“[…] sotto il termine eros raggruppò tutte le pulsioni libidiche, con il termine thanatos, o pulsione di morte, comprese le pulsioni aggressive e distruttive. In realtà le due pulsioni sono correlate in modo molto approssimativo a ciò che comunemente si intende quando si parla di sesso o aggressività. Per essere più chiari si può dire che eros è l’insieme delle pulsioni che danno origine alla componente erotica dell’attività mentale, mentre thanatos da origine alla componente puramente distruttiva. Va aggiunto che le due pulsioni operano, in tutte le manifestazioni che si possono osservare, siano esse normali o patologiche, in modo congiunto. In altre parole non vi è attività mentale che non veda la presenza di entrambe le pulsioni, fuse tra loro. Così un atto, un pensiero o una fantasia aggressiva comprende una dimensione libidica e una forma seppur minima di soddisfazione sessuale inconscia…. Eros e thanatos costituiscono in pratica l’ultima classificazione proposta da Freud per le pulsioni. Le correnti di pensiero che presero campo in psicoanalisi dopo la sua morte (in particolare la psicologia dell’Io e la scuola inglese) ebbero proprio questi concetti come spazio di confronto e scontro.”
Conclusione
Gli istinti di vita e di morte rimangono concetti centrali nella comprensione della psicologia umana. La continua interazione tra Eros e Thanatos modella non solo il comportamento individuale ma anche le dinamiche sociali e culturali. Comprendere e accettare questa dualità può portare a una maggiore consapevolezza di sé e a strategie più efficaci per affrontare sia le sfide personali che quelle collettive. Nel confronto tra queste forze opposte, gli individui trovano la possibilità di una vita piena e significativa, continuamente rinegoziata attraverso scelte e azioni.
Bibliografia:
- Psicoanalisi. Dalle origini ai nostri giorni, Fiorenzo Ranieri, Alpha test
- Popular psychology: an encyclopedia, Luis A. Cordón
- APA dictionary of psychology. Gary R. VandenBos
No comments!
There are no comments yet, but you can be first to comment this article.