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Stød

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Lo stød (pronuncia danese : /ˈstøð/) è un fenomeno fonetico caratteristico della lingua danese.

Lo stød nei dialetti danesi. Nei dialetti della zona rosa esiste lo stød, come in danese standard; in quelli della zona verde è presente l'accento tonale, come in svedese e in norvegese; in quelli della zona blu sono assenti sia lo stød che l'accento tonale.

Lo stød può essere pronunciato in diversi modi, ma nell'uso parlato normale si realizza come una contrazione della glottide; nella lingua sorvegliata può anche essere realizzato con una chiusura della glottide.

In molte lingue il colpo di glottide è un fonema distinto (per esempio in diverse lingue semitiche), un allofono (per esempio in inglese Cockney, "bu'er" = "butter") o come un glide (per esempio nel tedesco be'achten).

In danese lo stød è da considerarsi un fonema indipendente, poiché esistono diverse coppie minime che si distinguono soltanto per la presenza o l'assenza di stød: and'en ("anatra") ~ anden ("altro"), ta'l ("parla" imperativo) ~ tal ("numero"), lø'ber ("corre") ~ løber ("corridore") ecc.

Lo stød non è segnalato da alcun diacritico nell'ortografia danese. Tendenzialmente, tuttavia, le parole che terminano in -nd (con la d muta) hanno lo stød, mentre quelle che terminano in -n (con vocale breve), non hanno lo stød: hund ("cane") ~ hun ("lei"), mand ("uomo") ~ man ("si" riflessivo)

Nella scrittura fonetica lo stød, o colpo di glottide, si indica con il segno [ʔ].

Lo stød danese è verosimilmente derivato da un originario accento musicale, che infatti si trova tuttora in svedese e norvegese. Lo stød compare in linea di massima soltanto in parole monosillabiche che in svedese e norvegese presentano l'accento acuto, anche detto "accento 1", mentre le forme monosillabiche senza stød corrispondono generalmente alle parole svedesi e norvegesi con accento grave o "accento 2". Per esempio: danese ånd'en ~ ånden, svedese a´nden ~ a`nden.

Lo stød danese e l'accento 1 norvegese e svedese erano originariamente limitati alle parole monosillabiche.

Questo sistema si complicò perché nel corso del medioevo una serie di parole monosilabiche divennero plurisillabiche: le parole che terminavano in consonante + n, r, l svilupparono una vocale epentetica: sitr > danese sidd'er, svedese si´tter. Tuttavia, le parole terminanti in -en, er, -el derivate dal tedesco e dal latino erano automaticamente associate all'accento 1, senza stød: per esempio latino regula > danese regel.

Un'altra complicazione è data dal fatto che una serie di parole con accento 1 originario non sviluppano lo stød in danese, perché contengono gruppi di fonemi che non ammettono stød, in particolare i nessi consonantici rs, rp, rt, rk (per esempio vers, hårdt, bark) e i nessi composti da vocale breve + r, l, n, v, j, d (per esempio bær, ven, hav, tøj). Questi ultimi presentano tuttavia lo stød quando sono seguiti dall'articolo definito (per esempio bærr'et, venn'en, ha'vet, tøj'et).

Distribuzione

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Lo stød rappresenta spesso un grande problema per i parlanti di altre lingue che intendano studiare il danese, e non solo perché si tratta di un suono a cui molti stranieri non sono abituati, ma anche perché è difficile stabilire regole in grado di prevederne la presenza o l'assenza in una parola.

Di seguito, si tenterà comunque di indicare alcune regole di massima (l'elenco non è completo):

