iBet uBet web content aggregator. Adding the entire web to your favor.
iBet uBet web content aggregator. Adding the entire web to your favor.



Link to original content: https://it.wikipedia.org/wiki/Istanbul
Istanbul - Wikipedia Vai al contenuto

Istanbul

Coordinate: 41°01′N 28°58′E
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Istanbul (disambigua).
Istanbul
comune metropolitano
(TR) İstanbul
Istanbul – Veduta
Istanbul – Veduta
Localizzazione
StatoTurchia (bandiera) Turchia
RegioneMarmara
ProvinciaIstanbul
DistrettoNon presente
Amministrazione
SindacoEkrem İmamoğlu (CHP) dal 27-6-2019 (2º mandato dal 31-3-2024)
Data di istituzione660 a.C.
Territorio
Coordinate41°01′N 28°58′E
Altitudine40 m s.l.m.
Superficie5 343 km²
Abitanti15 655 924 (31-12-2023)
Densità2 930,17 ab./km²
Altre informazioni
Lingueturco
Cod. postale34010 a 34850 / 80000 a 81800
Prefisso(+90) 212 (Eur) / 216 (Asia)
Fuso orarioUTC+2
Targa34
Nome abitantiistanbulioti (in turco: İstanbullu), costantinopolitani
Giorno festivo23 aprile
Cartografia
Mappa di localizzazione: Turchia
Istanbul
Istanbul
Sito istituzionale
 Bene protetto dall'UNESCO
Aree storiche di Istanbul
 Patrimonio dell'umanità
TipoCulturale
Criterio(i)(ii)(iii)(iv)
PericoloBene non in pericolo
Riconosciuto dal1985
Scheda UNESCO(EN) Historic areas of Istanbul
(FR) Scheda

Istanbul (in turco İstanbul, pronuncia [isˈtanbuɫ]), precedentemente Costantinopoli (in latino Cōnstantīnopolis, in greco antico: Κωνσταντῑνούπολις?, Kōnstantīnoýpolis; in turco ottomano قسطنطينيه , Kostantîniyye) e Bisanzio (in greco antico: Βυζάντιον?, Byzántion, in latino Byzantium), anche Istambul[1], è la città più popolosa della Turchia e capoluogo della provincia omonima, oltre ad essere il principale centro industriale, finanziario e culturale dello stato.

Con una popolazione di oltre 15 000 000 di abitanti[2], Istanbul (considerando però anche i quartieri asiatici) è il centro municipale più popoloso d'Europa (settimo nel mondo) davanti a Mosca e Londra. È una megalopoli situata nel nord-ovest del paese, la quale si estende lungo lo stretto del Bosforo, alla cui estremità meridionale si situa il porto naturale del Corno d'Oro, e lungo la sponda settentrionale del Mar di Marmara. La città, divisa dal Bosforo, si estende sia in Europa (Tracia) sia in Asia (Anatolia), risultando l'unica metropoli al mondo appartenente a due continenti. Istanbul è considerata una città globale.

Durante la sua storia fu la capitale:

Conosciuta anche con l'appellativo di "seconda Roma" o "Nuova Roma", è stata fino alla conquista ottomana nel 1453 una tra le più grandi città della cristianità, divenendo in seguito per quasi cinquecento anni la capitale di uno dei più grandi imperi della storia e crocevia di culture. Quando è stata proclamata la Repubblica di Turchia, il 29 ottobre 1923, Istanbul fu considerata ormai troppo vulnerabile, potendo finire sotto tiro delle marine militari che avevano dimostrato di poter violare gli accordi stretti durante la Prima guerra mondiale, e così Ankara, che in precedenza aveva servito come quartier generale del movimento cittadino turco durante la guerra d'indipendenza turca, è stata scelta come capitale del nuovo Stato turco. L'attuale nome della città venne ufficializzato nel 1930.[3]

Sin dal 1985 le aree storiche di Istanbul fanno parte della lista UNESCO dei patrimoni dell'umanità.[4]. Nel 2023 la metropoli eurasiatica è diventata la città più visitata al mondo, con oltre 20 milioni di turisti stranieri[5], mentre nel 2010 è stata una delle capitali europee della cultura.[6]

Geografia fisica

[modifica | modifica wikitesto]

L'attuale area urbana si estende su entrambe le sponde del Bosforo, lo stretto che divide l'Europa dall'Asia e unisce il Mar Nero al Mar di Marmara, e sul Mar di Marmara stesso. Il "Corno d'Oro" (in Turco 'Halic') è il nome del porto naturale nella parte europea e all'imbocco del Bosforo su cui si affaccia il centro storico.

La città si trova ai margini della faglia sismica dell'Anatolia settentrionale, che corre nel Mar di Marmara. Recenti studi[7], prendendo in esame una serie di terremoti iniziatasi nel 1939 e proseguita nei successivi decenni, ritengono probabile che un evento sismico di notevoli proporzioni possa colpire Istanbul in un prossimo futuro.

La città è servita dal nuovo Aeroporto di Istanbul (nella parte europea) e dall'Aeroporto Internazionale di Istanbul-Sabiha Gökçen (nella parte asiatica).

Ingrandisci
Veduta panoramica del Corno d'Oro dalla Torre di Galata, edificata dai genovesi nel 1348, con il Ponte di Galata al centro dell'immagine.

Il clima di Istanbul è di tipo temperato, ma è alquanto particolare, a metà strada tra il clima oceanico e il clima mediterraneo (media annuale +14,3 °C).

L'inverno è freddo e umido ed è caratterizzato da un'alternanza fra periodi miti e piovosi (quando soffiano i venti umidi e tiepidi dal Mar Mediterraneo) e periodi invece più rigidi e nevosi (con minime anche di -8 °C) quando soffiano i venti dal Polo nord o dall'Est. In gennaio e in febbraio le temperature medie possono variare tra i +3 °C e i +8 °C. Durante l'inverno cadono mediamente 60 cm di neve sulla zona dell'aeroporto[8], anche se le temperature medie non sono particolarmente basse, grazie ai temporali nevosi generati dal passaggio dell'aria polare o artica sul Mar Nero. Occasionalmente le nevicate possono essere anche abbondanti.[9]

L'estate è calda e molto umida ed è caratterizzata da precipitazioni minori rispetto agli altri periodi, ma sempre significative. In luglio e in agosto le temperature medie possono variare tra i +18 °C e i +28 °C.

La primavera e l'autunno sono miti e confortevoli e sono caratterizzate da un'alternanza di giornate piovose e soleggiate.

La città riceve circa 844 mm di precipitazioni con un massimo d'inverno e un minimo d'estate. Ci sono molti giorni piovosi in autunno, in inverno e in primavera.[10] In inverno sono comuni le gelate e non è raro assistere ad abbondanti nevicate.[11]

In un anno a Istanbul, mediamente, ci sono cinque giorni in cui la temperatura è superiore ai 32 °C, e ventuno giorni in cui la temperatura è inferiore a 0 °C.[11]

La più alta temperatura registrata a Istanbul è stata di 40,5 °C, mentre la più bassa è stata di -16,1 °C.[12]

L'umidità relativa è costantemente elevata e l'umidità media annuale è del 72%. Le temperature invernali ed estive raramente sono estreme, ma l'elevata umidità relativa le fa percepire in modo molto più severo.[11]

Caratteristica importante del clima di Istanbul è la presenza del vento. I più famosi sono il Poyraz (vento fresco da nord-est) e il Lodos (vento caldo da sud-ovest).[13]

Istanbul[14][15][16] Mesi Stagioni Anno
Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic InvPriEst Aut
T. max. media (°C) 8,79,111,216,521,426,028,428,525,020,115,29,79,216,427,620,118,3
T. media (°C) 5,85,97,612,116,721,023,423,620,216,011,98,26,612,122,716,014,4
T. min. media (°C) 2,92,83,97,712,016,018,518,715,212,08,55,33,77,917,711,910,3
T. max. assoluta (°C) 18,324,026,232,933,040,240,538,833,634,227,221,224,033,040,534,240,5
T. min. assoluta (°C) −10,4−16,1−7,0−0,63,68,010,58,25,21,0−4,0−9,4−16,1−7,08,0−4,0−16,1
Precipitazioni (mm) 1028070463634384861101110124306152120272850
Giorni di neve 6630000000041630019

Origini del nome

[modifica | modifica wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio: Nomi di Istanbul, Bisanzio e Costantinopoli.
Il Ponte sul Bosforo (1973) è uno dei tre ponti sospesi che attraversano lo stretto del Bosforo e permettono di collegare l'Europa con l'Asia: gli altri due sono il Ponte di Fatih Sultan Mehmet, completato nel 1988, e il Ponte di Yavuz Sultan Selim, costruito dal consorzio İçtaş-Astaldi, eretto in prossimità del Mar Nero nel 2016. Inoltre Europa e Asia sono collegate dal tunnel ferroviario sottomarino Marmaray, che connette le parti europee e asiatiche delle linee ferroviarie e le linee della metropolitana di Istanbul, e dall'Eurasia Tunnel, dedicato al traffico automobilistico e inaugurato nel 2016.

Il nome İstanbul venne dato alla città ufficialmente solo attorno al 1930. I diversi nomi che ha avuto Istanbul riflettono il succedersi delle civiltà che ne hanno segnato la storia nel corso dei secoli. Fondata dai coloni greci di Megara, nel 667 a.C., viene chiamata originariamente Βυζάντιον (Byzántion) in onore del loro re Byzas. Divenne Byzantium in latino e successivamente Bisanzio in italiano.

Il nome greco di Κωνσταντινούπολις (Konstantinoupolis), da cui il latino Constantinopolis e l'italiano Costantinopoli, significa "Città di Costantino". Tale nome le fu dato in onore dell'imperatore romano Costantino I quando la città divenne capitale dell'Impero romano, l'11 maggio 330. Costantino la ribattezzò Nova Roma, ma questa denominazione non entrò mai nell'uso comune, sebbene ancora oggi la denominazione ufficiale secondo la Chiesa ortodossa e il Patriarcato ecumenico sia "Costantinopoli Nuova Roma". Costantinopoli divenne successivamente la capitale dell'Impero bizantino fino a quando, nel 1453, venne espugnata dai turchi ottomani.

La forma "Costantinopoli" è attestata in uso ufficiale sotto l'imperatore Teodosio II (408-450);[17] restò il nome ufficiale principale della città per tutto il periodo bizantino e anche il nome più comune utilizzato in Occidente fino al XX secolo. Fu utilizzato (compresa la sua variante Kostantiniyye) anche dall'Impero ottomano, fino all'avvento della Repubblica di Turchia.[18]

Il nome İstanbul potrebbe derivare dalla frase greca medievale "εἰς τὴν Πόλιν" (da leggersi con la pronuncia "istinˈpolin"), oppure da quella in dialetto ionico "εἰς τὰν Πόλιν" (pron. "istamˈbolin"), che significa "verso la Città" o "nella Città".[19][20] In questo modo i Greci si riferivano alla "Città delle Città", come Costantinopoli era conosciuta durante l'era bizantina e anche in seguito.

Potrebbe altresì trattarsi di una semplice corruzione del greco [Kon]stan[tinou]pol[is] dove "pol" è diventato "bul". La riluttanza araba, persiana e turca a pronunciare una parola iniziante con due consonanti potrebbe aver indotto a premetter loro una alif (che può essere letta a volte "A", altre "I" e altre ancora "U") e ciò potrebbe spiegare il motivo di quella "I" per l'antica Costantinopoli turchizzata.[21][22] Il nome Stamboul o Stambul denominava in passato la penisola storica, cioè la città all'interno delle mura.

Kostantiniyye (Arabo: القسطنطينية, al-Qusṭanṭiniyah; Turco Ottomano: قسطنطينيه, Kostantiniyye) è il nome con cui la città divenne nota nel mondo islamico. Si tratta di un calco arabo di "Costantinopoli", con la desinenza araba -ye ('posto di') al posto della desinenza greca -polis. Dopo la conquista ottomana del 1453, venne utilizzato come nome ufficiale formale in turco ottomano[23] e restò in uso per la maggior parte del tempo fino alla caduta dell'Impero ottomano nel 1923. Tuttavia, durante alcuni periodi le autorità ottomane favorirono altri nomi.

La città fu chiamata, nel corso dei secoli, con svariati altri nomi: Nèa Ròmē o "Nuova Roma" come si è detto, Polis o "La città" (per eccellenza, come già Roma), Rūmiyya al-Kubrā ("la maggior Roma" in arabo), Qustantiniyya ("Costantinopoli" in arabo), e in turco İslambol ("Centro dell'Islam"), perché fu sede, dal 1527 al 1924, del Califfato ottomano, Pây-i taht ("Il piede del trono" in persiano), Mikligardur ("Città grande" dei mercenari Variaghi, che parlavano l'antico germanico norreno), Car(i) grad (cioè "Città degli imperatori", in generale nelle lingue slave), Gostandnubolis (in armeno).

Nomi diversi da استانبول (Istanbul) erano diventati obsoleti in lingua turca durante la fine dell'era ottomana e il primo periodo della repubblica. Tuttavia, la variante "Costantinopoli" era ancora usata quando si scriveva il nome della città in caratteri latini. Nel 1928 l'alfabeto turco adottò i caratteri latini al posto della scrittura araba. Dopo di che, la Turchia cominciò a spingere gli altri Paesi a utilizzare nomi turchi per le città turche, invece di altre traslitterazioni per la scrittura latina che erano state in uso in epoca ottomana.[24] Lettere e pacchi inviati a "Costantinopoli" invece di "Istanbul" non furono più recapitati dalle poste turche, il che contribuì all'adozione definitiva a livello mondiale del nuovo nome.

Ingrandisci
La Punta del Serraglio (Sarayburnu) vista dall'ingresso sud del Bosforo, con la Moschea Blu, la Basilica di Santa Sofia, il Palazzo di Topkapı e le mura di Costantinopoli.
Ingrandisci
Il Palazzo di Dolmabahçe e i grattacieli del quartiere finanziario Levent sulla sponda europea del Bosforo.

