Le parti del documento vengono indicate con termini tecnici dalla disciplina diplomatica.
Il documento consta di tre parti: Protocollo (ovvero: protocollo iniziale), Testo o Contesto, Escatocollo (ovvero: protocollo finale).
Il Protocollo inizia a volte con una Invocatio (invocazione della divinità), ma più spesso si apre con la Intitulatio (nome e titolo del papa). Segue la Inscriptio (o indirizzo: nome, titolo e residenza (diocesi) del destinatario; oppure indirizzo generale: a tutti i fedeli cristiani). Poi vi è la Salutatio (o formula di saluto), al cui posto possiamo trovare la Formula perpetuitatis (o formula di perpetuità).
Il Testo o Contesto comincia con la Arenga (motivazione in stile retorico del rilascio del documento, per lo più con richiami al dovere pastorale del pontefice oppure ai meriti del destinatario). In documenti molto semplici l'arenga manca, ed essi iniziano subito con la Narratio (esposizione dei precedenti relativi alla richiesta). Termina di solito con la menzione della Petitio (istanza per il rilascio del documento). Segue la Dispositio (provvedimento del papa), al termine della quale, nelle Clausole derogative vengono annullati i diritti che vi si oppongono. In un'altra parte del documento segue ancora il Decretum e la Sanctio (maledizione per il trasgressore delle disposizioni del documento e sanzioni).
L'Escatocollo può contenere Rota, Bene Valete, Comma e/o l'autografa Sottoscrizione del papa (in taluni casi anche dei cardinali). L'escatocollo termina sempre con la Datazione, e precisamente o con la ≪datazione lunga≫, con la formula Datum per manum che indica il datario del documento, il luogo e la data, o con la ≪datazione breve≫ che registra soltanto il luogo e la data.
Il margine inferiore del documento viene di solito piegato in avanti (plica ovvero rivestimento avvolgente). Il singolo documento viene indicato con il suo incipit, vale a dire con le parole iniziali dell'arenga (o della narratio nel caso di documenti sprovvisti di arenga); per es. ≪Unam sanctam≫,≪Exurge Domine≫ o ≪Cum sicut accepimus≫.
I documenti pontifici sono indicati nell'uso linguistico ufficiale corrente generalmente come litterae apostolicae, ove però i singoli generi di documenti possono essere distinti per mezzo di aggiunte, per es. litterae in forma brevis.
Ulteriori differenziazioni sono: litterae gratiae (concessione di una grazia), litterae iusticiae (trasmissione di un ordine o deliberazione in casi di giustizia), litterae communes (documenti per i quali, generalmente, poteva verificarsi la lettura al cospetto del papa, come supplica e/o minuta e/o bella copia), litterae dandae (documenti che vengono emanati senza lettura), litterae cum serico (documenti con sigillo appeso al filo di seta), litterae cum filo canapis (documenti con sigillo appeso al filo di canapa).
L'espressione bolla, che in origine indica soltanto ii sigillo plumbeo, viene trasferita nel XIII sec. ad un determinato genere di documenti e già dai contemporanei assai per tempo applicata a tutti i documenti con sigillo plumbeo. I brevi non devono essere qualificati come bolle. Viceversa l'espressione breve per i documenti anteriori al 1400 è anacronistica. Oggi il linguaggio ufficiale della Curia, così come si è sviluppato dal secolo scorso, indica la bolla come constitutio (bolle in senso stretto), litterae apostolicae sub plumbo datae (scientificamente: litterae) oppure litterae decretales (bolle concistoriali), i brevi come litterae apostolicae. La lettera con firma autografa del papa viene chiamata chirographus.
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Privilegio di Innocenzo III, 13 ottobre 1207
ASV, Instr. Tudertina 6 |
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Litterae consistoriales di Paolo III, 22 ottobre 1537
ASV, Misc. Dipl. 7 |