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Virus dell'epatite B

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Hepatitis B virus
Classificazione scientifica
DominioRiboviria
RegnoPararnavirae
PhylumArtverviricota
ClasseRevtraviricetes
OrdineBlubervirales
FamigliaHepadnaviridae
GenereOrthohepadnavirus
SpecieHepatitis B virus
Nomenclatura binomiale
Hepatitis B virus
ICTV, 2009
Nomi comuni

Virus dell'epatite B

Sierotipi
  • adr
  • ADW
  • Ayr
  • ayw

Il virus dell'epatite B (HBV: Hepatitis B virus) è un membro della famiglia Hepadnaviridae[1] e del genere Orthohepadnavirus, di cui è la specie tipo[2]. Presenta un genoma a doppio filamento di DNA e utilizza intermedi di replicazione ad RNA ricorrendo alla trascrittasi inversa, fa perciò parte dei virus del gruppo VII della classificazione di Baltimore. È l'agente eziologico dell'epatite virale B.

Il virione è costituito da un involucro lipidico esterno e un capside icosaedrico composto da proteine. Il nucleocapside racchiude il genoma virale e una DNA polimerasi che ha anche attività di trascrittasi inversa[3]. L'involucro esterno contiene proteine embedded che vengono coinvolte nel legame virale e nell'entrata nelle cellule sensibili. Il virus è uno dei più piccoli virus animali rivestiti, con un diametro del virione di 42 nm. Possono trovarsi forme pleomorfiche filamentose e sferiche prive di nucleo. Queste particelle non sono infettive e sono composte da lipidi e da proteine che formano parte della superficie del virione, che vengono chiamate antigeni di superficie (HBsAg) e che vengono prodotte in eccesso durante il ciclo di vita del virus[4].

Il genoma di HBV è costituito da DNA circolare, ma risulta insolito in quanto il DNA non è completamente a doppio filamento. Ad un capo del filo è legata la DNA polimerasi virale. Il genoma è costituito da 3020-3320 bp (per il filamento a lunghezza completa) e 1700-2800 bp (per il filamento più corto)[5]. Ci sono quattro geni conosciuti codificati dal suo genoma, chiamati: C, X, P e S. La proteina core è codificata dal gene C (HBcAg). HBeAg è prodotto dalla maturazione proteolitica della proteina pre-core. La DNA polimerasi è codificata dal gene P. Il gene S è il gene che codifica per l'antigene di superficie (HBsAg). La funzione della proteina codificata dal gene X non è pienamente compresa, ma è associata con lo sviluppo del cancro al fegato. Stimola, infatti, i geni che promuovono la crescita cellulare e inattiva le molecole che la regolano[6].

Replicazione del virus dell'epatite B.

Il ciclo di vita del virus dell'epatite B è complesso. L'hepatitis B virus è uno dei pochi virus a DNA conosciuti che utilizzano la trascrizione inversa come una parte del proprio processo di replicazione. L'ingresso del virus nella cellula avviene tramite il legame alla sieroalbumina umana polimerizzata sulla superficie della cellula e successiva endocitosi. Poiché il virus si moltiplica attraverso l'RNA grazie ad un enzima dell'ospite, il DNA genomico virale deve essere trasferito al nucleo della cellula ospite da proteine chiamate accompagnatrici. Il DNA virale a doppia elica parziale viene poi realizzato interamente a doppio filamento e trasformato in DNA covalente chiuso circolare (cccDNA) che serve come stampo per la trascrizione di quattro mRNA virali. Il più grande mRNA, (che è più lungo del genoma virale), è usato per fare le nuove copie del genoma attraverso la trascrizione inversa. Questi quattro trascritti virali vengono sottoposti a ulteriori elaborazioni e vanno a formare nuovi virioni che vengono rilasciati dalla cellula per esocitosi[7][8].

Sierotipi e genotipi

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Il virus è suddiviso in quattro principali sierotipi (adr, ADW, Ayr, ayw) sulla base di epitopi antigenici che si presentano sulla superficie e in otto genotipi in base alla variazione complessiva della sequenza nucleotidica del genoma. I genotipi hanno una distribuzione geografica distinta e sono utilizzati nel tracciare l'evoluzione e la trasmissione del virus. Differenze tra genotipi influenzano la gravità della malattia, il decorso clinico, la probabilità di complicazioni e la risposta alla vaccinazione e al trattamento[9][10].

I genotipi differiscono di almeno l'8% della loro sequenza e sono stati segnalati a partire dal 1988 quando ne furono descritti inizialmente sei (A-F)[11][12]. Altri due tipi sono stati descritti successivamente (G-H)[13]. La maggior parte dei genotipi è ora suddivisa in sub-genotipi con proprietà distinte[14]

Immagine di virus dell'epatite B ottenuta tramite un microscopio elettronico a trasmissione.