La Bisanzio greco-romana

[modifica | modifica wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio: Bisanzio.
Resti di una colonna bizantina trovata nell'acropoli di Bisanzio, che si trova oggi all'interno del complesso del Palazzo di Topkapı.

La fondazione di Bisanzio, da parte dei coloni greci di Megara, risale al 667 a.C. Grazie alla posizione di controllo sul Bosforo, la città si sviluppò in breve tempo tanto da diventare oggetto di contesa durante le guerre del Peloponneso. Possesso indiretto del Regno di Pergamo, la città venne ceduta dal re Attalo III nel suo testamento alla Repubblica Romana. Dopo essersi schierata con Pescennio Nigro contro il vittorioso Settimio Severo, la città fu assediata e largamente distrutta fra il 193 e il 195. Nel 196 Bisanzio fu ricostruita dallo stesso Settimio Severo, divenuto Imperatore, riottenendo rapidamente la sua precedente prosperità.

La Costantinopoli romano-bizantina

[modifica | modifica wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio: Costantinopoli.
Creata nel 1422 da Cristoforo Buondelmonti, questa è la più antica mappa sopravvissuta di Costantinopoli e l'unica che precede la conquista ottomana.

La posizione strategica di Bisanzio attrasse anche l'imperatore Costantino I che, l'11 maggio 330, la rifondò come "Nova Roma", anche se la città prese presto il nome di Costantinopoli. Il modello a cui l'imperatore si ispirò fu Roma: venne quindi eretto un enorme palazzo imperiale, un Foro, un ippodromo, il quale fu testimone nel corso dei secoli di sommosse e assemblee popolari, e un numero impressionante di palazzi e chiese. La città continuò a crescere anche dopo Costantino, e dopo un secolo furono erette da Teodosio II nuove mura che quasi raddoppiarono la superficie della città.

Dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente, la posizione strategica di Costantinopoli, posta al crocevia fra Mar Mediterraneo e Mar Nero e fra Europa e Asia fece della città un centro commerciale, culturale e politico di rilievo mondiale. Costantinopoli controllò per lungo tempo il commercio lungo la via della seta e fra il Mediterraneo e la Russia.

A Costantinopoli nasce ciò che è considerato il fondamento del diritto romano, il Corpus iuris civilis, voluto da Giustiniano I tra il 528 e il 565.

L'assedio finale del 1453 in una miniatura francese del XV secolo.

Durante il Medioevo, Costantinopoli fu la più grande e ricca città d'Europa: si pensa che nel X secolo potesse avere fino a un milione di abitanti. La maggior basilica costantiniana, Hagia Sophia (Divina Sapienza), monumento di estrema rilevanza architettonica dedicato al Logos, da sempre centro religioso della città, divenne il centro della cristianità greco-ortodossa. Nonostante le aspre lotte interne per il potere e la scarsa autorità individuale dell'imperatore, l'oligarchia bizantina mantenne una stabile struttura politica durante i quasi mille anni dell'impero.

Dotata di un notevole impianto di fortificazioni, la città rimase inespugnata fino al 1204, quando venne saccheggiata dagli eserciti della quarta crociata che instaurarono per poco più di mezzo secolo "l'impero latino". Per Costantinopoli fu l'inizio del suo declino. Dopo la riconquista greca nel 1261, la città, spopolata e centro di uno Stato ormai di scarsa importanza, conobbe tuttavia una grande rinascita artistica e culturale. Circondata dal potente impero turco ottomano, il 29 maggio 1453 Costantinopoli venne infine espugnata dal Sultano Maometto II, detto a causa di ciò il Conquistatore (Fatih), che ne fece la capitale dell'Impero ottomano. La caduta di Costantinopoli, e quindi la fine dell'Impero bizantino, è indicata talvolta come l'evento che convenzionalmente chiude il Medioevo e comincia l'evo moderno.

L'Istanbul ottomana e turca

[modifica | modifica wikitesto]
Grand Rue de Pera a Costantinopoli, nel 1912. Si nota una pubblicità della Nestlé affissa sul palazzo in fondo.

Sotto i sultani ottomani, Costantinopoli ritrovò un nuovo periodo di splendore, diventando sede de facto del califfato nel 1517, ma mantenendo la sede del Patriarcato greco-ortodosso (nonostante la forzata conversione della Basilica di Santa Sofia in moschea) e in generale il carattere cosmopolita che la caratterizzò nei secoli precedenti. Subito dopo la conquista, e sino all'inizio del XVII secolo, vennero costruite le grandi moschee imperiali: quella del conquistatore, di Selim I, di Beyazit, di Solimano (Suleymaniye, la più grande moschea di Istanbul), di Ahmet (Sultanahmet), e la moschea nuova. Queste erano parte di complessi (kulliye) comprendenti ospedali, cucine per i poveri (imaret) e scuole coraniche (madrase). Questi complessi erano amministrati da fondazioni religiose (vakif) le quali ricavavano il denaro necessario al loro funzionamento da rendite fondiarie e immobiliari. Parallelamente, la città venne dotata di strutture per il commercio, come il Gran Bazaar e il Bazar Egiziano, e tornò a essere il crocevia dei traffici fra Europa e Asia.

Ponte di Galata alla fine del XIX secolo.

L'impero ottomano, sconfitto durante la prima guerra mondiale, finì ufficialmente il 1º novembre 1922. Quando nel 1923 fu fondata la Repubblica di Turchia, la capitale venne spostata da Costantinopoli ad Ankara. L'attuale nome di Istanbul fu adottato nel 1930.[25] In un primo tempo trascurata in favore della nuova capitale, Istanbul passò attraverso un periodo di grande trasformazione negli anni '50 e '60. Prima degli anni sessanta, in particolare, il governo di Adnan Menderes perseguì lo sviluppo economico del paese attraverso la costruzione di nuove strade e industrie. Anche nel centro storico, moderne pavimentazioni stradali rimpiazzarono l'acciottolato e una larga parte dei vecchi quartieri venne demolita.[senza fonte]

Dagli anni settanta, la popolazione di Istanbul sta subendo una rapida crescita in seguito alla forte immigrazione dall'Anatolia. Nuovi quartieri (molto spesso abusivi, i cosiddetti "gecekondu") e zone industriali sono sorti alla periferia della città e molti dei villaggi limitrofi sono stati incorporati nella grande area metropolitana.

Istanbul è tuttora sede del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, una delle antiche sedi apostoliche.

Veduta del Bosforo.
İstiklal Caddesi.
Istanbul fotografata da Paolo Monti nel 1962.

In anni recenti la città è stata oggetto di diversi attacchi terroristici, come il massacro di piazza Taksim avvenuto nel 1977, e gli attacchi del 1999, del 2003 e del 2008, per un totale di più di 120 vittime e 1.000 feriti.[26][27][28][29]

Nell'estate del 2008 si è verificata inoltre una sparatoria fuori dal consolato degli Stati Uniti d'America, con il rapimento di tre turisti tedeschi.[30]

Nel giugno 2010 un attentato contro un minibus ha portato alla morte di quattro persone; potrebbe essersi trattato di una rappresaglia in seguito agli scontri fra esercito e Pkk che nel solo giugno hanno portato alla morte di 18 militari.[31]

Un nuovo attentato compiuto da un kamikaze in piazza Taksim porta, nell'ottobre 2010, alla morte del kamikaze e al ferimento di 15 agenti di polizia e 17 civili.[32]

Il governo del presidente Erdoğan ha ultimato, proposto o sta portando avanti una serie di grandi opere (Tunnel ferroviario sotto il Bosforo, terzo ponte sul Bosforo, terzo aeroporto, diverse linee di metropolitana, canale navigabile per decongestionare il Bosforo) le quali, se da una parte costituiscono un potente stimolo per l'economia, dall'altra stanno alterando irreparabilmente l'immagine della città, sfregiata al tempo stesso da una speculazione edilizia ormai senza freni.[33]

Conseguenza di ciò sono stati fra l'altro i violenti scontri avvenuti nel giugno 2013 a piazza Taksim e a Beşiktaş tra studenti, intellettuali, e cittadini da una parte e la polizia dall'altra in difesa del parco di Gezi (e dei suoi 600 alberi) che il governo cittadino vuole distruggere per ricostruire antiche caserme ottomane che dovranno ospitare un centro commerciale e una moschea.

Quella che doveva essere una semplice protesta ha provocato manifestazioni in tutta la Turchia, approfittando del malcontento generale causato da varie misure attuate dal governo di Ankara.[senza fonte]

Il 28 giugno 2016, all'aeroporto Atatürk, due attentatori suicidi affiliati all'ISIS, si sono fatti saltare in aria dopo aver aperto il fuoco sui passeggeri nel terminal voli internazionali. La polizia avrebbe sparato per neutralizzare i sospetti a un varco d'ingresso. Tutti i voli sono stati cancellati. Nell'attacco sono morte 41 persone, mentre 239 sono state ferite.[senza fonte]

Nella notte di capodanno fra il 2016 e il 2017 alle ore 1:40 locali, un uomo armato di Kalašnikov ha aperto il fuoco dentro il night club 'Reina', nel quartiere Beşiktaş, nella zona europea della città. Si sono contati 39 morti (la maggior parte stranieri) e una cinquantina di feriti.[senza fonte]

Monumenti e luoghi d'interesse

[modifica | modifica wikitesto]

Istanbul è principalmente conosciuta per la sua architettura bizantina e ottomana, ma i suoi edifici riflettono i vari popoli e imperi che l'hanno governata. Strutture genovesi e romane rimangono visibili in città, a fianco dei più frequenti edifici relativi al periodo ottomano. Allo stesso modo, mentre Hagia Sophia e le moschee imperiali dominano gran parte del panorama cittadino, si possono trovare anche una serie di storiche chiese e sinagoghe.

Nessun edificio preromano è sopravvissuto a Istanbul. Esempi di architettura romana pre-bizantina sono risultati più durevoli. In piazza Sultanahmet, sul luogo dell'Ippodromo di Costantinopoli (realizzato sul modello del Circo Massimo di Roma), è ancora visibile l'obelisco di Teodosio. Nella parte occidentale del quartiere Fatih rimane l'Acquedotto di Valente, costruito alla fine del IV secolo, pur 50 metri più breve che in passato. Allo stesso modo, le mura di Costantinopoli, erette in gran parte da Teodosio II, sono ancora in gran parte visibili. Infine, la Colonna di Costantino, eretta nel 330 d.C. al centro dell'omonimo foro per celebrare la nuova capitale romana, è ancora in loco, fra l'Ippodromo e il Gran Bazar.

Chiese ed ex chiese

[modifica | modifica wikitesto]
Originariamente una chiesa, poi una moschea, e dal 1935 un museo, dal 2020 tornata una moschea, la Santa Sofia costruita dall'imperatore bizantino Giustiniano fra il 532 e 537 fu la cattedrale più grande del mondo per quasi mille anni, fino al completamento della Cattedrale di Siviglia nel 1507.

La chiesa cristiana più antica di Istanbul ancora esistente è San Giovanni di Studion, trasformata in moschea e nel 2014 in restauro. Altri edifici religiosi del primo periodo bizantino comprendono la Chiesa di Santa Irene, capolavoro dell'architettura bizantina, trasformata dai turchi prima in un deposito d'armi e attualmente in una sala di concerti, la Basilica di San Polieucto, oggi in rovina, e la Chiesa dei Santi Sergio e Bacco oggi "Küçük Aya Sofya Camii", "Moschea della piccola Santa Sofia". Fra le chiese del periodo Comneno sopravvissute spiccano la Chiesa del Pantocratore oggi moschea (Molla Zeyrek Camii), la Chiesa della Theotokos Kiriotissa (oggi Moschea Kalenderhane), la Moschea Gül (di identificazione incerta) e la Chiesa di Santa Tecla (Moschea di Atik Mustafa Pascià), mentre la Chiesa di San Salvatore in Chora, (poi "Kariye Camii", già museo, oggi di nuovo moschea) dagli importanti affreschi, la Moschea Arap ("Moschea degli Arabi", già chiesa cattolica di San Paolo e Domenico) e la Chiesa della Theotokos Pammacaristos, già sede del Patriarcato dal 1456 al 1578, poi trasformata in moschea ("Fethiye camii") e oggi parzialmente museo, risalgono nella loro forma attuale al periodo paleologo. Va segnalata inoltre la Chiesa di Santa Maria dei Mongoli, nel quartiere Fener, risalente all'inizio del VII secolo, l'unica chiesa d'epoca bizantina della città a non essere mai stata convertita in moschea.

Fondata da Costantino e ricostruita nel 537 da Giustiniano, la Basilica di Santa Sofia è uno dei principali monumenti di Istanbul. Già considerata dai bizantini un capolavoro di architettura in virtù specialmente della sua enorme cupola, fu trasformata in moschea dopo la caduta della città nel 1453. Diventata museo per volere del primo presidente turco Mustafa Kemal Atatürk, negli anni quaranta e cinquanta del Novecento ha beneficiato di restauri grazie ai quali sono stati riscoperti preziosi mosaici. Nel 2020 essa è stata di nuovo convertita in moschea.

Durante l'epoca Ottomana, specialmente nell'Ottocento, decine di chiese greco-ortodosse, armene e cattoliche furono costruite nella città storica, a Galata/Pera e lungo il Bosforo, per venire incontro alle esigenze spirituali delle comunità greche, armene e levantine, a quel tempo numerose e potenti. Nonostante il declino numerico di queste comunità nel corso del Novecento, questi edifici sono sempre mantenuti in efficienza e danno alla città una decisa impronta multiculturale.

Nel quartiere Fener sorge la cattedrale di San Giorgio, sede dal 1600 del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli. Tra le chiese cattoliche vanno ricordate la Cattedrale dello Spirito Santo nel quartiere Pangaltı, sede del vicariato apostolico di Istanbul, e la Basilica di Sant'Antonio di Padova, a Beyoğlu, affacciata su İstiklal Caddesi.

Lo stesso argomento in dettaglio: Moschee di Istanbul.
Moschea Blu (1616).
Moschea di Dolmabahçe (1855) nello stile neobarocco ottomano.

