Ottimo interno degli anni
'30, si forma nell'Udinese. Le sue prestazioni,
contribuiscono a spargere presto la sua fama e gli
osservatori della Triestina, sempre attivi in zona, lo
consigliano alla dirigenza. La sua acquisizione è presto
fatta e l'investimento viene ampiamente ripagato. Chizzo
è un centrocampista dotato di classe e nerbo. Corre
molto, imposta e difende. Gli manca forse un poco di
tiro, ma la cifra di gioco che produce è impressionante.
Tanto da destare l'attenzione di Vittorio Pozzo, che lo
convoca tra i 22 che vanno in Francia a vincere il
Mondiale. Lui non mette mai piede in campo, essendo
chiuso nel ruolo dal grande Giovanni Ferrari e non
riuscirà mai ad indossare la maglia azzurra, a causa
della concorrenza. Questo, però, non sminuisce il suo
valore, del quale si accorgono in molti. A partire dai
dirigenti del Milan, che puntano su di lui nell'estate
successiva al trionfo francese. A Milano, conferma
ancora una volta quello che si sa di lui, tanto che
Culiolo, l'ambizioso presidente del Genoa, che vuole
vincere lo scudetto della stella, convince a suon di
bigliettoni da mille i rossoneri a cederlo. A Genova,
però, la sua carriera ha un momento di stasi, anche a
causa di una serie di infortuni che lo spingono fuori
squadra. Nel 1942, viene spedito ad Ancona, ma non ha
neanche il tempo di pensare alla delusione, poichè la
guerra costringe la Federazione a fermare tutto. Dopo
aver giocato il torneo di guerra con la su Udinese,
torna a Genova, ove può mostrare il suo valore nel
biennio successivo alla ripresa. Ormai, però, l'età
avanza e lui è costretto a scendere di categoria per
continuare a giocare. Bolzano ed Empoli sono le ultime
fermate di una carriera lunga e spesso gloriosa.
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