A. Base dello stød

  • 1. Lo stød può comparire esclusivamente dopo le vocali lunghe, dopo le semivocali j, v, dopo le fricative sonore g, d (che in posizione interna o finale sono in realtà semivocali, ovvero [w]/[j] og [ð̝]) e dopo le nasali e dopo le liquide n, m, l e r (quest'ultima in posizione non iniziale è una semivocale: [ɔ̯]).
  • 2. Lo stød non compare mai dopo le vocali brevi, dopo le fricative sorde f, s, dopo le occlusive p, t, k e b, d, g nella loro realizzazione pienamente occlusiva.
  • 3. Normalmente lo stød non compare davanti ai nessi rs, rp, rt, rk.
    Esistono tuttavia alcune eccezioni (per esempio far's, ar't); inoltre, per fenomeni di analogia, sempre più parlanti pronunciano lo stød negli imperativi (per esempio vir(')k per analogia con stæn'k) o davanti al suffisso -sel (bar(') sel (che in realtà non ha un suffisso -sel, ma deriva da barnsøl), færd(')sel, kør(') sel per analogia con fæng'sel, læng'sel).
  • 4. Lo stød non è presente dopo i nessi composti da vocale breve + r, l, n, v, j, d breve in finale di parola. Tuttavia, lo stød riappare quando la parola assume un suffisso flessivo: gud : gud'en, hør : hørr'en.
    Poiché il danese non segnala la lunghezza vocalica se non mediante la forma scempia o doppia della consonante successiva, e le doppie non sono ammesse in finale di parola, è difficile stabilire se una vocale sia da considerare breve o lunga. Inoltre, la differenza fra vocali brevi e lunghe si neutralizza di fronte a r, v, j, g, d. In linea di massima, si può generalizzare come segue: La maggior parte delle parole antiche in -ad, -ud, -ød non ha lo stød (ma cfr. hu(')d, stu'd, tu'd, glø'd, rød’, (agg.) fa'd), mentre la maggior parte delle parole antiche in -ed, -id, -yd, -åd, -od ha lo stød (ma cfr. vod, lod, råd). La maggior parte delle parole in -r ha lo stød (ma cfr. bær, hør, kar con -rr- davanti all'articolo definito). Le parole che terminano in -n non hanno lo stød. La maggior parte delle parole in -l ha lo stød (ma cfr. føl, hul, kul, tal, øl). Le parole che terminano in -j hanno lo stød (ma cfr. tøj, vej (nel danese regionale dello Jutland).


Vi sono eccezioni nell'imperativo e nel preterito dei verbi forti, per esempio sid'!, han sad’.

  • 5. I prestiti e i neologismi che finiscono in vocale breve senza stød o in vocale breve + n, ng, l, m senza stød ricevono lo stød quando sono seguite da un suffisso flessivo (questa regola è un'applicazione dell'analogia rispetto al punto 4). Per esempio: kompromis'et (con s muta), chateau'et, bon'en, unikumm'et, Chagall'er.

B. Sostantivi e aggettivi

  • 1. C'è stød nei monosillabi di origine danese (con le eccezioni ai punti A2, A3, A4), così come nella maggior parte dei prestiti dal latino, dal greco e dal tedesco; manca generalmente nei prestiti dal francese e dall'inglese.
  • 2. I sostantivi che hanno lo stød lo mantengono davanti all'articolo definito.
  • 3a. La maggior parte delle parole in -el ha lo stød: per esempio a'del, fly'gel, sa'bel. Eccezioni: engel, gammel, hammel, himmel, saddel, skammel, tommel, vabel e (sulla base di A3) snorkel.
  • 3b. La maggior parte delle parole in -er (non derivate) han lo stød: per esempio a'ger, fing'er, møn'ster. Eccezioni: anker, broder, cedertræ, fader, hamm(')er, kejser, kelner, kobb(') er, krydder, kyper, kælder, moder, peb(') er, skrædder, sommer, tiger e (sulla base di A3) charter.
    I derivati in -er da basi verbali (nomina agentis) non hanno lo stød, per esempio løber, råber. Altri sostantivi indicanti persone, come i nomi di nazionalità, in -er hanno invece lo stød: ira'ner, sky'ter. Eccezioni: morder, dansker, svensker (per alcuni parlanti, anche amerikaner, italiener sono senza stød).
  • 3c. La maggior parte delle parole in -en non ha lo stød: per esempio alen, anden, figen, rådden. Eccezioni: gyld'en, old'en, or'den, slå'en.
  • 4. I sostantivi e gli aggettivi plurisillabili con l'accento sull'ultima sillaba hanno lo stød: be'svæ'r, gene'rel’, situa'tio'n.
  • 5a. I sostantivi che hanno lo stød al singolare, lo perdono di fronte al suffisso -e del plurale: per esempio huse, sande, be'tjente.
  • 5b. I sostantivi che hanno lo stød al singolare lo mantengono di norma di fronte al suffisso -er del plurale: per esempio bi'ler, fødd'er, tænd'er. Molte eccezioni: per esempio jorder.
  • 5c. I sostantivi che hanno lo stød al singolare lo mantengono di fronte al suffisso zero del plurale.
  • 6a. Gli aggettivi monosillabici che hanno lo stød nella forma di base lo perdono di norma di fronte al suffisso del plurale e al suffisso definito -e: glade, lune, danske (ma: fin'ske, fy'nske, skå'nske).
  • 6b. Gli aggettivi plurisillabici che hanno lo stød nella forma di base lo mantengono di fronte al suffisso del plurale e al suffisso definito -e: eng'elske, ge'me'ne, gene'rell'e.
  • 7. I monosillabi con lo stød lo perdono quando costituiscono la prima parte di un composto: per esempio franskbrø'd, landmand’, jordpåkastelse, tandlæge. Un'eccezione è data dai composti con ko'-.
    La regola non vale nel caso dei composti con la s di collegamento (originariamente marca di genitivo), dove normalmente è presente lo stød: land'smand’, ta'bstal. Tuttavia non c'è lo stød nei composti con skibs-, tids- (e facoltativamente con ska(')bs-).