A partire dal loro arrivo nel 1453, nel corso dei successivi quattro secoli, gli Ottomani hanno contribuito a delineare il panorama della città di Istanbul dandogli un'impronta indelebile, in particolar modo con la costruzione di grandi moschee. Una delle più celebri è la Moschea Blu, voluta dal sultano Ahmed I e terminata nel 1616, la quale si trova a pochi passi da Santa Sofia. La Moschea di Fatih (in lingua turca Fatih Camii, cioè la "Moschea del Conquistatore", epiteto di Maometto II), sebbene ricostruita alla fine del Settecento, è uno dei maggiori esempi di architettura turco-islamica in città e ha rappresentato una tappa importante nello sviluppo dell'architettura ottomana. La Moschea di Solimano (costruita tra il 1550 e il 1557) opera realizzata dall'architetto Mimar Sinan per il sultano Solimano il Magnifico è considerata la più bella fra le moschee imperiali di Istanbul.

Moschea di Ortaköy (1856).
Yeni Cami ("Moschea nuova", 1665).

Più recente, terminata nel 1665, la Yeni Cami (in Italiano "Moschea Nuova") che si trova sul Corno d'Oro all'estremità meridionale del ponte di Galata ed è uno dei siti più visitati di Istanbul. Tra le altre importanti moschee, possiamo citare la Moschea di Dolmabahçe (1855) e la Moschea di Eyüp, dove i sultani andavano a pregare subito dopo l'incoronazione.

La moschea Nur-i-Osmaniye ("la luce di Osman") del diciottesimo secolo, e la Moschea di Ortaköy (1856), rompono con la tradizionale architettura ottomana, abbracciando uno stile europeo neobarocco. Questa trasformazione di stile sarà presente in numerosi altri edifici costruiti nel XIX secolo nella città. Unica moschea repubblicana post ottomana in stile contemporaneo è la Moschea di Şakir del 2009.

Palazzo di Topkapı
Palazzo di Dolmabahçe, di stile eclettico (barocco, rococò e neoclassico), è stata la residenza principale dei sultani ottomani a partire dal XIX secolo.
Palazzo di Çırağan

Caratteristica della Istanbul ottomana è la quasi totale assenza di un'architettura civile in pietra. Infatti gli Ottomani usavano come materiale di costruzione per le case il legno, così che il tempo, i terremoti e i numerosi incendi hanno fatto scomparire quasi dovunque le abitazioni della città ottomana, sostituite oggi da anonimi caseggiati. I Sultani risiedevano sino alla metà dell'Ottocento nel Palazzo di Topkapı (letteralmente "Porta del Cannone"). Esso consiste di una serie di edifici, giardini e chioschi situati sul Promontorio del Serraglio ("Saray Burnu"), il quale divide il Corno d'Oro e il mar di Marmara, e prende il nome da una porta (oggi scomparsa) delle mura che lo proteggono. Fondato nel 1459, crebbe inglobando il sito dell'antica acropoli greca e bizantina, ed è oggi trasformato in un museo.

Nei secoli successivi, e soprattutto dopo le riforme del Tanzimat, l'architettura ottomana è stata soppiantata da stili europei. In contrasto con gli elementi tradizionali del Palazzo di Topkapi e delle moschee della penisola storica il Palazzo di Dolmabahçe e il Palazzo di Yıldız (con il Parco di Yıldız accanto) sono chiaramente di stile neobarocco. Allo stesso tempo, la zona intorno İstiklal Caddesi ("Viale dell'Indipendenza", già "Gran Via di Pera") è caratterizzata da grandiosi palazzi che ospitavano ambasciate europee (dopo il trasferimento della capitale scadute al rango di consolati) perlopiù in stile neoclassico e, più tardi, Art Nouveau.

Altri edifici

[modifica | modifica wikitesto]
Case costiere (yalı) dell'epoca ottomana sul Bosforo.

Tra gli altri principali edifici di interesse architettonico presenti in città si può menzionare la Torre di Galata, eretta nel 1348, ultimo resto delle mura che proteggevano il quartiere genovese omonimo. Molto più antica la Yerebatan Sarayı (Cisterna Basilica) una grande cisterna sotterranea per la raccolta delle acque, costruita da Giustiniano I nel 532, la quale oggi si presenta come un enorme spazio sotterraneo di circa 140 metri per 70 metri, le cui volte sono sorrette da dodici file di 28 colonne alte 9 metri e distanziate l'una dall'altra di 4,90 m.

Dell'epoca ottomana sono ancora in funzione il Grande Bazar d'Istanbul e il Bazar delle spezie d'Istanbul, grandi mercati al coperto dove si trovano numerosissimi negozi caratteristici e che attirano costantemente folle di turisti.

Ingresso principale del Parco di Yıldız.

Il Parco di Yıldız si estende alle spalle del Palazzo di Çırağan, sulle pendici della riva europea del Bosforo. Il parco presenta alcuni palazzi sultanali, tra cui il Palazzo di Yıldız. A questo si aggiungono un teatro, una moschea e una fabbrica. Questo parco si estende per circa 160 ettari ed è stato originariamente progettato dall'architetto e paesaggista francese G. Le Roy che aveva fatto piantare rari ed esotici alberi, arbusti e fiori. Il parco è stato illuminato con la nuova tecnologia elettrica e dotato di scarichi fognari che lo mantengono asciutto. Il parco è stato ristrutturato nel 1980 dall'Automobile Club turco.

Il Parco di Gülhane.

Il Parco di Gülhane, situato sul pendio di Eminonu tra le mura merlate esterne del Palazzo di Topkapi, occupa la parte occidentale del Serraglio. Esso faceva parte del giardino esterno del Palazzo di Topkapi e una sua parte è stata aperta al pubblico nel 1912. In precedenza fu luogo per i giochi cavallereschi e gare di tiro con l'arco. Ora è un parco alberato pubblico che ospita concerti e altre attrazioni. Il Parco è stato oggetto di restauri negli ultimi anni.

La cittadella di Galata sulla costa nord del Corno d'Oro a Istanbul (opposta alla penisola storica di Costantinopoli sulla costa sud) fu una colonia della Repubblica di Genova dal 1273 al 1453.

Il Miniatürk, con la sua superficie di sei ettari, è il più grande parco contenente miniature di edifici del mondo. Lungo il suo percorso ci sono più di 105 modelli in miniatura, che rappresentano tutte le epoche architettoniche dell'Impero Ottomano, tra cui 45 modelli in miniatura di Istanbul. Essi comprendono la Basilica di Santa Sofia e il Palazzo di Topkapi, ma anche due meraviglie del mondo antico, il Mausoleo di Alicarnasso e il Tempio di Artemide a Efeso. Sono presenti anche modelli di importanti architetture al di fuori della Turchia, come la Cupola della Roccia di Gerusalemme e la Moschea al-Aqsa.

Nel punto più alto di Istanbul, a 267 metri di altezza, si estende il parco di Büyük-Çamlıca. Tre caffetterie in stile del XVIII secolo sono qui conservate, insieme con pini, querce e cipressi. Questo luogo era una volta il ritrovo preferito del sultano Mahmud II.

Evoluzione demografica

[modifica | modifica wikitesto]

Abitanti prima del 1900 (migliaia)[34]

Abitanti censiti (migliaia)[35]

Il quartiere finanziario Levent nella parte europea di Istanbul[36][37]
Istanbul Financial Center (IFC) è un nuovo centro finanziario nella parte asiatica della città[38][39][40][41][42]

La popolazione della metropoli è più che triplicata in 25 anni tra il 1980 e il 2005. Circa il 70% di tutti gli abitanti vivono nella parte europea e il 30% nella parte asiatica. A causa della disoccupazione e della guerriglia nel sud-est della Turchia, molte persone di quella regione sono migrate a Istanbul, dove si sono stabilite nella periferia della città. I migranti, in prevalenza dall'Anatolia orientale, arrivano a Istanbul con aspettative di miglioramento della qualità della vita e di occupazione.

Secondo una rilevazione dell'Istituto di statistica, il comune metropolitano (tutta la provincia di Istanbul) aveva una popolazione di 13.255.685 persone nel 2010[43], rendendo la città una delle più grandi aree metropolitane mondiali di oggi. All'ultimo censimento del 2000 Istanbul aveva una popolazione di 8.803.468 abitanti.[44] Secondo le stime attuali il tasso di crescita della popolazione in città è al 3,45% all'anno in media, soprattutto a causa dell'afflusso di persone dalle aree rurali della Turchia. La densità di popolazione è di 1.700 per km² superando di gran lunga il resto della Turchia che si attesta a 81 abitanti per km²[45].

Durante il Medioevo Istanbul è stata la più grande città del mondo, ed è stata una delle città più grandi e importanti per gran parte della sua storia (con l'eccezione del periodo del crollo dell'Impero bizantino, prima dell'arrivo degli Ottomani). La sua importanza geopolitica, sin dai tempi antichi, ha portato in questa città rappresentanti di gruppi etnici provenienti da tutta Europa, Asia e Africa, molti dei quali finirono per essere assimilati alle popolazioni locali.

La panoramica qui a lato mostra il numero di abitanti per anno. I conteggi della popolazione fino al 1914 sono stimati con variazioni fino al 50% a seconda della ricerca. I valori per il periodo 1927-2000 sono i risultati di censimenti. I valori del 2005 e il 2006 si basano su stime. Il raddoppio della popolazione di Istanbul tra il 1980 e il 1985 è dovuto a una crescita naturale della popolazione, nonché all'ampliamento dei limiti comunali.

Nel 2014, la popolazione di Istanbul contava 14.221.482 persone, delle quali solo 2.162.588 erano nate nella città.

Una coppia armena in città all'inizio del XIX secolo.
Circassi commemorano a Istanbul il genocidio circasso nell'Impero russo.

Istanbul è stata una città cosmopolita e multietnica per gran parte della sua storia, ma è diventata più omogenea a partire dalla fine dell'Impero Ottomano. Dopo la conquista di Costantinopoli nel 1453, Maometto II invitò musulmani, cristiani ed ebrei a venire ad abitare in città. Numerose comunità musulmane dall'Anatolia interna e dalla regione del Ponto vennero ad abitare a Costantinopoli.

Costantinopoli aveva una popolazione a maggioranza greca fin dall'VIII secolo a.C. Dopo il 1453, rimase in città un gruppo di eminenti famiglie cristiane ellenofone, i fanarioti, con sede nel quartiere di Fener, situato a Fatih.[46] I massacri della prima guerra mondiale, lo scambio di popolazioni tra Grecia e Turchia del 1923 (dal quale i greci di Istanbul furono comunque esclusi), le alte tassazioni alle quali fu soggetta la comunità ed infine il pogrom d'Istanbul portarono la stragrande maggioranza della comunità greca cittadina ad emigrare nel giro di pochi decenni. All'inizio del XXI secolo, la popolazione greca di Istanbul contava 3.000 (scesi dai 260.000 del censimento ottomano del 1910 e dai 350.000 del 1919).[47][48]

Nel 1492, in seguito al decreto dell'Alhambra, il sultano Bayezid II accolse a braccia aperte i rifugiati ebrei sefarditi. Il sultano istituì un invito formale e mandò l'ammiraglio Kemal Reis a prelevare gli ebrei dai porti spagnoli e portarli in salvo nelle terre ottomane. La comunità sefardita si stabilì a Balat, superando di numero i locali ebrei romanioti e gli aschenaziti (arrivati anch'essi nel XIV secolo).[49][50] In seguito alla nascita dello Stato di Israele, la comunità ebraica turca cominciò ad emigrare, scendendo dalle 100.000 unità nel 1950 a 18.000 nel 2005, per la maggioranza residenti a Istanbul e Smirne.[51]

La città ospita una cospicua comunità armena, che raggiunse le 164.000 unità nel 1913 (il 14,5% della popolazione). Oggigiorno il numero degli armeni in città è stimato a 50.000-90.000 persone.[52] Al momento la comunità armena dispone di 20 scuole, 17 associazioni culturali, tre giornali (Agos, Jamanak e Marmara), due associazioni sportive (Şişlispor e Taksimspor) e due ospedali.[53]

I latini levantini, cattolici latini di origini europee stabilitisi a Galata durante il periodo ottomano, svolsero un ruolo fondamentale nel plasmare la cultura e l'architettura di Costantinopoli durante il XIX e l'inizio del XX secolo. La comunità levantina a Istanbul è oggi ridotta, ma rimangono in città in piccoli numeri.[54] Nel XIX secolo, la lingua franca di riferimento tra le minoranze non musulmane era la lingua francese, ampiamente utilizzata nei giornali e nel campo dell'educazione. La città attrasse numerosi imprenditori francesi.[55] Il giornalismo francofono si diffuse a Costantinopoli a partire dagli anni 1860, provenendo da Smirne.[56]

La città accolse migliaia di rifugiati musulmani del Caucaso e dei Balcani, tra i quali circassi, bosgnacchi (che rappresentano oggi una cospicua componente della popolazione di Yenibosna e Bayrampaşa),[57] e albanesi (stabilitisi a Arnavutköy).

Gruppi di polacchi stabilirono il villaggio di Polonezköy.

La più vasta minoranza etnica di Istanbul sono oggi i curdi, provenienti dalle regioni sud-orientali del Paese. Anche se la presenza curda in città risale al primo periodo ottomano,[58] l'afflusso di curdi nella città accelerò dall'inizio del conflitto curdo-turco alla fine degli anni 1970.[59] Istanbul è oggi considerata la città con più curdi al mondo, con una comunità stimata tra i due e i quattro milioni di membri.[60][61][62][63][64][65]

Santa Sofia.

La quasi totalità della popolazione di Istanbul è di fede musulmana, ma la città è anche abitata da altre comunità religiose, di solito retaggio del suo passato ottomano. Le minoranze includono: i greco-ortodossi, gli armeno-ortodossi, i caldei, i cattolici-levantini e gli ebrei sefarditi.

Secondo il censimento del 2000, a Istanbul sono attive:

La Cattedrale di San Giorgio (Istanbul) è la sede del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, il cui patriarca è la più alta carica religiosa riconosciuta dai cristiani-ortodossi.

