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Cos'è l'ADHD: sintomi, cause e trattamenti | Serenis

Cos'è l'ADHD: sintomi, cause e trattamenti

Cercheremo di spiegarti cos'è l'ADHD, quali forme assume e come può essere gestito. Abbiamo verificato la correttezza dei contenuti, ma non usarli per autovalutarti, soprattutto se ti rivedi in certe frasi. Non possono sostituire un aiuto professionale.

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Definizione di ADHD

Secondo il DSM V (il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali), l’ADHD è un “disturbo del neurosviluppo”: una categoria che comprende alcune condizioni che si sviluppano durante l'infanzia e che possono condizionare la sfera sociale, scolastica, lavorativa e personale, anche nella vita adulta.

In particolare, l’acronimo “ADHD” sta per “disturbo da deficit di attenzione/iperattività”. Negli ultimi anni, all’interno della comunità scientifica è nato un dibattito sull’utilizzo della parola “disturbo”. C'è chi pensa che quel termine patologizzi eccessivamente le persone con ADHD (o persone ADHD).

Diversi tipi di ADHD

Sempre secondo il DSM V, esistono tre sottotipi di ADHD.

  • Con attenzione ridotta: In questi casi il sintomo principale è la disattenzione.
  • Con impulsività e iperattività: In questo sottotipo, sono l’impulsività e l’iperattività a essere più presenti.
  • Combinato: Disattenzione, impulsività e iperattività si mescolano tra di loro.

A chi viene l'ADHD?

L'ADHD in quanto sindrome da deficit dell'attenzione e iperattività, è uno dei disturbi che occorrono più di frequente nell'infanzia e nelle fasi evolutive. Ovviamente dipende dai paesi, ma per esempio negli Stati Uniti l'11% dei ragazzi dai 3 ai 17 anni è stato diagnosticato soffrire di ADHD (fonte: cdc.gov), e spesso ne rimane vittima anche in età adulta.

  • I ragazzi (15%) hanno una probabilità più elevata delle ragazze (8%) di soffrire di ADHD.
  • Bambini e ragazzi con altre condizioni complementari oltre all'ADHD, come disturbi di condotta o del comportamento, disturbi dell'apprendimento, ansia o depressione, sono più propensi ad avere sintomi severi di ADHD. 

Invece l'Agenzia Italiana del Farmaco riporta per l'Italia una percentuale di ragazzi dai 6 ai 17 anni con ADHD diagnosticata di appena l'1%, nettamente inferiore alla media mondiale.

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ADHD negli adulti 

Secondo MentaHealth la percentuale di adulti che soffrono di ADHD è del 3.4%. Mentre nel caso di ADHD nei bambini i problemi possono essere meno impattanti, l'ADHD nell'adulto rischia di compromettere pesantemente la sua vita quotidiana. Infatti, mentre da bambino la disattenzione può essere risolta dai genitori, nell'adulto comporta grandi problemi lavorativi, come ricordarsi di ordini, scadenze, meeting. Si fa molta fatica a pianificare e ad organizzare le proprie attività lavorative e non.

Nei casi più gravi l'ADHD negli adulti può dare diritto anche a ricevere una pensione di invalidità. Scopri di più sulla legge 104 per l'ADHD.

ADHD nei bambini

L’ADHD nei bambini spesso non viene considerata come una malattia, ma è un funzionamento diverso del cervello rispetto a quello "neurotipico", cioè comune alla maggior parte della popolazione. Senza scendere troppo nello specifico, chi ha l’ADHD ha un cervello affamato di stimoli esterni: anche la più piccola distrazione può risultare un piatto prelibato.

Tuttavia i primi sintomi di ADHD compaiono in genere tra i 3 e i 6 anni di età.

Circa il 78% dei bambini con ADHD presenta anche i sintomi di una condizione complementare, in particolare:

  • circa il 50% dei bambini con ADHD soffre anche di un disturbo del comportamento o di condotta;
  • circa il 40% dei bambini con ADHD ha anche problemi d'ansia.

Quali sono le cause dell'ADHD?

Non ci sono ancora delle risposte certe a questa domanda. Alcuni studi hanno evidenziato che potrebbero esserci cause genetiche, altri ancora addebitano l’ADHD alle aree cerebrali che regolano “l’inibizione della risposta”, cioè quelle che controllano le nostre reazioni di fronte agli stimoli esterni.

Ciò che sapiamo dell'eziologia dell'ADHD è che si tratta di un disturbo neurobiologico, con una grande componente genetica. infatti, è spesso già presente dalla nascita.

I sintomi dell'ADHD

I sintomi principali dell'ADHD sono 3:

  • l’iperattività
  • l’impulsività
  • problemi di attenzione.

I primi segnali possono essere presenti già durante l’infanzia, in genere a scuola, dove le difficoltà di concentrazione e l’iperattività motoria tendono a essere più evidenti (e spesso a costituire un problema).

I genitori possono notare i sintomi anche nei primi mesi di vita, quando ci sono dei comportamenti “fuori scala”: disturbi del sonno, agitazione costante, pianto inconsolabile e difficoltà relazionali possono essere segnali precoci già in età prescolare.