C. Pronomi

  • 1. I pronomi non hanno stød, né nella forma forte né in quella debole: han, hans, vi, vor. Eccezioni: mi'n, di'n, si'n, den’, nella forma forte.

D. Numerali

  • 1a. I monosillabi hanno lo stød: to’, fem’, tol'v
  • 1a. I plurisillabi non hanno lo stød: fire, otte, elleve
  • 2. I numeri in -ten non hanno lo stød: femten.
  • 3a. Gli ordinali in -te non hanno lo stød: femte, tolvte.
  • 3b. Gli ordinali in -ende hanno lo stød solo se anche la forma di base lo ha: syv'ende, ti'ende, tyvende

E. Verbi

  • 1. Le forme verbali che hanno lo stød secondo le regole seguenti, lo perdono in posizione non accentata, per esempio di fronte a un oggetto nel caso in cui il focus (parte di maggiore salienza di un enunciato) sia sull'oggetto e non sull'azione: per esempio han spiser 'kager, ma han 'spi'ser 'kagen.
  • 2. C'è stød obbligatorio in tutte le forme con i prefissi be- og for- (bestemm'e, fortal'te), indipendentemente dalle regole seguenti. Inoltre, c'è stød facoltativo in tutte le forme con altri prefissi e nei verbi composti (forestill(')ede, indskriv(') e).
  • 3. Non c'è stød nell'infinito in -e atona né sulla forme contratte, per esempio ha, ta (ma at be’); invece è presente sull'infinito in -e accentata, per esempio le’, se’, ske’.
  • 4a. Non c'è stød nel presente dei verbi con il preterito in -ede.
  • 4b. Generalmente c'è lo stød nel presente dei verbi con preterito in -te, per esempio ly'ser, ta'ler. Fanno eccezione le parole con vocale breve + -ll-/-ld-, -nn-/-nd- (hælder, sender).
  • 4c. C'è stød nel presente dei verbi con il preterito con suffisso zero o -t, per esempio sidd'er, syng'er. Eccezioni: gør (sulla base di A4) e le forme originariamente lunghe bærer, haver, tager vs. bæ'r, ha'r, ta'r.
  • 4d. Lo stød è facoltativo nel presente con suffisso zero nei verbi preterito-presenti: kan('), må('), skal('), vil('), ma mai in tør e sempre in ved’.
  • 5. Non c'è stød nel participio presente in -ende e nei nomi verbali in -en.
  • 6. C'è stød nell'imperativo con suffisso zero: spi's, hen't.
  • 7a. Non c'è stød nel preterito in -ede e in -te: spiste, hentede
  • 7b. C'è stød nel preterito con suffisso zero/-t: ba'd, fand't.
  • 8a. Non c'è stød nel participio passato in -et o in -en: hentet, funden/-et.
  • 8b. C'è stød su vocale lunga nel participio passato in -t: spi'st, lø'st; lo stød si mantiene anche al plurale e nella forma definita. Non c'è stød se la vocale si abbrevia: budt, dræbt, slugt.

D. Parti invariabili

  • 1a. Le preposizioni non presentano stød quando si trovano di fronte al nome che reggono: han faldt 'af 'bilen. Le preposizioni (i) genn'em, (i) mell'em, (i) mod’, o'ver, und'er, tuttavia, hanno sempre lo stød.
  • 1b. Le preposizioni hanno lo stød quando sono separate dal nome che reggono e quando sono utilizzate avverbialmente: "det var 'den' 'bi'l, han faldt 'a'f, han 'faldt sgu 'a'f!".
  • 1c. Le preposizioni hanno lo stød davanti alle contrazioni ’n, ’t (= den, det): han 'gled' 'i'et.
  • 2a. Gli avverbi monosillabici non derivati hanno lo stød: ud’. Eccezione (sulla base di A4): hen(').
  • 2b. Gli avverbi plurisillabici non derivati non presentano stød: ude, ovre, neden, sønden. Ma: ellers, he'den e le preposizioni utilizzate avverbialmente.
  • 3. Le congiunzioni non hanno lo stød: og, eller, end, men.