Sino alla seconda metà del ventesimo secolo ogni minoranza si concentrava in uno o più quartieri; per esempio, Kumpaki era abitato da molti armeni (ed è ancora sede del Patriarcato Armeno), Balat aveva una notevole popolazione ebraica, a Fener e Samathia vi erano molti greci, mentre i Levantini si concentravano a Nişantaşı e Beyoğlu. In alcuni quartieri, come a Kuzguncuk, una chiesa armena è posta di fianco a una sinagoga e dall'altra parte della strada una chiesa Greco - ortodossa è di fianco a una moschea.

Moschea Blu.

La sede del patriarcato ecumenico di Costantinopoli, sede del leader spirituale dei greco-ortodossi, è localizzato nel distretto di Fener (in greco Phanar). Istanbul è anche sede dell'arcivescovado della comunità turco-ortodossa, del patriarcato Armeno di Costantinopoli e del Gran Rabbinato di Turchia.

Interno della moschea di Sinan Pascià.

I musulmani sono il più grande gruppo religioso di Istanbul. In questa comunità i sunniti sono la maggioranza mentre una parte sono aleviti. Nel 2007 a Istanbul erano attive ben 2.944 moschee.

Istanbul era anche la sede del Califfato Islamico tra il 1517 e il 1924, fino a quando il califfato venne sciolto e i poteri passati al parlamento turco. Il 2 settembre 1924 le Tekkè e le Tarikat furono bandite e le loro attività dichiarate incompatibili con la laicità della nuova repubblica di Turchia; in particolare con l'educazione laica e con il controllo laico dello Stato sugli affari religiosi attraverso la Direzione degli Affari Religiosi. Molti fedeli del sufismo e di altre forme di Islam mistico praticarono clandestinamente la loro religione, reclutando ancora molti fedeli. Per superare questi divieti, che esistono ancora, i praticanti si presentano come "associazioni culturali".

Cristianesimo

[modifica | modifica wikitesto]
Interno della cattedrale di San Giorgio, sede del patriarca greco-ortodosso.

La città è fin dal IV secolo sede del patriarcato ecumenico, e continua a essere la sede di altre chiese ortodosse come la Chiesa Greco-Ortodossa e il Patriarcato Armeno. Istanbul fu anche la sede della Chiesa Ortodossa Bulgara prima che venisse riconosciuta dalle altre chiese ortodosse.

La vita dei cristiani, soprattutto quella dei greci e degli armeni, peggiorò in maniera molto significativa con l'andata al potere nell'impero ottomano del "Comitato di unione e progresso", il partito dei "Giovani Turchi", di indirizzo nazionalista, che ordinò le prime stragi di Armeni in Anatolia. Il conflitto raggiunse il culmine tra il 1912 e il 1922, durante le guerre balcaniche, la prima guerra mondiale e la Guerra Greco-Turca. Il 24 aprile del 1915 più di 800 intellettuali armeni vennero uccisi a Istanbul. La comunità greca della città, fondamentale per l'economia turca di allora, fu esentata dallo scambio di popolazioni tra Grecia e Turchia del 1923. Dopo un periodo di distensione seguito al miglioramento dei rapporti fra Grecia e Turchia, durante la seconda guerra mondiale furono approvate una serie di restrizioni e di tasse speciali: dal 1955, le ricorrenti crisi di Cipro guidarono la politica turca verso i greci di Istanbul, visti ormai come stranieri: il Pogrom d'Istanbul nel 1955, causato dal problema cipriota, causò la morte di 15 greci e l'incriminazione per altri 32; questo fece aumentare notevolmente l'emigrazione da Istanbul per la Grecia. Nel 1964, a causa di un'altra recrudescenza della crisi cipriota, tutti i greci privi di cittadinanza turca (circa 12.000) furono espulsi.[66] Oggi i turchi di etnia armena che vivono a Istanbul sono circa 45.000.[67] Inoltre, vivono in città 40.000 lavoratori armeni arrivati dall'Armenia dopo il 1991.[68] La comunità greca, che contava 150.000 persone nel 1924, è ridotta a circa 3.000 persone, per lo più di età avanzata, ed è ormai sull'orlo dell'estinzione.

I cattolici levantini, discendenti dei cattolici europei (genovesi, veneziani, greci cattolici e francesi) che si stabilirono nella città durante i periodi bizantino e ottomano, sono anch'essi quasi totalmente emigrati. Oltre a essi, esiste un piccolo numero di tedeschi del Bosforo e di polacchi (questi ultimi abitanti nel villaggio di Polonezköy) insediatisi a Istanbul nell'Ottocento.

La Scalinata di Camondo, costruita nel XIX secolo dal banchiere ebreo (veneziano-ottomano) Abraham Salomon Camondo, sul Corso delle Banche (Bankalar Caddesi) a Galata.

Gli ebrei - stanziati nel quartiere di Balat - vivevano nella città già durante il periodo bizantino, e furono gli unici abitanti a cui fu permesso di rimanere a Istanbul dopo la conquista. Gli ebrei sefarditi hanno vissuto nella città per oltre 500 anni. Essi lasciarono la penisola iberica durante l'inquisizione spagnola del 1492, quando dopo la caduta del Regno moresco di Andalusia furono costretti a convertirsi al cristianesimo oppure morire. Il sultano ottomano Bayezid II (1481 - 1512) inviò una flotta di notevoli dimensioni comandata da Kemal Reis con l'ordine di salvare gli ebrei sefarditi. Più di 200.000 ebrei si diressero prima verso Tangeri, l'Algeria, Genova e Marsiglia, per poi proseguire verso Salonicco e infine stabilirsi a Istanbul.

Il sultano diede la possibilità di rifugiarsi nell'Impero ottomano a più di 93.000 ebrei spagnoli.

Un'altra grande ondata di ebrei arrivò dal Sud Italia. La Sicilia era sotto diretto controllo spagnolo e gli ebrei che vivevano in quella regione furono sottoposti alle stesse leggi della Spagna venendo cacciati nel 1492. Negli anni successivi gli ebrei vennero espulsi da tutto il Mezzogiorno italiano e molti di questi si diressero a Istanbul. La sinagoga italiana di Galata è frequentata dai discendenti di questi ebrei italiani. Vennero fondate delle sinagoghe che riportavano i nomi delle zone o delle città da cui gli ebrei italiani vennero cacciati, come Sicilia, Calabria, Otranto.

La Sinagoga Zülfaris a Istanbul, l'attuale Museo della Comunità Ebraica di Turchia.

Più di 20.000 ebrei sefarditi vivono ancora a Istanbul, 20 sinagoghe sono attive, di queste la più importante è la Neve Shalom inaugurata nel 1951 nel quartiere Beyoğlu. Il Gran Rabbino Turco di Istanbul (adesso Ishak Haleva) dirige gli affari della comunità. Gli ebrei sefarditi e quelli italiani contribuirono molto ad aumentare la potenza dell'impero ottomano, introducendo nuove idee, tecniche e attività. Il primo torchio tipografico inventato da Gutenberg fu introdotto dagli ebrei sefarditi nel 1493 che dimostrarono eccellenti qualità nella medicina, nel commercio e nelle attività bancarie.

Accanto agli ebrei sefarditi esiste anche una comunità più piccola di Ashkenaziti che vivono in città dal XIX secolo. Istanbul accolse anche gli ebrei ashkenaziti del centro ed est europeo perseguitati dai nazisti durante gli anni 30 e 40 del 900.

La città ha molti ospedali sia pubblici sia privati, cliniche e laboratori all'interno dei suoi confini e numerosi centri di ricerca medica. Molti di questi impianti possiedono apparecchiature ad alta tecnologia, ciò ha contribuito alla recente crescita del "turismo medico" a Istanbul,[69] in particolare dai paesi dell'Europa occidentale come il Regno Unito e la Germania dove i governi inviano i pazienti a basso reddito[70]. Istanbul è diventata in modo particolare una destinazione mondiale per la chirurgia laser oculare e la chirurgia plastica.[69] La città ha anche un ospedale dei veterani dell'esercito ospitato nel centro medico militare.

Connessi all'elevato inquinamento cittadino vi sono dei problemi di salute pubblica che si amplificano in particolare in inverno, quando l'utilizzo dei combustibili tende ad aumentare. Il crescente numero di nuove auto in città e il lento sviluppo del trasporto pubblico urbano sono spesso causa di condizioni di smog. L'uso obbligatorio di benzina verde è stato programmato per cominciare solo nel gennaio 2006.[71]

Basilica Cisterna.

I primi sistemi di rifornimento idrico risalgono alla fondazione della città. I due più grandi acquedotti di epoca romana sono l'Acquedotto Mazulkemer e l'Acquedotto di Valente. Questi sono stati progettati per incanalare l'acqua dalla zona Halkalı, nel bordo occidentale della città, al quartiere Beyazıt, nel centro della città.[72] Dopo aver raggiunto il centro della città, l'acqua era in seguito raccolta in numerose cisterne, come la famosa cisterna di Filosseno e la cisterna Basilica. Il sultano Solimano il Magnifico commissionò a Sinān, il suo capo ingegnere e architetto, di migliorare il sistema idrico della città. Sinan costruì il sistema di approvvigionamento idrico Kırkçeşme (che significa "Quaranta Fontane") nel 1555[72], con l'obiettivo di rispondere alla sempre crescente richiesta del pubblico di acqua.

Oggi, Istanbul ha una fornitura di acqua clorata e filtrata e un sistema di smaltimento delle acque reflue gestito dall'agenzia governativa ISKI.[73] Ci sono anche diverse organizzazioni nel settore privato per la distribuzione di acqua potabile, dal momento che l'acqua proveniente dagli acquedotti non è potabile. Servizi di distribuzione di energia elettrica sono coperti dalla statale TEK. Il primo impianto di produzione di energia elettrica in città, è stato fondato nel 1914 e continuò a erogare energia fino al 1983.[74]

Il Ministero delle Poste e Telegrafi ottomano è stato istituito nella città il 23 ottobre 1840.[75] Il primo ufficio postale è stato il Postahane-i Amire vicino al cortile della moschea nuova.[75] Nel 1876 è stata resa operativa la prima rete postale internazionale tra Istanbul e le terre al di là del vasto impero ottomano.[75] Nel 1901 vengono resi possibili i trasferimenti di denaro tramite gli uffici postali.[75] Nel luglio 1881 è stata installata la prima rete telefonica di Istanbul, tra il Ministero delle Poste e dei Telegrafi in Sogukcesme e la Postahane-i Amire in Yenicami.[76] Il 23 maggio 1909, la prima centrale telefonica manuale con una capacità di 50 linee è stata realizzata presso le poste di Sirkeci.[76]

Il tasso di criminalità è sceso del 35%, passando da 76 285 reati fatti registrare a Istanbul nel 2006 a 57 123 reati registrati nel 2007.[77] Nel 2009, l'amministrazione della città di Istanbul ha incominciato un progetto di installazione di circa 800-900 telecamere di sicurezza.[77]

L'Università Boğaziçi.
Ingresso principale del Rettorato dell'Università di Istanbul a Piazza Beyazıt (Forum Tauri).

Istanbul ospita alcuni dei migliori istituti di istruzione superiore della Turchia, tra cui più di 35 università pubbliche e private. La maggior parte delle università pubbliche sono di buon livello, ma negli ultimi anni c'è stata anche una crescita notevole del numero di università private. L'Università di Istanbul, fondata come una madrasa nel 1453, è il più antico istituto educativo turco della città,[78] mentre l'Università tecnica di Istanbul (1773) è la terza università tecnica più antica del mondo interamente dedicata alle scienze ingegneristiche.[79] La Marmara Üniversitesi è un'altra grande università con circa 60000 studenti e 12 campus in tutta l'area urbana. L'Università del Bosforo (in lingua turca Boğaziçi Üniversitesi) è un'altra antica istituzione educativa di Istanbul, situata sul lato europeo del Bosforo. L'Università Medipol è composta da 12 facoltà, 5 istituti e 4 istituti professionali e conta circa 40000 studenti.

Quasi tutte le scuole private turche superiori e le università di Istanbul insegnano una o due lingue straniere, di solito inglese, tedesco o francese.

Istanbul possiede inoltre numerose biblioteche, molte delle quali contengono vaste collezioni di documenti storici del periodo romano, bizantino e ottomano, così come di altre civiltà del passato. Le biblioteche più importanti in termini di raccolte di documenti storici includono la biblioteca del Palazzo di Topkapı, la biblioteca del Museo Archeologico, la biblioteca del Museo Navale, la biblioteca di stato Bayezıd, la biblioteca Nuruosmaniye, la biblioteca Süleymaniye, la biblioteca dell'Università di Istanbul e quelle di Köprülüzade Fazil Ahmed Paşa, di Atatürk e di Çelik Gülersoy. Il filologo tedesco Eric Auerbach, in esilio a Istanbul dal 1936 poiché di origini ebraiche, scriverà qui il suo capolavoro Mimesis tra il 1942 e il 1945; sarà proprio nelle biblioteche della città che potrà reperire i testi utili, seppur poco fornite al tempo per gli studi europeistici.

Il primo quotidiano turco, il Takvim-i Vekayi, è stato stampato il 1º agosto 1831 nel distretto Bâbıâli. Bâbıâli divenne il centro principale per la stampa. Istanbul è anche la capitale della Turchia per quanto riguarda la stampa, con una grande varietà di periodici nazionali ed esteri che esprimono diversi punti di vista e giornali nazionali estremamente competitivi. La maggior parte dei giornali a livello nazionale hanno sede a Istanbul.[71] I principali quotidiani includono: Hürriyet, Milliyet, Sabah, Radikal, Cumhuriyet, Zaman, Türkiye, Aksam, Bugün, Stella, Dünya, Tercüman, Güneş, Vatan, Posta, Takvim, Vakit, Yeni Safak, Fanatik e Turkish Daily News. Ci sono anche numerose emittenti locali e nazionali televisive e radiofoniche che si trovano a Istanbul, come ad esempio: Star TV, TV Show, Sky Türk, MTV Türkiye, Türkiye Fox, Fox Sports Türkiye, NTV, Samanyolu TV, Kanal D, ATV, CNBC-e, CNN Türk, Cine5, TGRT Haber, Kanal 7, Kanal Turk, Flash TV e molti altri. Nella città di Istanbul, ci sono oltre un centinaio di stazioni radio FM.[80]

L'Opera di Süreyya

Istanbul ha ospitato l'Eurovision Song Contest 2004 grazie alla vittoria della cantante locale Sertab Erener con la canzone Everyway That I Can.