In molti casi invece - anche per la scarsa cultura sull’ADHD in Italia - la diagnosi di adhd viene effettuata in età adulta, quando i problemi di impulsività, la procrastinazione continua, le oscillazioni dell’umore, la mancanza di concentrazione e di organizzazione diventano sempre più problematiche. Spesso, chi riceve la diagnosi in età adulta è sempre stata considerata come una persona pigra, distratta e fannullona.

Disturbi collegati

L'ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività) è spesso associato a una serie di disturbi accessori, le cosiddette condizioni comorbide. Alcuni dei più comuni includono:

  • Disturbi d'ansia: che può essere aggravata dalle difficoltà di concentrazione e organizzazione tipiche dell'ADHD.
  • Disturbi dell'umore: infatti le difficoltà nel gestire le emozioni, i problemi interpersonali e la bassa autostima possono contribuire allo sviluppo di sintomi depressivi.
  • Disturbi del comportamento Oppositivo-Provocatorio (ODD) e Disturbi della Condotta: comune specialmente nei bambini che possono manifestare comportamenti oppositivi, provocatori o aggressivi. In alcuni casi, possono sviluppare un disturbo della condotta, caratterizzato da comportamenti antisociali, aggressivi o illegali.
  • Disturbi dell'apprendimento come dislessia (difficoltà di lettura), disgrafia (difficoltà di scrittura), o discalculia (difficoltà nei calcoli matematici).
  • Disturbi del sonno
  • Disturbi da uso di sostanze: chi soffre di ADHD ha un maggior rischio di sviluppare dipendenze da sostanze come alcol, nicotina, o altre droghe.
  • Disturbi alimentari: in particolare la bulimia o il disturbo da alimentazione incontrollata, causati da difficoltà nel controllo degli impulsi e nella regolazione emotiva.
  • Disturbo ossessivo-compulsivo (OCD), anche se meno comune.
  • Disturbi dello spettro autistico (ASD): sebbene autismo e ADHD siano condizioni distinte, possono condividere alcune caratteristiche, come difficoltà di attenzione e regolazione delle emozioni.
  • Disturbi del Movimento (come la Sindrome di Tourette)

La presenza di condizioni comorbide può influenzare significativamente il trattamento e la gestione dell'ADHD, rendendo necessaria un'approccio terapeutico integrato e personalizzato.

Diagnosi di ADHD

La diagnosi per l'ADHD nei bambini è molto complicata, distinguere un bambino iperattivo da uno semplicemente vitale è difficile. Spesso infatti si aspetta l'inizio del periodo scolare per poter effettuare una vera e propria diagnosi.

Per gli adulti invece, di solito la diagnosi dell'ADHD viene effettuata in tre o quattro sedute psicologiche, in cui vengono svolti dei test e si fa una valutazione dei sintomi. Spesso, ADHD e ADD possono manifestare sintomi comuni come ad esempio una scarsa capacità di ascolto e risposte impulsive. Ciò che differisce tra i due disturbi riguarda il livello di gravità di questi sintomi e la loro prevalenza nel soggetto.

Se necessaria, viene svolta anche una visita con uno/una psichiatra o neuropsichiatra per valutare la prescrizione o meno di farmaci per l'ADHD.

Durante la diagnosi potrebbe essere utile la presenza di una o più persone care, per ricostruire più fedelmente il quadro clinico.

C'è un test per scoprire se si ha l'ADHD?

Ci sono un sacco di test online per l’ADHD, ma non saranno mai sufficienti per la diagnosi. Puoi farli per curiosità o per avere delle indicazioni, ma se hai seriamente il dubbio di essere ADHD ti consigliamo di rivolgerti a una persona esperta.

Nel frattempo, puoi completare gratuitamente il test ADHD nel nostro sito per scoprire se hai sintomi riconducibili a questa condizione.

Noi abbiamo psicoterapeuti e psicoterapeuti con specializzazione in ADHD che potrebbero darti una mano, sia nella diagnosi che nel trattamento.

Se sei una persona adulta e sospetti di avere l’ADHD vogliamo dirti due cose:

  • la prima è che se in passato ti hanno detto che sei una persona pigra e fannullona, noi non lo faremo mai, anzi, ti diciamo che a prescindere che tu abbia l’ADHD o meno, non dovresti mai sentirti dire queste parole da chi ti sta vicino;
  • la seconda invece è per dirti che se vuoi noi ci siamo.
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Come si cura l'ADHD

Partiamo col dire che l’ADHD non va curato, perché non è una malattia. Piuttosto è importante saperlo gestire: si tratta di capire come funziona il proprio cervello con l’ADHD.

Dopo la diagnosi, ci sono due attività importanti che si possono intraprendere.

  • La prima è la “psicoeducazione”, ovvero un percorso individuale o di gruppo con una/uno psicoterapeuta per comprendere le proprie caratteristiche dovute all’ADHD, così da conoscersi e poter strutturare delle strategie cucite su misura.
  • Una terapia farmacologica, che però non è sempre necessaria. Dipende da persona a persona, e in alcuni casi i farmaci non vengono prescritti per l’ADHD combinato, ma per le potenziali altre sindromi o disturbi associabili a esso.

