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M66 (astronomia)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
M66
Galassia a spirale
Immagine di “M66”
Scoperta
ScopritoreCharles Messier
Data1780
Dati osservativi
(epoca J2000.0)
CostellazioneLeone
Ascensione retta11h 20m 15.0s[1]
Declinazione+12° 59′ 30″[1]
Distanza35 milioni a.l.
(10,71 milioni pc)
Magnitudine apparente (V)8,9[1][2]
Dimensione apparente (V)9′,1 × 4′,2[1]
Velocità radiale727 km/s
Caratteristiche fisiche
TipoGalassia a spirale
ClasseSAB(s)b[1]
Dimensioni100000 a.l.
(30600 pc)
Magnitudine assoluta (V)-21,3
Altre designazioni
NGC 3627, UGC 6346, PGC 34695, Arp 16[1]
Mappa di localizzazione
M66
Categoria di galassie a spirale

M 66 (conosciuto anche come NGC 3627) è una galassia a spirale visibile nella costellazione del Leone. È stata scoperta da Pierre Méchain nel 1780. M66 forma un tripletto di galassie ben visibile, il Tripletto del Leone, assieme alle sue vicine: la galassia spirale M65 e la galassia spirale NGC 3628.

Mappa per individuare M66.

M66 è abbastanza facile da localizzare, grazie alla sua posizione esattamente a metà via fra le stelle θ Leonis e ι Leonis; sebbene sia anche al limite della portata di un binocolo 10x50, questa galassia è molto meglio osservabile con telescopi a partire dai 150mm di apertura. Con un 300mm si osservano tracce delle spirali, orientate in senso antiorario, mentre il nucleo ha la forma di una barra; sul lato nordoccidentale si nota una stella di decima magnitudine appartenente alla nostra Galassia.[3]

M66 può essere osservato con facilità da entrambi gli emisferi terrestri, grazie al fatto che la sua declinazione non è eccessivamente settentrionale; dalle regioni boreali è maggiormente osservabile e si presenta estremamente alto nel cielo nelle notti di primavera, mentre dall'emisfero australe resta sempre mediamente più basso, ad eccezione delle aree prossime all'equatore. È comunque visibile da tutte le aree abitate della Terra.[4] Il periodo migliore per la sua osservazione nel cielo serale è quello compreso fra febbraio e agosto.

Storia delle osservazioni

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Charles Messier si riferisce a quest'oggetto descrivendolo come una nebulosa debole e senza stelle, nelle cui vicinanze transitò la cometa del 1773, tributandone però la scoperta a Pierre Méchain; fu in seguito riosservata da William Herschel e da Roberts, che la descrisse come una spirale con un ben definito nucleo stellare, che forma il polo delle convoluzioni, sulle quali si contano 14 condensazioni di tipo stellare.[3]

Caratteristiche

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Il Tripletto del Leone.

La galassia dista 35 milioni di anni luce da noi e ha un raggio di circa 50.000 anni luce; la sua magnitudine apparente è 8,9 e corrisponde a una magnitudine assoluta di circa -21,3.

Nelle sue spire sono state osservate cinque supernovae: la SN 1973R, di tipo II, che raggiunse la magnitudine 15, la SN 1989B, che raggiunse magnitudine 12,2 e fu tipo Ia e SN 1997bs, di tipo II peculiare e appena di magnitudine 17, la SN 2007bb di tipo IIn che raggiunse la magnitudine 17,2 e la SN 2009hd di magnitudine 15,8.

Il Tripletto del Leone

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Lo stesso argomento in dettaglio: Tripletto del Leone.

M66 è il membro più luminoso di un gruppo di galassie simile al nostro Gruppo Locale, che comprende M65, M66 e NGC 3628; le sue componenti sono tuttavia in maggiore interazione fra loro rispetto al nostro. Un alone di idrogeno neutro collega le tre galassie propagandosi dal lato ovest di M66, come esito di un incontro ravvicinato avvenuto circa 800 milioni di anni fa.

  1. ^ a b c d e f NASA/IPAC Extragalactic Database, su Results for NGC 3627. URL consultato il 31 agosto 2006.
  2. ^ G. de Vaucouleurs, A. de Vaucouleurs, H. G. Corwin, R. J. Buta, G. Paturel, P. Fouque, Third Reference Catalogue of Bright Galaxies, New York, Springer-Verlag, 1991.
  3. ^ a b Federico Manzini, Nuovo Orione - Il Catalogo di Messier, 2000.
  4. ^ Una declinazione di 13°N equivale ad una distanza angolare dal polo nord celeste di 77°; il che equivale a dire che a nord del 77°N l'oggetto si presenta circumpolare, mentre a sud del 77°S l'oggetto non sorge mai.
  • (EN) Stephen James O'Meara, Deep Sky Companions: The Messier Objects, Cambridge University Press, 1998, ISBN 0-521-55332-6.

Carte celesti

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Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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