Famoso in tutto il mondo è il Lokum, pasticcino creato a Istanbul a fine 1700.

L'Hammam voluto da Roxelana ed eretto da Sinān.

Una significativa cultura si è sviluppata intorno all'Hammam, cioè il bagno turco. Esso ha rappresentato uno dei luoghi preferiti dove passare il tempo libero durante tutto il periodo ottomano, uno dei più begli esempi è il Çemberlitaş Hamamı (1584), situato presso la piazza Çemberlitaş, l'antico foro di Costantino[81]. Un altro ottimo esempio del XVII secolo è il Galatasaray Hamami, che si trova nel quartiere di Beyoğlu, noto per la qualità del servizio e la sua pulizia. Durante l'Impero Ottomano, molti Hamam sono stati costruiti accanto alle moschee, come parte della "külliye" (complesso). Un bellissimo esempio di ciò è l'Hamam della moschea di Kilic Ali Pasa, costruita da Sinān.

Geografia antropica

[modifica | modifica wikitesto]

Suddivisioni amministrative

[modifica | modifica wikitesto]
Distretti di Istanbul

Amministrativamente Istanbul è un comune metropolitano (in turco büyükşehir belediyelesi) che comprende i centri urbani di tutti i 39 distretti della sua provincia. Il principale organo decisionale del comune è il Consiglio Comunale, guidato dal sindaco. Fra le sue responsabilità il controllo degli appalti, la decisione dei prezzi dei biglietti sui mezzi pubblici e la regolazione delle tasse.[82][83] Tutti i membri del consiglio, tra cui il sindaco, sono eletti per cinque anni. Il sindaco di Istanbul, Ekrem İmamoğlu, primo sindaco del CHP (il principale partito d'opposizione) dopo 25 anni di dominio del partito islamico AKP, è stato eletto nel marzo 2019 e rieletto nel giugno dello stesso anno dopo la ripetizione delle elezioni comunali effettuata a causa di accuse di brogli lanciate dal presidente Erdogan. Il governatore della provincia di Istanbul è Ali Yerlikaya.

La struttura di governo metropolitano è composto da tre organi principali: (1) il Sindaco (eletto ogni cinque anni), (2) il Consiglio Metropolitano (organo decisionale con il sindaco), (3) il comitato esecutivo metropolitano. Ci sono tre tipi di enti locali: (1) comuni, (2) le amministrazioni provinciali speciali, (3) le amministrazioni villaggio. Tra le autorità locali, i comuni stanno acquisendo maggiore importanza con l'aumento dell'urbanizzazione.

L'attuale edificio del municipio, iniziatosi il 17 dicembre 1953 e inaugurato il 26 maggio 1960, si trova nel Municipio di Fatih.

Distretti e quartieri

[modifica | modifica wikitesto]
Le singole voci sono elencate nella Categoria:Quartieri di Istanbul.
Mappa con i distretti di Istanbul.
İstiklal Caddesi (Grande Rue de Péra) nel distretto Beyoğlu (Péra) a Istanbul. Durante il periodo ottomano, la sede del Bailo della Repubblica di Venezia si trovava a questo distretto.

Amministrativamente il comune metropolitano di Istanbul si estende su tutti i distretti della provincia, comprendendo i distretti interamente urbani di Avcılar, Bağcilar, Bahçelievler, Bakırköy, Bayrampaşa, Beşiktaş, Beylikdüzü, Beyoğlu, Büyükçekmece, Esenler, Esenyurt, Fatih, Gaziosmanpaşa, Güngören, Kağıthane, Küçükçekmece, Sultangazi, Şişli, Zeytinburnu sulla sponda europea del Bosforo, e di Adalar, Ataşehir, Kadıköy, Kartal, Maltepe, Sultanbeyli, Tuzla, Ümraniye, Scutari (Üsküdar) sulla sponda asiatica. Il comune amministra anche i centri urbani degli altri distretti della provincia.

Fra i quartieri storici più noti di Istanbul vi sono:

  • Eminönü, corrispondente al cuore storico di Istanbul, nel distretto di Fatih;
  • Bebek, quartiere molto elegante e centro residenziale di lusso posto sulla riva europea tra i due ponti sul Bosforo;
  • Galata (il cui nome si dice derivi dalla parola greca "galà-ktòs", che vuol dire latte), l'antica colonia genovese sul Corno d'Oro, oggi noto come Karaköy;
  • Fener, uno dei quartieri più popolari dentro le mura, un tempo centro dell'etnia greca e ripopolato recentemente da immigrati dal sud-est del paese, sede del Patriarcato greco, e uno dei pochi luoghi dove si è conservata la vecchia Istanbul, nel distretto di Fatih;
  • Samathia, sul Mar di Marmara, caratterizzato da molte chiese greche e armene, oggi noto come Koca Mustafa Pasha, nel distretto di Fatih;
  • Beyoğlu, al di là del Corno d'Oro, l'antica Pera, il cui tessuto urbanistico è prevalentemente Liberty;
  • Nişantaşı, anch'esso risalente alla fine dell'Ottocento, e che oggi è il quartiere più glamour della città;
  • Etiler, centro direzionale e residenziale di lusso;
  • Sulukule, storico quartiere Rom nel distretto di Fatih.
Il quartiere finanziario Levent nella parte europea di Istanbul.
Bankalar Caddesi (Corso delle Banche) a Galata fu il centro finanziario dell'Impero ottomano. La sede (inaugurata nel 1892) della Banca Centrale dell'Impero ottomano si trova a sinistra.

Oltre a essere la più grande città ed ex capitale politica del paese, Istanbul è sempre stata il centro della vita economica della Turchia in virtù della sua posizione di incrocio di terre internazionali e rotte commerciali del mare. Istanbul è anche il più grande centro industriale della Turchia. Essa occupa circa il 20% della manodopera industriale e contribuisce al 38% del lavoro industriale di tutto il paese. Istanbul e la sua provincia producono cotone, frutta, olio di oliva, seta e tabacco. La trasformazione alimentare, la produzione tessile, i prodotti petroliferi, la gomma, la ceramica, cuoio, industrie chimiche, farmaceutiche, elettroniche, del vetro, automobili, prodotti di carta e le bevande alcoliche sono tra i principali prodotti industriali della città.

Nata come la Borsa Ottomana di Istanbul (Dersaadet Tahvilat Borsası) nel 1866 e riorganizzata la sua struttura attuale nel 2013, la Borsa Istanbul (BIST) è l'unico mercato di titoli di Turchia.[84] Nel corso del XIX secolo e nei primi del XX secolo, Bankalar Caddesi (Corso delle Banche) a Galata è stato il centro finanziario dell'Impero ottomano, dove vi era la sede centrale della Banca Ottomana e Borsa Ottomana di Istanbul.[85] Bankalar Caddesi ha continuato a essere il principale quartiere finanziario di Istanbul fino al 1990, quando la maggior parte delle banche turche hanno cominciato a spostare il loro quartier generale per presso i moderni quartieri di Levent e Maslak.[85] Nel 1995, la Borsa di Istanbul si è trasferita nella suo attuale edificio nel quartiere di Istinye.[86]

Istanbul Cevahir nel distretto Şişli fu il centro commerciale più grande d'Europa dal 2005 al 2011.
La stazione Gayrettepe della metropolitana di Istanbul.

Oggi, la città genera il 55% del commercio della Turchia e il 45% del commercio all'ingrosso del paese e genera il 21,2% del prodotto nazionale lordo della Turchia. Istanbul raccoglie il 40% di tutte le imposte riscosse nella Turchia e produce il 27,5% del prodotto nazionale. Nel 2005 il Comune di Istanbul produceva un PIL di 133 miliardi di dollari.[87] Nel 2005 le società con sede a Istanbul hanno effettuato esportazioni per il valore di 41.397 milioni di dollari e le importazioni di un valore 69.883 milioni di dollari. Questi dati corrispondevano al 56,6% e 60,2% delle esportazioni e delle importazioni rispettivamente di tutto il paese, in quell'anno.[88]

Istanbul è uno dei luoghi turistici più importanti della Turchia. Vi sono migliaia di alberghi e imprese turistiche in città. Nel 2006 un totale di 23.148.669 turisti hanno visitato la Turchia, la maggior parte dei quali sono entrati nel paese attraverso i porti e gli aeroporti di Istanbul e Antalya.[89] Il numero totale di turisti che sono entrati in Turchia attraverso l'Aeroporto Internazionale Atatürk e di Sabiha Gökçen ha raggiunto i 5.346.658 di unità, passando dalle 4.849.353 del 2005.[90] Istanbul è anche un centro per le grandi conferenze e come sede per le principali associazioni internazionali del mondo.[91]

Le Isole dei Principi (qui Büyükada) si trovano nel Mar di Marmara, a sud-est della penisola storica di Istanbul.

Recentemente, nella vecchia parte della città sono state riaperte alcune spiagge. I luoghi più popolari per bagnarsi sono in Bakırköy, Küçükçekmece e Sariyer. Fuori dalla città vi sono le Isole dei Principi e Kilyos e Şile sul Mar Nero.

Le Isole dei Principi (Adalar) sono un gruppo di isole in cui è proibito il trasporto a motore: sono situate nel Mar di Marmara, a sud dei quartieri asiatici di Kartal e Pendik. Pini e cembri, palazzi in stile neoclassico e Art Nouveau in stile ottomano del XIX secolo e inizio del XX secolo, carrozze trainate da cavalli e ristoranti di pesce li rendono una destinazione molto popolare. Sono raggiungibili con i traghetti per pendolari o con il catamarano ad alta velocità (Deniz otobüsü) da Eminönu e Bostancı.

Şile è una lontana e rinomata località balneare turca sul Mar Nero, a 50 chilometri da Istanbul, dove possono essere trovate spiagge incontaminate di sabbia bianca. Kilyos è una piccola località balneare tranquilla, situata in Europa, non lontano dall'ingresso settentrionale del Bosforo, sul Mar Nero. Il luogo è diventato popolare negli ultimi anni tra gli abitanti di Istanbul come meta di escursioni. Kilyos offre una spiaggia con ristoranti di pesce e locali notturni, particolarmente attivo in estate con molte feste notturne e concerti dal vivo sulla spiaggia.

Il Grand Bazaar è uno dei più grandi mercati coperti del mondo.
Interno del Grande Bazar di Istanbul

Istanbul ha numerosi centri commerciali storici, come il Gran Bazar (fondato nel 1461), il Mahmutpasa Bazar (1462) e il Bazaar egiziano (1660). Il primo centro commerciale moderno in Turchia è stata la galleria Ataköy (1987), che è stata seguita da decine di altri centri sorti negli ultimi decenni, come Akmerkez (1993), Metrocity (2003), Mall Cevahir (2005) che è il più grande centro commerciale in Europa, e il mercato Kanyon (2006). Nişantaşı Istinye (2007) e City (2008) sono due nuovi centri commerciali dedicati ai consumatori di fascia alta e propongono quasi esclusivamente celebri brand di alta moda.

I quartieri di Bebek, Arnavutköy e Yeniköy sul Bosforo sono famosi per i loro ristoranti di pesce.

Insieme con i ristoranti tradizionali turchi, molti ristoranti europei, dell'estremo Oriente e numerose altre cucine internazionali sono fioriti in città. La maggior parte dei locali e pub storici della città si trovano nelle zone intorno Istiklal Caddesi a Beyoğlu.

Altri pub storici si trovano nelle zone intorno Pasaji Tünel e nelle vicinanze della Asmalimescit Sokagi. Alcuni quartieri storici intorno a Istiklal Caddesi sono stati recentemente riqualificati, con diversi livelli di successo, per offrire pub, ristoranti, caffetterie e locali con musica dal vivo.[92]

A Istanbul, soprattutto nella zona di Beyoĝlu, esistono anche numerose Meyhane, semplici locali dove si va a bere vino e ascoltare musica turca.

Istanbul è anche famosa per i suoi storici ristoranti di pesce, ad esempio, il quartiere di Kumkapı ha una zona pedonale che è dedicata esclusivamente a questa tipologia di locali. Circa 30 ristoranti di pesce si trovano lì. Molti altri, e di alto livello, si trovano lungo le rive del Bosforo, in particolare a Bebek, Arnavutköy, Yeniköy, Beylerbeyi e Çengelköy, e a Yeşilköy, in riva al Mar di Marmara verso l'ovest della città.[93][94] Buyukada, la più grande delle Isole dei Principi, nel Mar di Marmara, è tra le più rinomate località per chi ama la cucina di mare.

Vita notturna

[modifica | modifica wikitesto]

Ci sono molti locali notturni, pub, ristoranti e taverne con musica dal vivo in città. Le zone intorno Istiklal Caddesi, Nişantaşı, Bebek e Kadıköy offrono tutti i tipi di caffè, ristoranti, pub e discoteche, nonché gallerie d'arte, teatri e cinema. Il "Babilonia"[95] e "Nu Pera" a Beyoğlu sono i locali notturni più in voga sia in estate sia in inverno.

I più popolari dei locali estivi a cielo aperto si trovano sul Bosforo, come "Sortie"[96][97], "Reina"[98][99] e "Anjelique"[100] nel quartiere Ortaköy. Il "Jazz Bar Q" in Ortaköy offre musica jazz dal vivo in un ambiente elegante.

Luoghi come l'Istanbul Arena Maslak e Kurucesme Arena[101] sul Bosforo frequentemente ospitano concerti dal vivo di cantanti famosi e band provenienti da ogni angolo del mondo. Parkorman'[102] in Maslak ha ospitato l'isola di MTV nel 2002 ed è un popolare luogo di ritrovo per concerti dal vivo e feste rave in estate.

Infrastrutture e trasporti

[modifica | modifica wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio: Trasporti a Istanbul.
Il nuovo Aeroporto di Istanbul, situato nella parte europea, una volta completato sarà il principale scalo del pianeta.