Trattamento farmacologico

L'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), prevede, per il trattamento farmacologico dell'ADHD, l'uso di determinati farmaci approvati. Tali farmaci possono essere prescritti solo da un medico specialista (psichiatra, neuropsichiatra infantile per i bambini, o neurologo), in seguito ad un'accurata valutazione. In generale, l'indicazione è quella di ricorrere all'uso di farmaci solo in situazioni gravi, o dove altre misure di intervento educative, psicologiche e comportamentali non si dimostrino sufficienti.

Infatti si ricorrre quasi sempre ad una valutazione multidisciplinare del paziende che soffre di ADHD, includendo una valutazione psicologgica e supporto educativo.

FarmacoNome commercialePer chi è indicatoDescrizione
MetilfenidatoRitalin®, Medikinet®, Concerta®Per i bambini e gli adolescenti dai 6 anni di età in su.È un farmaco stimolante del sistema nervoso centrale. È il trattamento farmacologico più comune per l'ADHD.
AtomoxetinaStrattera®Per il trattamento dell'ADHD in bambini di età superiore ai 6 anni, adolescenti e adulti, quando il trattamento con farmaci stimolanti non è appropriato, non è tollerato o è inefficace.È un farmaco non stimolante che agisce come inibitore selettivo del riassorbimento della noradrenalina.
LisdexanfetaminaElvanse®Per il trattamento dell'ADHD in bambini di età superiore ai 6 anni e adolescenti quando il trattamento con metilfenidato è clinicamente inappropriato o inefficace.È un pro-farmaco stimolante che viene convertito in dextroamfetamina nel corpo, ed è utilizzato per trattare i sintomi dell'ADHD.
GuanfacinaIntuniv®Per il trattamento dell'ADHD in bambini e adolescenti dai 6 ai 17 anni, quando il trattamento con stimolanti non è adatto o efficace.È un agonista del recettore alfa-2 adrenergico, un farmaco non stimolante utilizzato per il trattamento dell'ADHD.

Oltre alla prescrizione medica, è fondamentale che il medico curante operi un continuo monitoraggio del pazienti. 

Trattamento comportamentale

Il trattamento comportamentale include tutte quelle strategie non farmacologiche per aiutare il paziente a gestire meglio i sintomi dell'ADHD. Spesso è il trattamento più utile nel caso di bambini o adolescenti, ma può essere utilizzato con successo anche negli adulti.

Questi sono i tipo di trattamento più comuni per l'ADHD:

  • Terapia cognitivo comportamentale: nel contesto dell'ADHD, la CBT può aiutare a sviluppare abilità di auto-regolazione, migliorare l'organizzazione, la gestione del tempo e la pianificazione.
  • Parent training: fornisce ai genitori strategie per gestire il comportamento del bambino con ADHD in modo efficace. Include tecniche come il rinforzo positivo, l'uso di premi e punizioni coerenti, e l'applicazione di strategie di gestione del comportamento.
  • Interventi comportamentali in classe con la collaborazione degli insegnanti.
  • Strategie di autogestione e monitoraggio del comportamento: questo trattamento, più efficace negli adulti, insegna alle persone con ADHD a monitorare e autoregolare i propri comportamenti. Può includere l'uso di calendari, promemoria visivi, elenchi di cose da fare e strumenti per l'organizzazione.
  • Interventi basati sulla mindfulness
  • Sistemi di token economy per ricompensare i bambini con punti e premi.

Prognosi dell'ADHD

La prognosi per ADHD può variare molto da persona a persona, in base alla gravità dei sintomi, alla presenza di condizioni di comorbidità, e dall'età del paziente.

È molto importante iniziare il trattamento il prima possibile, già in età infantile. Un trattamento corretto e continuo può migliorare significativamente la prognosi dell'ADHD.

Altri fattori che hanno un impatto sono:

  • il supporto familiare e sociale, avere intorno persone comprensive e strutturate aiuta a sviluppare migliori capacità di adattamento.
  • condizioni comorbide possono peggiorare i sintomi dell'ADHD e allungare i tempi della prognosi.

Fonti:

  • Sulkes, S. B. (2024, April 10). Attention-Deficit/Hyperactivity Disorder (ADHD). MSD Manual Consumer Version. https://www.msdmanuals.com/home/children-s-health-issues/learning-and-developmental-disorders/attention-deficit-hyperactivity-disorder-adhd
  • EpiCentro. (n.d.). Sindrome da deficit di attenzione - EpiCentro - Istituto Superiore di Sanità. EpiCentro. https://www.epicentro.iss.it/deficit-attenzione/

     

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Federico RussoPsicologo, Psicoterapeuta, Neuropsicologo
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Psicologo e psicoterapeuta con 8 anni di Esperienza. Iscrizione all’Ordine degli Psicologi - Regione Puglia, n° 5048. Laurea in Psicologia clinica e della salute, Università degli Studi di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia presso l'Istituto S. Chiara. Crede che la parte migliore del suo lavoro sia il risultato: l’attenuazione dei sintomi, la risoluzione di una difficoltà, il miglioramento della vita delle persone.
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