Il genotipo A è più comunemente riscontrato nelle Americhe, in Africa, India ed Europa occidentale. Il genotipo B è più frequente in Asia e negli Stati Uniti. Il genotipo B1 domina in Giappone, il B2 in Cina e Vietnam, mentre il B3 è limitato all'Indonesia. Il B4 è prevalentemente presente in Vietnam. Il B5 è più comune nelle Filippine, mentre il genotipo C in Asia e negli Stati Uniti. Il sub-genotipo C1 è comune in Giappone, Corea e Cina. Il C2 è comune in Cina, Sud-Est asiatico e in Bangladesh, il C3 in Oceania, il C4 tra gli aborigeni australiani[15]. Il genotipo D è più comunemente riscontrato nel Sud Europa, in India e negli Stati Uniti ed è stato suddiviso in otto sottotipi (D1-D8). In Turchia genotipo D è il tipo più comune.

Il genotipo E è più frequente in Occidente e Africa meridionale. Il tipo F si trova in Centro e Sudamerica ed è stato diviso in due sottogruppi (F1 e F2). Il genotipo G ha un inserimento di 36 nucleotidi nel gene core e si trova in Francia e negli Stati Uniti[16]. Il tipo H è caratteristico dell'America centrale e meridionale e della California. L'Africa presenta cinque genotipi (A-E). Di questi i genotipi predominanti sono in Kenya il tipo A, B e D in Egitto, D in Tunisia, A e D in Sudafrica ed E in Nigeria[15]. Il genotipo H si è probabilmente scorporato dal genotipo F all'interno del Nuovo Mondo[17].

Lo stesso argomento in dettaglio: Epatite virale B.

Il virus è l'agente eziologico dell'epatite virale B, che colpisce il fegato degli Hominoidea, compreso l'uomo, provocando l'infiammazione nota come epatite.

Trasmissione del virus

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La trasmissione del virus dell'epatite B avviene tramite esposizione a sangue infetto o a fluidi corporei come sperma e secrezioni vaginali[18]. Nel mondo, il numero di portatori cronici del virus ammonta a circa 350 milioni di persone[19][20]. Il virus dell'epatite B può essere trasmesso, anche se più difficilmente, attraverso la condivisione di posate o bicchieri, l'allattamento, baci, abbracci, tosse o starnuti [21]. Il virus è comunque in grado di sopravvivere fino a 7 giorni nell'ambiente.

Lo stesso argomento in dettaglio: Vaccino antiepatite B.

Per la prevenzione dell'infezione è disponibile il vaccino dell'epatite B, una sospensione sterile contenente particelle dell'antigene di superficie del virus (HBsAg), che registra un'efficacia preventiva nel 95% dei casi per l'infezione e le sue conseguenze croniche (si calcola un numero di vittime pari a 600.000 persone all'anno). Il vaccino è stato il primo a essere sviluppato come forma di prevenzione contro gravi tumori.

Visti i possibili rischi di conseguenze croniche da infezione precoce (l'80-90% dei casi di infezione avviene di infezione nel primo anno di età), la posizione ufficiale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità è che tutti i neonati dovrebbero ricevere la loro prima dose di vaccino entro le prime 24 ore dalla nascita[22].

Il vaccino antiepatite B è considerato particolarmente sicuro[23]; gli effetti collaterali sono, come per gli altri vaccini, rari e molto blandi (arrossamento della pelle nel punto dell'iniezione, febbre leggera di breve durata); nonostante numerosi studi a lungo termine, non è mai emersa evidenza di gravi eventi avversi che siano connessi in modo causale alla vaccinazione[24].