Fino al 2018, Istanbul disponeva di due aeroporti internazionali: il più grande era l'Aeroporto Internazionale Atatürk, che si trova nel quartiere di Yeşilköy sul versante europeo a circa 24 chilometri a ovest dal centro della città. Quando fu costruito, l'aeroporto era situato al margine occidentale dell'area metropolitana ma ora si trova entro i confini della città. Più piccolo è l'Aeroporto Internazionale di Istanbul-Sabiha Gökçen[103] situato nel distretto di Pendik nella parte asiatica, vicino al circuito di Formula 1, si trova a circa 20 chilometri a est della parte asiatica e a 45 km a est del centro della città europea. Per rispondere all’insufficienza delle infrastrutture esistenti, è stato recentemente attivato un terzo aeroporto, situato sulla sponda europea del Mar Nero. L'aeroporto Atatürk è rimasto aperto solo per manutenzione / tecnica, aviazione generale, e voli speciali.

Traghetti per pendolari operano sul Bosforo dal 1837.

Il trasporto navale è stato in passato fondamentale per Istanbul, in quanto la città è praticamente circondata dal mare su tutti i lati: il Mar di Marmara, il Corno d'Oro, il Bosforo e il Mar Nero. Molti cittadini vivono nella parte asiatica della città ma si spostano per lavoro in quella europea (o viceversa) e prima della costruzione dei tre ponti, della linea Marmaray e dell'Eurasia Tunnel, dedicato al traffico automobilistico, i traghetti rappresentavano la spina dorsale del trasporto di massa. Adesso l'importanza dei traghetti è molto diminuita, ma essi rappresentano sempre un mezzo per i pendolari, turisti e persone che hanno paura dei terremoti, e insieme con il catamarano ad alta velocità Seabus' (Deniz Otobüsü), formano anche il collegamento principale tra la città e le sponde del Bosforo e le Isole dei Principi.

I traghetti a vapore hanno fatto la loro prima apparizione sul Bosforo nel 1837 ed erano gestiti da aziende private.[104] Il 1º gennaio 1851, una società di trasporto pubblico fu istituita dallo stato ottomano.[104] Questa azienda ha operato fino ai primi anni della storia repubblicana dello stato per poi essere sostituita dalla Türkiye Denizcilik İşletmeleri (Linee Marittime di Stato).[104] Dal mese di marzo 2006, i traghetti vengono gestiti dalla İstanbul Deniz Otobüsleri.[104]

Il porto di Istanbul è il più importante del paese. Il vecchio porto sul Corno d'Oro serve principalmente per la navigazione privata, mentre quello di Karaköy (Galata) è utilizzato dalle navi da crociera di grandi dimensioni. Esistono servizi di trasporti sia regolari sia di crociera per diverse città portuali del Mar Mediterraneo e del Mar Nero. Il porto mercantile principale di Istanbul si trova nel quartiere di Harem nella parte asiatica della città. Istanbul ha anche molti porti turistici di varie dimensioni per la navigazione privata.

In avanzato stato di progettazione è Kanal Istanbul, un canale fra il Mar di Marmara e il Bosforo che avrebbe un impatto ambientale devastante sulla città e la regione circostante.[105]

Ingrandisci
Veduta panoramica del Bosforo, con il Ponte di Fatih Sultan Mehmet (1988) a destra.
La stazione di Sirkeci è stata inaugurata nel 1890 come capolinea dell'Orient Express ed è attualmente chiusa.
La stazione ferroviaria Haydarpaşa, già capolinea del traffico asiatico, chiusa nel 2012 e attualmente in via di riapertura.

Nel 1883, un imprenditore belga, Georges Nagelmackers, cominciò un servizio ferroviario tra Parigi e Istanbul, con una nave a vapore che trasportava i passeggeri da Varna a Costantinopoli. Nel 1889 la linea ferroviaria è stata completata collegando direttamente Istanbul a Bucarest, rendendo il viaggio via terra interamente possibile. Il percorso era conosciuto come Orient Express, reso ancor più celebre dalle opere di Agatha Christie e Graham Greene.[106]

La Stazione di Sirkeci delle Ferrovie dello Stato turche (TCDD), che era stata originariamente aperta nel 1890 come capolinea dell'Orient Express, era il capolinea dei collegamenti ferroviari fra Istanbul e il resto d'Europa, i quali corrono lungo la linea Istanbul-Salonicco, in Grecia, ma è stata chiusa con l'entrata in funzione della linea Marmaray. I treni provenienti dall'Europa si fermano adesso alla stazione di Halkali, capolinea ovest di Marmaray.

Di là dal Bosforo, il Terminal Haydarpaşa, sulla sponda asiatica, serviva la linea per Ankara (anche la ferrovia ad alta velocità Istanbul–Ankara) e per altre città dell'Anatolia, ma è stato anch'esso chiuso dopo l'apertura di Marmaray. Le reti ferroviarie sui lati europei e asiatici sono collegate dal tunnel sottomarino di collegamento del progetto Marmaray. La stazione ferroviaria di Haydarpaşa è stata chiusa per lavori di restauro. I servizi ferroviari in partenza da qui vengono effettuati dalla stazione ferroviaria di Halkalı e dalla stazione ferroviaria di Söğütlüçeşme nella parte europea di Istanbul. I treni ad alta velocità in partenza dalla stazione ferroviaria di Istanbul Halkalı operano quotidianamente verso città metropolitane come Eskişehir e Konya, in particolare Ankara, la capitale della Repubblica di Turchia. Il percorso più popolare utilizzato in questa linea ferroviaria è il servizio ferroviario ad alta velocità tra Istanbul e Ankara. La lunghezza della linea ferroviaria, che effettua 12 corse al giorno, è di 623 km. Il viaggio in treno dura circa 4,5 ore[107].

Due linee ferroviarie suburbane (Banliyö Treni) univano il centro della città alla periferia: la prima correva lungo la sponda del Mar di Marmara tra la stazione centrale della parte europea, il Terminal di Sirkeci, e il sobborgo di Halkalı a ovest del centro della città, con 18 stazioni lungo i suoi 30 km di lunghezza. La seconda correva nella parte anatolica, dal terminal ferroviario di Haydarpaşa sino a Gebze all'estremità orientale della conurbazione. 720.000 passeggeri utilizzavano le linee ferroviarie urbane sul lato europeo della città ogni giorno.[108] Le due linee, opportunamente ammodernate, fanno parte adesso della linea Marmaray.

Il primo tram è entrato in servizio a Istanbul il 3 settembre 1869 fra Tophane e Ortaköy[109]. La rete tranviaria di Istanbul è stata ampliata negli anni successivi.

Un tram veloce (T1) è entrato in servizio nel 1992 nella parte europea della città. La linea ha 24 stazioni su una lunghezza di 14 km. Un intero viaggio dura 42 minuti. La capacità di trasporto giornaliera è di 155.000 passeggeri. Nel settembre 2006, una seconda linea di tram (T2) è stata aggiunta sempre in Europa, unendo Zeytinburnu a Bagcilar, ed è stata poi fusa con la T1. Altre due linee in Europa, la T4 (Topkapı - Mescid-i Selam, considerata pero' una metropolitana leggera)[110] e la T5 (Eminönü - Alibeyköy Cep Bus Terminal) che nel primo tratto corre lungo il Corno d'oro,[111] sono state inaugurate rispettivamente nel 2007 e nel 2021. Inoltre due cosiddette linee del tram nostalgico, la T3 e la T2, la prima in Asia e la seconda in Europa, provvedono al trasporto locale rispettivamente a Kadıköy e a Beyoğlu.[112][113] È in costruzione una sesta linea di Tram (o metropolitana leggera), che collegherà la stazione di Kazlıçeşme e quella di Sirkeci utilizzando i binari dismessi della ferrovia suburbana di Istanbul.[114]

La storica stazione del Tünel a Karaköy.
Funicolare moderna che connette il porto di Kabataş con la stazione della metropolitana sotto la Piazza Taksim.

Istanbul è servita da quattro funicolari sotterranee, di età e stile molto diverse. La più vecchia di queste linee è la F2, chiamata anche Tünel (letteralmente Tunnel). Inaugurata il 17 gennaio 1875,[115] il Tünel è la seconda più antica linea ferroviaria sotterranea urbana nel mondo dopo la metropolitana di Londra (1863) e la prima linea ferroviaria sotterranea urbana in Europa continentale, anche se la prima linea della metropolitana completa con più stazioni dell'Europa continentale è stata la linea 1 della metropolitana di Budapest (1896). La linea Tünel è di 573 m di lunghezza e affronta un dislivello di 60 metri senza alcuna stazione intermedia.[115] È in servizio permanente dal 1875.[115] Il servizio è realizzato con due treni su di un unico binario che passano ogni 3,5 minuti e un viaggio dura 1,5 minuti.[115] Ogni anno vengono realizzati 64.800 viaggi per un totale di 37.066 km l'anno, la linea Tünel trasporta 15.000 passeggeri al giorno.[115]

Una seconda linea funicolare, la F1 Kabataş-Taksim, è entrata in servizio il 29 giugno 2006 e collega Kabataş e Taksim.[116] La sua lunghezza è di circa 600 metri e sale a circa 60 metri in 110 secondi, portando 9.000 passeggeri al giorno.[116]

La terza linea funicolare, la F3, conosciuta anche come Vadistanbul Skyrail, è una funicolare lunga 750 metri situata a Sarıyer, sul lato europeo del Bosforo, ed è stata inaugurata il 29 ottobre 2017.[117]

La quarta funicolare, la linea F4, è una funicolare lunga 850 metri situata a Beşiktaş, anch'essa sul lato europeo del Bosforo.[118] Essa è stata inaugurata il 28 ottobre 2022.[118]

Ferrovia leggera

[modifica | modifica wikitesto]

La ferrovia leggera di Istanbul è un semplice sistema di trasporto ferroviario composto da due linee, che corrono nella parte europea della città. La prima linea (M1) è entrata in servizio il 3 settembre 1989 tra Aksaray e Kartaltepe. La linea è stata successivamente sviluppata fino a raggiungere l'aeroporto Atatürk il 20 dicembre 2002. L'altra linea (T4) è stata inaugurata nel 2007 tra Edirnekapi e Mescid-i Selam. Le due linee sono completamente separate dal traffico automobilistico, senza passaggi a livello e hanno un percorso sotterraneo di 10,4 km.

Metropolitana

[modifica | modifica wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio: Metropolitana di Istanbul.
Mappa della rete ferroviaria di Istanbul (non comprese alcune delle linee di metropolitana attualmente in costruzione) a fine 2022.
La stazione 4. Levent (linea M2) della metropolitana di Istanbul, nella parte europea della città.

La Metropolitana di Istanbul nel gennaio 2023 comprendeva undici linee: quelle denominate M1ᴀ, M1ʙ, M2, M3, M6, M7, M9 e M11 si trovano sul lato europeo del Bosforo, mentre le linee M4, M5 e M8 sono sul lato asiatico.[119] La rete, ad eccezione della linea M11, è gestita da Metro İstanbul, un'impresa pubblica controllata dalla municipalità metropolitana di Istanbul. La sezione più antica della metropolitana è la linea M1, inaugurata nel 1989; il sistema contava a gennaio 2023 135 stazioni in servizio, altre 81 in costruzione e 1 stazione appaltata.

A causa della geografia unica e difficile di Istanbul, città divisa dallo stretto del Bosforo, le reti europee e asiatiche non si collegano direttamente, ma dal 2013 sono collegate tra loro attraverso la linea B1, chiamata anche Marmaray. Tre linee della metropolitana sono in costruzione sul Lato asiatico: M10 (Pendik Merkez-Fevzi Çakmak),[120] M12 (60. Yıl Park-Kazim Karabekir)[121] e M14 (Altunizade-Kazim Karabekir)[122] e i lavori di estensione su M1ʙ, M3, M4, M5, M7, M9 e M11 sono in corso.

Oltre che con Marmaray (che collega le linee sul lato europeo e asiatico della città) il sistema è collegato con le linee funicolari F1, Tünel (F2) e F4 e con la rete di superficie delle linee tranviarie T1, T4 e T5.

Ingrandisci
Linee della Metropolitana di Istanbul (2020).

Ferrovia suburbana

[modifica | modifica wikitesto]

La linea B1, chiamata originariamente Marmaray (comprendente un tunnel ferroviario sotto il Bosforo) lunga 76,6 km, espleta il collegamento urbano e suburbano fra le zone asiatiche e quelle europee della città lungo il Mar di Marmara. La linea è stata inaugurata il 12 marzo 2019.

A Istanbul sono in esercizio due funivie a gondola, entrambe sul lato europeo. La TF1, detta anche Gondola di Maçka, è situata nel quartiere di Harbiye, nel distretto di Şişli.[123] Essa opera tra Maçka e Taşkışla ed è entrata in servizio l'11 aprile 1993. La TF2, detta anche Gondola di Eyüp, è situata nel distretto di Eyüp. Inaugurata il 30 novembre 2005, la linea serve la collina di Piyerloti partendo da Eyüp lungo la costa del Corno d'Oro.[124]

Il Metrobus di Istanbul è una linea di Bus Rapid Transit lunga 50 km con 44 stazioni che percorre l'anello stradale da Avcılar a Zincirlikuyu passando per il Ponte sul Bosforo sino a Söğütlüçeşme, unendo cosi' Europa e Asia, e usando corsie dedicate per gran parte della tratta.[125] La prima sezione ha aperto nel 2007 dopo 2 anni di lavori e trasporta quotidianamente 800.000 persone.

Amministrazione

[modifica | modifica wikitesto]
La Türk Telekom Arena, nuovo stadio del Galatasaray.

Durante il periodo romano e bizantino, gli eventi sportivi più importanti erano le corse sui carri di bighe e quadrighe, che si svolgevano presso l'Ippodromo di Costantinopoli, il quale poteva ospitare oltre 100.000 spettatori.[129] Oggi, sport come calcio, pallacanestro, pallavolo e ippica sono molto popolari in città.

