Molestie, l'accusa di Uma Thurman: "Weinstein aggredì anche me"

Molestie, l'accusa di Uma Thurman: "Weinstein aggredì anche me"

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Dopo lo sfogo nel novembre scorso, l'attrice racconta nei particolari la sua esperienza personale. E coinvolge anche Tarantino, che sul set di 'Kill Bill' l'ha costretta a una scena pericolosa: su un'auto andò a sbattere contro un albero. Il produttore nega e si dichiara pronto a far causa


Quando è scoppiato lo scandalo sulle molestie sessuali a Hollywood, Uma Thurman si è limitata a uno sfogo su Twitter in cui augurava una "lenta agonia" a Harvey Weinstein. Sempre lo scorso novembre, da un red carpet, ha parlato nuovamente del produttore, ormai caduto in disgrazia, dicendo solo "Non meriti neanche un proiettile", e aggiungendo poi: "Sono troppo arrabbiata per commentare, lo farò quando mi sarò calmata".

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Ora, dopo aver minacciato una "vendetta fredda", l'attrice di Pulp Fiction e dei due Kill Bill ha confidato le sue esperienze alla columnist Maureen Dowd del New York Times coinvolgendo, in una spirale di aggressioni e minacce, non solo l'ex boss di Miramax, ma anche Quentin Tarantino di cui è stata la musa e che l'ha resa famosa. Il regista rifiuta di commentare le parole dell'attrice. Harvey Weinstein invece nega ogni accusa e attraverso il suo legale fa sapere che sta considerando di querelare Uma Thurman per le dichiarazioni rilasciate al quotidiano.


"I complicati sentimenti che ho su Harvey riflettono quanto mi sento in colpa per le donne aggredite dopo di me", ha detto la 47enne diva. "Io sono una delle ragioni per cui una ragazza entrava nella sua stanza da sola, proprio come me". Completa dell'accappatoio bianco "canonico" di tanti altri casi venuti in luce da quando, in ottobre, il New York Times e il New Yorker hanno messo Weinstein sotto inchiesta per decine di molestie e stupri, l'esperienza di Uma con il produttore ricalca un copione ormai tristemente noto in cui l'attrice coinvolge la sua ex agenzia Caa, "complice del comportamento predatorio di Weinstein".

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Nel 1994 al Savoy di Londra, poco dopo la "prima" di Pulp Fiction, Weinstein "mi sbattè sul letto. Cercò di spingersi dentro di me e di calarsi i pantaloni. Non mi violentò, ma era come se fossi stata un animale che cercava di liberarsi", ha raccontato. Sempre al Savoy, qualche giorno dopo, il secondo episodio. Dopo aver ricevuto un mazzo di "volgari" rose gialle e pressanti richieste delle assistenti del produttore di discutere con lui altri progetti, Uma era andata all'appuntamento accompagnata da una amica. L'attrice non ha memoria di quanto accaduto, ma l'amica, Ilona Herman, che l'aspettava nella lobby per un tempo che "sembrava un'eternità", ha raccontato che Uma uscì dall'ascensore "scarmigliata, sconvolta, con lo sguardo perso nel vuoto". A casa, quando fu di nuovo in grado di parlare, disse che Weinstein "l'aveva minacciata di deragliare la sua carriera".

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L'animosità di Harvey contro Uma infettò anche il rapporto con Quentin Tarantino: dal racconto della diva il regista mise a rischio anche la sua vita sul set. Durante le riprese di Kill Bill in Messico, Quentin costrinse Uma, malgrado le sue obiezioni, a guidare una Karmann Ghia pur sapendo che era un catorcio: l'auto andò a sbattere contro un albero provocandole durature lesioni alle gambe e una commozione cerebrale. "Devi andare a 60 chilometri all'ora o i capelli non voleranno come si deve e ti farò ripetere la scena. Ma quell'auto era una cassa da morto. Il sedile non era avvitato e la strada era sterrata e tutta curve", ha racontato Thurman, che solo di recente ha ottenuto da Tarantino il video dell'incidente e lo ha consegnato alla polizia.

Il legale del produttore, Ben Brafman, nega ogni accusa nei confronti del suo assistito. Brafman riferisce che è a conoscenza dell'incontro "imbarazzante" nell'hotel di Londra, ma nega ci sia stata un'aggressione sessuale nei confronti di Uma Thurman. Il legale dice che Weinstein è "sbalordito e rattristato" dalle parole dell'attrice e sottolinea poi che non si spiega perché abbia aspettato 25 anni per denunciare l'episodio.