  1. ^ Zuckerman AJ, Hepatitis Viruses. In: Baron's Medical Microbiology (Baron S. et al, eds.), 4th, Univ of Texas Medical Branch, 1996, ISBN 0-9631172-1-1.
  2. ^ ICTV taxonomy 2009, su ictvonline.org. URL consultato il 22 giugno 2011 (archiviato dall'url originale il 23 luglio 2011).
  3. ^ S. Locarnini, Molecular virology of hepatitis B virus, in Seminars in liver disease, 24, Suppl 1, 2004, pp. 3–10, DOI:10.1055/s-2004-828672, PMID 15192795.
  4. ^ C. R. Howard, The Biology of Hepadnaviruses, in Journal of General Virology, vol. 67, n. 7, 1986, pp. 1215, DOI:10.1099/0022-1317-67-7-1215, PMID 3014045.
  5. ^ A. Kay e F. Zoulim, Hepatitis B virus genetic variability and evolution, in Virus research, vol. 127, n. 2, 2007, pp. 164–176, DOI:10.1016/j.virusres.2007.02.021, PMID 17383765.
  6. ^ Li W, Miao X, Qi Z, Zeng W, Liang J, Liang Z, Hepatitis B virus X protein upregulates HSP90alpha expression via activation of c-Myc in human hepatocarcinoma cell line, HepG2, in Virol. J., vol. 7, 2010, pp. 45, DOI:10.1186/1743-422X-7-45, PMC 2841080, PMID 20170530.
  7. ^ J. Beck e Nassal, Hepatitis B virus replication, in World Journal of Gastroenterology, vol. 13, n. 1, 2007, pp. 48–64, PMID 17206754.
  8. ^ V. Bruss, Hepatitis B virus morphogenesis, in World Journal of Gastroenterology, vol. 13, n. 1, 2007, pp. 65–73, PMID 17206755.
  9. ^ A. Kramvis, M. Kew e G. François, Hepatitis B virus genotypes, in Vaccine, vol. 23, n. 19, 2005, pp. 2409–2423, DOI:10.1016/j.vaccine.2004.10.045, PMID 15752827.
  10. ^ L. Magnius e Norder, Subtypes, genotypes and molecular epidemiology of the hepatitis B virus as reflected by sequence variability of the S-gene, in Intervirology, vol. 38, 1–2, 1995, pp. 24–34, PMID 8666521.
  11. ^ Norder H, Courouce AM, Magnius LO (1994) Complete genomes, phylogenic relatedness and structural proteins of six strains of the hepatitis B virus, four of which represent two new genotypes. Virology 198:489–503
  12. ^ Epatite B
  13. ^ Shibayama T, Masuda G, Ajisawa A, Hiruma K, Tsuda F, Nishizawa T, Takahashi M, Okamoto H, Characterization of seven genotypes (A to E, G and H) of hepatitis B virus recovered from Japanese patients infected with human immunodeficiency virus type 1, in Journal of Medical Virology, vol. 76, n. 1, maggio 2005, pp. 24–32, DOI:10.1002/jmv.20319, PMID 15779062.
  14. ^ Schaefer S, Hepatitis B virus taxonomy and hepatitis B virus genotypes, in World Journal of Gastroenterology : WJG, vol. 13, n. 1, gennaio 2007, pp. 14–21, PMID 17206751 (archiviato dall'url originale il 17 novembre 2010).
  15. ^ a b Kurbanov F, Tanaka Y, Mizokami M, Geographical and genetic diversity of the human hepatitis B virus, in Hepatology Research : the Official Journal of the Japan Society of Hepatology, vol. 40, n. 1, gennaio 2010, pp. 14–30, DOI:10.1111/j.1872-034X.2009.00601.x, PMID 20156297.
  16. ^ Stuyver L, De Gendt S, Van Geyt C, et al., A new genotype of hepatitis B virus: complete genome and phylogenetic relatedness [collegamento interrotto], in J. Gen. Virol., vol. 81, Pt 1, gennaio 2000, pp. 67–74, PMID 10640543.
  17. ^ Arauz-Ruiz P, Norder H, Robertson BH, Magnius LO, Genotype H: a new Amerindian genotype of hepatitis B virus revealed in Central America [collegamento interrotto], in J. Gen. Virol., vol. 83, Pt 8, agosto 2002, pp. 2059–73, PMID 12124470.
  18. ^ Hepatitis B, su who.int, World Health Organization. URL consultato il 24 aprile 2014.
  19. ^ FAQ about Hepatitis B, su liver.stanford.edu, Stanford School of Medicine, 10 luglio 2008. URL consultato il 19 settembre 2009 (archiviato dall'url originale il 9 febbraio 2009).
  20. ^ Kidd-Ljunggren K, Holmberg A, Bläckberg J, Lindqvist B, High levels of hepatitis B virus DNA in bodynm fluids from chronic carriers, in The Journal of Hospital Infection, vol. 64, n. 4, dicembre 2006, pp. 352–7, DOI:10.1016/j.jhin.2006.06.029, PMID 17046105.
  21. ^ Esposito, Antinori, Malattie Infettive, Masson.
  22. ^ ("All infants should receive their first dose of hepatitis B vaccine as soon as possible after birth, preferably within 24 hours" - WHO Hepatitis B Vaccines Position Paper)
  23. ^ WHO Fact Sheet, su who.int.
  24. ^ WHO Hepatitis B vaccines position paper (PDF), su who.int.

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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