Nel calcio ricordiamo i club sportivi più importanti: il Galatasaray vincitore di 23 Campionati Turchi e che gioca allo stadio Türk Telekom Arena, il Fenerbahçe vincitore di 19 Campionati Turchi e che gioca allo Stadio Şükrü Saraçoğlu; il Beşiktaş vincitore di 16 Campionati Turchi e che gioca alla Vodafone Arena; il Kasimpaşa che gioca allo Stadio Recep Tayyip Erdoğan e il Başakşehir, vincitore di un campionato turco, che gioca allo Stadio Başakşehir Fatih Terim, oltre all'İstanbulspor, il Fatih Karagümrük e il Pendikspor, tutte partecipanti alla massima serie turca, la Süper Lig, mentre l'Eyüpspor, il Tuzlaspor e il Ümraniyespor giocano nella TFF 1. Lig, la seconda serie nazionale. Contando l'area metropolitana, nella contigua città di İzmit, possiamo contare per ultimo il Kocaelispor, vincitore di 2 Coppa di Turchia, e l'Izmitspor.

Nel basket, nella massima lega ci sono l'Efes Pilsen vincitore di 16 Campionati Turchi e 2 Eurolega, il Fenerbahçe vincitore di 10 Campionati Turchi ed una Eurolega, il Galatasaray vincitore di 5 Campionati Turchi e il Beşiktaş vincitore di 2 Campionati Turchi.

Nel Campionato di pallavolo ci sono il Vakıfbank, Fenerbahçe oltre alle sezioni del Galatasaray e Istanbul B.B.. Nel campionato femminile sono presenti: Eczacıbaşi, il Vakıfbank, Fenerbahçe, il Galatasaray e il Besiktas. Le corse di cavalli si svolgono nell'ippodromo di Veli Efendi (l'antico Campus Tribunalium bizantino, dove l'esercito acclamava l'Imperatore).

Il circuito di Istanbul Park.

Lo stadio Olimpico Atatürk è il più grande stadio polivalente della Turchia, classificato come 4 stelle dalla UEFA e di prima classe sede per l'atletica leggera, avendo raggiunto i più alti standard richiesti stabiliti dal Comitato olimpico internazionale. Lo stadio ha ospitato la finale della UEFA Champions League 2005 ed avrebbe dovuto ospitare la finale della UEFA Champions League 2020. Lo stadio Şükrü Saraçoğlu, casa del Fenerbahçe, è anch'esso un 4 stelle UEFA e ha ospitato la finale di Coppa UEFA 2009. Il Sinan Erdem Spor Salonu è una delle arene più grandi d'Europa, e ospita numerosi eventi sportivi.

Istanbul ospita numerosi eventi annuali motoristici come il Gran Premio di Turchia di Formula 1 (non più in calendario dal 2012), la MotoGP, il campionato del mondo turismo, la GP2 e la Le Mans Series 1.000 km presso il circuito di Istanbul Park. Di tanto in tanto Istanbul ospita anche la tappa turca del campionato del mondo formula 1 motonautica F1 sul Bosforo. Diverse le gare annuali di vela e yacht svolte sul Bosforo e sul Mar di Marmara. Il Corno d'Oro è sede di gare di canottaggio. Il 29 luglio 2006, Istanbul ha ospitato la quinta tappa dello spettacolare Red Bull Air Race.

Sport individuali come golf, equitazione e il tennis stanno guadagnando popolarità. Per l'aerobica e il body building, sono disponibili molti fitness club. In diversi centri cittadini si praticano le arti marziali e altre discipline orientali come l'Aikidō e lo Yoga.

  1. ^ Bruno Migliorini et al., Scheda sul lemma "İstanbul", in Dizionario d'ortografia e di pronunzia, Rai Eri, 2010, ISBN 978-88-397-1478-7.
  2. ^ (EN) Turkish Statistical Institute, in Wikipedia, 31 dicembre 2019. URL consultato il 19 marzo 2020.
  3. ^ Jason Shvili, How Did Constantinople Become Istanbul?, su worldatlas.com, 9 settembre 2021. URL consultato il 28 settembre 2021.
  4. ^ UNESCO, su whc.unesco.org. URL consultato il 28 maggio 2009.
  5. ^ Euromonitor International, 2023's Top 100 City Destinations Ranking: Triumphs and Turmoil Uncovered, su euromonitor.com, 11 dicembre 2023. URL consultato l'11 agosto 2024.
  6. ^ ACES > Home, su aces-europa.eu, ACES. URL consultato il 5 dicembre 2010.
  7. ^ Quake increases risk for temblor in Istanbul - MIT News Office.
  8. ^ Rivista Ligure di Meteorologia 44 - La neve sulle coste del Mediterraneo, su nimbus.it. URL consultato il 27 gennaio 2022.
  9. ^ La neve ha paralizzato Istanbul, migliaia bloccati nelle strade, su Agi. URL consultato il 27 gennaio 2022.
  10. ^ Yıllık Toplam Yağış Verileri - İstanbul (Data of total annual rainfall of Istanbul, su meteor.gov.tr, Turkish State Meteorological Service (DMI) (archiviato dall'url originale il 31 marzo 2013).
  11. ^ a b c Statistics: Historical Weather Information for Istanbul.
  12. ^ Extreme Temperature Records Worldwide - Istanbul, su meteorologyclimate.com. URL consultato il 22 agosto 2010 (archiviato dall'url originale l'8 ottobre 2007).
  13. ^ Scoprire Istanbul, su scoprireistanbul.com.
  14. ^ Weather Information for Istanbul, su worldweather.org.
  15. ^ Ölçülen En Düşük Sıcaklıklar (Lowest Recorded Temperatures): 30.01.2012 06:00 - 31.01.2012 06:00 (UTC) - İstanbul, su dmi.gov.tr (archiviato dall'url originale il 26 settembre 2013).
  16. ^ BBC - Weather Centre - World Weather - Average Conditions - Istanbul, su bbc.co.uk. URL consultato il 2 maggio 2019 (archiviato dall'url originale il 18 maggio 2006).
  17. ^ Necdet Sakaoğlu (1993/94a): "İstanbul'un adları" ["I nomi di Istanbul"]. In: 'Dünden Bugüne İstanbul Ansiklopedisi', ed. Türkiye Kültür Bakanlığı, Istanbul.
  18. ^ Finkel, Caroline, Osman's Dream, (Basic Books, 2005), p. 57; "Istanbul fu adottato come il nome ufficiale della città nel 1930..".
  19. ^ "Dünden bugüne İstanbul ansiklopedisi" ("I Nomi di Istanbul"), volume 5, Ciltli, 1994
  20. ^ Tommaso Braccini (a cura di), Il povero Leone. Ptocholeon, Einaudi, Torino 2020, pag. 69.
  21. ^ Room, Adrian (2006). Placenames of the World: Origins and Meanings of the Names for 6,600 Countries, Cities, Territories, Natural Features, and Historic Sites (2nd ed.).[pp.177] Jefferson, N.C.: McFarland & Company. ISBN 978-0-7864-2248-7.
  22. ^ La cosa vale anche in altri adattamenti di nomi greci come i toponimi Smirne, Nicea o Stenia (diventate İzmir, İznik e İstinye in turco).
  23. ^ G. Necipoğlu. "From Byzantine Constantinople to Ottoman Kostantiniyye: Creation of a Cosmopolitan Capital and Visual Culture under Sultan Mehmed II" Ex. cat. "From Byzantion to Istanbul: 8000 Years of a Capital", June 5 - September 4, 2010, Sabanci University Sakip Sabanci Museum, Istanbul. Istanbul: Sakip Sabanci Museum, 2010 p. 262
  24. ^ Stanford and Ezel Shaw (1977): History of the Ottoman Empire and Modern Turkey. Cambridge: Cambridge University Press. Vol II, p. 386; Robinson (1965), The First Turkish Republic, p. 298
  25. ^ Storia di Istanbul.
  26. ^ (TR) Mavioglu, Ertugrul, Sanyer, Ruhi, 30 yıl sonra kanlı 1 Mayıs (1), in Radikal, 29 aprile 2007. URL consultato il 1º luglio 2008 (archiviato dall'url originale il 30 settembre 2007).
  27. ^ BBC NEWS.
  28. ^ AFP: Kurdish rebels condemned at funeral of Istanbul bomb victims (archiviato dall'url originale il 20 maggio 2011).
  29. ^ BBC NEWS.
  30. ^ Istanbul, attacco al consolato Usa Pkk rapisce tre turisti tedeschi - esteri - Repubblica.it>.
  31. ^ Turchia, attentato contro un minibus a Istanbul: quattro morti tra cui una 17enne - Adnkronos Esteri.
  32. ^ Attentato nel cuore di Istanbul Morto il kamikaze, 32 feriti - Corriere della Sera.
  33. ^ (DE) Veronika Hartmann, Brachiale Erneuerung in Istanbul. Wem gehört die Stadt?, su nzz.ch, Neue Zürcher Zeitung, 6 maggio 2013. URL consultato il 25 giugno 2015.
  34. ^ Historical demographical data of the urban centers, su populstat.info.
  35. ^ Historical demographical data of the urban centers, su populstat.info.
  36. ^ Veduta panoramica della parte europea di Istanbul, con il Palazzo Dolmabahçe e i grattacieli di Levent al centro, e il Ponte sul Bosforo (1973) a destra (JPG), su farm8.staticflickr.com. URL consultato il 2 dicembre 2020.
  37. ^ Veduta panoramica dei grattacieli di Levent, vista dal Parco degli Atleti (Sporcular Parkı) (JPG), su i.hizliresim.com. URL consultato il 2 dicembre 2020.
  38. ^ Istanbul Financial Center: Properties, su ifm.gov.tr. URL consultato il 14 giugno 2023.
  39. ^ Image of the Istanbul Financial Center on 27 March 2023 (JPG), su emlakkonut.com.tr, 27 marzo 2023.
  40. ^ Image of the Istanbul Financial Center (JPG), su bloomberg.com, 10 maggio 2023.
  41. ^ Istanbul Financial Center (JPG), su idsb.tmgrup.com.tr, 4 maggio 2023.
  42. ^ Istanbul Financial Center, veduta aerea (JPG), su emlakkonut.com.tr.
  43. ^ OracleAS Reports Services - Servlet, su tuikrapor.tuik.gov.tr (archiviato dall'url originale il 2 ottobre 2011).
  44. ^ Turkey (Census Population): Provinces, Major Cities & Towns - Statistics & Maps on City Population, su citypopulation.de.
  45. ^ (TR) Presentation of Reference City: Istanbul, su urge-project.ufz.de, Urban Green Environment. URL consultato il 27 settembre 2007 (archiviato dall'url originale il 17 gennaio 2012).
  46. ^ Kaloudis, George, Modern Greece and the Diaspora Greeks in the United States, Lexington Books, 20 febbraio 2018, p. 7, ISBN 9781498562287.
  47. ^ Athanasopulos, 2001, p. 82.
  48. ^ The Greek Minority and its foundations in Istanbul, Gokceada (Imvros) and Bozcaada (Tenedos), su www1.mfa.gr, Hellenic Republic Ministry of Foreign Affairs, 21 marzo 2011 (archiviato dall'url originale il 26 luglio 2012).
  49. ^ Rôzen, 2002, pp. 49-50, 55–58.
  50. ^ Brink-Danan, 2011, p. 176.
  51. ^ ʻAner, 2005, p. 367.
  52. ^ Istanbul Population 2015, su worldpopulationreview.com, World Population Review, 7 luglio 2015.
  53. ^ Ana Sayfa - T.C. Kültür ve Turizm Bakanlığı, su kultur.gov.tr.
  54. ^ Schmitt, 2005.
  55. ^ Lorans Tanatar Baruh e Sara Yontan Musnik, Francophone press in the Ottoman Empire, su heritage.bnf.fr, Biblioteca nazionale di Francia.
  56. ^ Kendall, p. 331.
  57. ^ Elma Gabela, Turkey's Bosniak communities uphold their heritage, traditions, Today's Zaman, 5 giugno 2011 (archiviato dall'url originale il 23 agosto 2011).
  58. ^ Bruce Alan Masters e Gábor Ágoston, Encyclopedia of the Ottoman Empire, 2009, pp.  520.-21.
  59. ^ 2000 Wedel, p. 182.
  60. ^ Bahar Baser, Mari Toivanen, Begum Zorlu e Yasin Duman, Methodological Approaches in Kurdish Studies: Theoretical and Practical Insights from the Field, Lexington Books, 6 novembre 2018, p. 87, ISBN 978-1-4985-7522-5.
  61. ^ Amikam Nachmani, Turkey: Facing a New Millenniium : Coping With Intertwined Conflicts, Manchester University Press, 2003, p. 90, ISBN 978-0-7190-6370-1.
  62. ^ Milliyet Konda Araştırma, Biz Kimiz: Toplumsal Yapı Araştırması (PDF), su konda.com.tr, 2006. URL consultato il 9 novembre 2020 (archiviato dall'url originale il 15 febbraio 2017).
  63. ^ Bekir Agirdir, Kürtler ve Kürt Sorunu (PDF), su konda.com.tr, KONDA, 2008. URL consultato il 9 novembre 2020 (archiviato dall'url originale il 3 novembre 2013).
  64. ^ Bekir Agirdir, Kürtlerin nüfusu 11 milyonda İstanbul"da 2 milyon Kürt yaşıyor.
  65. ^ Christiane Bird, A Thousand Sighs, A Thousand Revolts: Journeys in Kurdistan, Random House Publishing Group, 18 dicembre 2007, p. 308, ISBN 978-0-307-43050-2.
  66. ^ euborderconf.bham.ac.uk (PDF). URL consultato il 1º luglio 2009 (archiviato dall'url originale il 26 marzo 2009).
  67. ^ todayszaman.com (archiviato dall'url originale il 1º maggio 2010).
  68. ^ armeni in Turchia, su economist.com.
  69. ^ a b Dış Ekonomik İlişkiler Kurulu, Emerging Turkey, Oxford Business Group, 2006, p. 176, ISBN 1-902339-47-9.
  70. ^ Helen Briggs, Health – Personal story: IVF in Istanbul, BBC News, 19 dicembre 2006. URL consultato il 28 maggio 2009.
  71. ^ a b CIA – The World Factbook, su cia.gov, CIA. URL consultato l'11 marzo 2006 (archiviato dall'url originale il 27 maggio 2016).
  72. ^ a b İSKİ İstanbul Su ve Kanalizasyon İdaresi: Tarihce, su iski.gov.tr, Istanbul water and sewerage administration (history). URL consultato l'11 marzo 2006 (archiviato dall'url originale il 29 settembre 2007).
  73. ^ İSKİ Administration, su iski.gov.tr, Istanbul water and sewerage administration. URL consultato l'11 marzo 2006 (archiviato dall'url originale il 29 settembre 2007).
  74. ^ (EN) Gül Demİr e Niki Gamm, Silahtarağa Santral becomes Santralistanbul Museum, su turkishdailynews.com.tr, Turkish Daily News, 8 settembre 2007. URL consultato il 27 dicembre 2015 (archiviato dall'url originale l'11 settembre 2007).
  75. ^ a b c d (TR) Cronologia dell'organizzazione postale turca, su ptt.gov.tr, Ptt. URL consultato il 27 dicembre 2015 (archiviato dall'url originale il 22 agosto 2007).
  76. ^ a b (EN) Le tappe fondamentali della Telekom turca, su turktelekom.com.tr, Türk Telekomünikasyon A.Ş.. URL consultato il 27 dicembre 2015 (archiviato dall'url originale il 3 marzo 2006).
  77. ^ a b (TR) İstanbul'da suç oranları yüzde 25 düştü, su Zaman Gündem, 11 ottobre 2007. URL consultato l'11 ottobre 2022 (archiviato dall'url originale il 18 aprile 2013).
  78. ^ İ.Ü. Bilgisayar Bilimleri, History of Istanbul University (Turkish), su istanbul.edu.tr. URL consultato il 20 giugno 2009.
  79. ^ World Oldest Universities, su topuniversities.com. URL consultato il 20 giugno 2009 (archiviato dall'url originale il 26 maggio 2008).
  80. ^ Radiomap.eu – Radio Stations in Istanbul, su radiomap.eu.com, Radiomap.eu. URL consultato il 24 febbraio 2010 (archiviato dall'url originale il 10 luglio 2011).
  81. ^ Istanbul's Hamam, su Where to go in Istanbul. URL consultato il 22 febbraio 2007 (archiviato dall'url originale il 7 maggio 2008).
  82. ^ The Municipal Council, su ibb.gov.tr, Istanbul Metropolitan Municipality. URL consultato il 13 marzo 2011.
  83. ^ Legal Frame, su ibb.gov.tr, Istanbul Metropolitan Municipality. URL consultato il 13 marzo 2011.
  84. ^ Istanbul Stock Exchange: History of the Istanbul Stock Exchange, su imkb.gov.tr. URL consultato il 14 luglio 2009 (archiviato dall'url originale il 25 febbraio 2012).
  85. ^ a b Ottoman Bank Museum, su obmuze.com, Ottoman Bank Museum. URL consultato il 18 giugno 2009 (archiviato dall'url originale il 18 maggio 2009).
  86. ^ Istanbul Stock Exchange: "İMKB’nin Kuruluşundan İtibaren Önemli Gelişmeler" (Timeline of important events since 1985), su imkb.gov.tr, 31 luglio 2000. URL consultato il 14 luglio 2009 (archiviato dall'url originale il 25 febbraio 2012).
  87. ^ PricewaterhouseCoopers: U.K. Economic Outlook and Global City GDP Ranking 2005–2020 Full Report (PDF) (PDF) (archiviato dall'url originale il 27 maggio 2008).
  88. ^ CNN Türk: Dış ticaretin lokomotifi İstanbul (Istanbul is the locomotive of foreign trade) (archiviato dall'url originale il 17 giugno 2008).
  89. ^ Hürriyet: 2006’da Türkiye’ye gelen turist başına harcama 728 dolara indi, su hurriyet.com.tr. URL consultato il 28 maggio 2009.
  90. ^ Turist sayısı genelde düştü İstanbul'da arttı, su sabah.com.tr, Sabah. URL consultato il 28 maggio 2009 (archiviato dall'url originale il 26 febbraio 2008).
  91. ^ EIBTM 2007 – The Global Meetings & Incentive Exhibition for the MICE Industry, su eibtm.com, Reed Exhibitions Limited (member of the Association of Event Organisers (AEO)). URL consultato l'11 marzo 2006 (archiviato dall'url originale il 29 settembre 2007).
  92. ^ Fransız Sokağı, su istanbul.gov.tr, Governorship of Istanbul. URL consultato il 13 luglio 2009 (archiviato dall'url originale il 5 dicembre 2010).
  93. ^ Zeynep Üner, En iyi balıkçılar, su timeoutistanbul.com, TimeOut Istanbul, febbraio 2008. URL consultato il 13 luglio 2009 (archiviato dall'url originale il 17 luglio 2011).
  94. ^ Dale M. Brown, Hooked on Istanbul seafood, CNN TravelGuide, 14 ottobre 1999. URL consultato il 13 luglio 2009.
  95. ^ Official website of Babylon night club in Istanbul, su babylon.com.tr. URL consultato il 24 giugno 2009 (archiviato dall'url originale il 1º agosto 2009).
  96. ^ Official website of Sortie Beyoğlu and Sortie Ortaköy night clubs in Istanbul, su sortie.com.tr. URL consultato il 24 giugno 2009.
  97. ^ Fashion TV Formula 1 Grand Prix Party at Sortie, Istanbul, su youtube.com, Fashion TV, 2007. URL consultato il 24 giugno 2009.
  98. ^ Official website of Reina night club in Ortaköy, Istanbul, su reina.com.tr. URL consultato il 24 giugno 2009 (archiviato dall'url originale il 6 ottobre 2008).
  99. ^ Formula 1 Party at Reina, Istanbul, su youtube.com, F1 TV, 2006. URL consultato il 24 giugno 2009.
  100. ^ Official website of Istanbul Doors – Anjelique night club in Istanbul, su istanbuldoors.com. URL consultato il 24 giugno 2009 (archiviato dall'url originale il 12 luglio 2009).
  101. ^ Official website of Kuruçeşme Arena, su kurucesmearena.net. URL consultato il 24 giugno 2009 (archiviato dall'url originale il 17 maggio 2008).
  102. ^ Official website of Parkorman, su parkorman.com.tr. URL consultato il 24 giugno 2009.
  103. ^ (TR) Sabiha Gökçen Havaalanı - NeredenNereye.com, su NeredenNereye. URL consultato il 10 agosto 2016 (archiviato dall'url originale il 12 agosto 2016).
  104. ^ a b c d Şirket-i Hayriye, su sirketihayriye.com, Şirket-i Hayriye. URL consultato il 18 giugno 2009 (archiviato dall'url originale il 20 maggio 2009).
  105. ^ Kanal Istanbul, come Erdogan vuole distruggere una città. Il regime in affari edilizi col Qatar, su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile, 3 gennaio 2020. URL consultato il 5 giugno 2020.
  106. ^ Orient Express, su britannica.com, Britannica Online, settembre 2007. URL consultato il 27 settembre 2007.
  107. ^ (TR) Orari dei treni ad alta velocità Istanbul-Ankara, su e-yasamrehberi.com, e-yasamreberi.com. URL consultato il 25 marzo 2023 (archiviato il 25 marzo 2023).
  108. ^ Raylı Sistemler Günde 90.000 Özel Aracın Trafiğe Çıkmasını Önlüyor, su istanbul-ulasim.com.tr, Istanbul Metropolitan Municipality, Department of Urban Transportation, 25 luglio 2008. URL consultato il 3 giugno 2009 (archiviato dall'url originale il 23 febbraio 2020).
  109. ^ İstanbul'da ulaşımın miladı, su iett.gov.tr, İ.E.T.T.. URL consultato il 18 giugno 2009 (archiviato dall'url originale il 18 marzo 2009).
  110. ^ (TR) T4 (Topkapı - Habibler)], su istanbululasim.com.tr, Istanbul Ulaşım AŞ. URL consultato il 13 febbraio 2023 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  111. ^ (TR) Arşivlenmiş kopya, su metro.istanbul. URL consultato il 25 agosto 2019 (archiviato dall'url originale il 19 settembre 2019).
  112. ^ (TR) T3 Kadıköy - Moda Tramvay Hattı, su metro.istanbul, Metro İstanbul (archiviato dall'url originale il 16 aprile 2020).
  113. ^ (TR) İstanbul’da Tarihte Yolculuk: Nostaljik Tramvay, su istanbul.gov.tr. URL consultato il 20 gennaio 2023.
  114. ^ (TR) Onur Uysal, 2023te neler olacak, su Rail Turkey Tr, 26 settembre 2021. URL consultato il 17 febbraio 2023.
  115. ^ a b c d e The Tunnel, su iett.gov.tr, IETT. URL consultato il 20 giugno 2009.
  116. ^ a b (EN) Kabataş – Taksim Funicular Line, su metro.istanbul, Metro İstanbul. URL consultato il 15 febbraio 2023 (archiviato dall'url originale il 24 gennaio 2023).
  117. ^ (TR) Vadistanbul havaray hattı Mart 2017 de hizmete giriyor, su rayhaber.com, 6 dicembre 2016. URL consultato il 4 gennaio 2018.
  118. ^ a b (EN) F4 Bogazici University/Hisarustu-Asiyan Funicular Line, su metro.istanbul. URL consultato il 15 febbraio 2023 (archiviato dall'url originale il 27 ottobre 2022).
  119. ^ (EN) Lines, su metro.istanbul, Metro İstanbul. URL consultato il 12 febbraio 2023.
  120. ^ (TR) İBB 2020-2021 Almanak (PDF), su ibb.istanbul, İBB. URL consultato il 28 giugno 2022 (archiviato il 28 giugno 2022).
  121. ^ (TR) Arşivlenmiş kopya, su ntv.com.tr. URL consultato il 12 settembre 2017 (archiviato il 12 settembre 2017).
  122. ^ (TR) Büyük Çamlıca Raylı Sistem Hattı'nı Ulaştırma ve Altyapı Bakanlığı tamamlayacak, su aa.com.tr. URL consultato il 7 gennaio 2023.
  123. ^ (TR) TF1 Maçka - Taşkışla Teleferik Hattı, su metro.istanbul, Metro İstanbul. URL consultato il 22 marzo 2022 (archiviato dall'url originale il 3 febbraio 2022).
  124. ^ (EN) Eyüp-Piyerloti Aerial Cable Car Line, su metro.istanbul, Metro İstanbul. URL consultato il 15 febbraio 2023 (archiviato dall'url originale il 16 luglio 2020).
  125. ^ (EN) BRT in Istanbul: Mercedes-Benz CapaCity highly effective and popular as a comfortable rapid transit bus with a high capacity, su omnibusarchiv.de, omnibusarchiv.de, 22 agosto 2009.
  126. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z aa ab ac ad ae af ag ah ai aj ak al am an ao ap aq ar as Istanbul Metropolitan Municipality: Cities which signed Sistership, Cooperation and Goodwill treaties with Istanbul (PDF).
  127. ^ Città partner
  128. ^ città gemellate dal sito di Costanza, su primaria-constanta.ro. URL consultato il 25 luglio 2010 (archiviato dall'url originale il 25 luglio 2010).
  129. ^ Sarah Guberti Bassett, The Antiquities in the Hippodrome of Constantinople, in Dumbarton Oaks Papers, vol. 45, Dumbarton Oaks, Trustees for Harvard University, 1991, pp. 87-96, DOI:10.2307/1291694, ISSN 0070-7546 (WC · ACNP), JSTOR 1291694.
  • Edmondo De Amicis, Costantinopoli, Torino, Einaudi, 2007, ISBN 978-88-06-19047-7. Sei capitoli degli originali 17 pubblicati nel 1878, con un saggio introduttivo di Umberto Eco (Istanbul, Una e Trina) e uno di Luca Scarlini (Costantinopoli: un viaggio per libri e per mare).
  • Aleksandr Petrovič Každan, Bisanzio e la sua civiltà, traduzione di Giovanna Arcetri, Bari, Laterza, 1995, ISBN 88-420-4691-4. Saggio sulla cultura bizantina tra il X e il XII secolo.
  • Philip Mansel, Costantinopoli - Splendore e declino della capitale dell'impero ottomano - 1453-1924, traduzione di Carla Lazzari, Milano, Mondadori, 1997, ISBN 88-04-41795-1.
  • Orhan Pamuk, İstanbul: Hatıralar ve Şehir, Istanbul, Yapi Kredi Yayinlari, 2003. Tradotto in italiano Istanbul. I ricordi e la città, Torino, Einaudi, 2006, ISBN 88-06-17899-7. Una sorta di "guida" alla storia culturale e sociale della città attraverso le memorie di uno dei maggiori scrittori turchi contemporanei.
  • Silvia Ronchey e Tommaso Braccini, Il romanzo di Costantinopoli. Guida letteraria alla Roma d'Oriente, Torino, 2010, ISBN 978-88-06-18921-1.
  • Cristobal de Villalón, Dal viaggio in Turchia, selezione e introduzione di Antonio Gasparetti, Bari, Edizioni Paoline, 1962, SBN IT\ICCU\TO0\0898299. Selezione dal resoconto Viaje de Turquia pubblicato dal viaggiatore spagnolo Cristobal de Villalón nel 1557.
  • Peter Clark, Istanbul. Ritratto di una città, prefazione di Moris Farhi; traduzione di Massimiliano Marconi, Bologna, Odoya, 2012, ISBN 978-88-6288-140-1.
  • AA.VV., Bisanzio, Costantinopoli, Istanbul, a cura di Tania Velmans, traduzione di Lucia Mezzetti e Chiara Formis, Jaca Book, Milano, 2008.

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]
Controllo di autoritàVIAF (EN135931454 · ISNI (EN0000 0001 2164 1665 · SBN TO0L000827 · BAV 497/1383 · CERL cnl00030429 · LCCN (ENn79034985 · GND (DE4027821-9 · BNE (ESXX451084 (data) · BNF (FRcb11864652s (data) · J9U (ENHE987007559529905171 · NSK (HR000245610 · NDL (ENJA00628218