Presentato ieri Macbeth, ultimo film in concorso. Stasera i vincitori.
di Giancarlo Zappoli
Anche la 68^ edizione del Festival di Cannes sta per chiudersi. Stasera la Giuria annuncerà i premi. È guidata non da uno ma da due presidenti, i fratelli Joel ed Ethan Coen, ma non mancano personalità 'forti' come Guillermo Del Toro e il giovane Xavier Dolan per i registi e attori e attrici più o meno navigati come Sienna Miller, Jake Gyllenhaal, Rossy De Palma, Sophie Marceau, Rokia Traoré. Una giuria così composta, quale che sia il verdetto che emetterà, ci ricorda che la competenza in materia è necessaria per esprimere una valutazione così importante. Questi sono tutti giurati competenti. Cercare però di capire a chi andranno i premi è un po' come tentare di fare l'oroscopo a un bambino nato esattamente sulla linea di confine tra una nazione che si basa sull'astrologia cinese e una che fa riferimento allo Zodiaco occidentale. Cioè è quasi impossibile. Proveremo a farlo sulla scorta del prezioso daily che accompagna i frequentatori del festival "Le film français" il quale ogni giorno ci presenta le valutazioni dei principali periodici nazionali (vanno da "Positif" a "L'Express" passando per "Premiére") e quotidiani (da "Le Monde" a "L'Humanité" passando per "Le Figaro").. Secondo questa classifica (che va dalla brutta faccia del "per niente" alla Palma d'Oro con in mezzo una varietà di stelle da 1 a 3) a Mia madre di Nanni Moretti vanno 8 Palme su 15 voti espressi. Seguono La loi du marché con 5 Palme e Carol di Todd Haynes e Youth di Sorrentino con 3. La suddetta classifica non considera gli ultimi 3 film passati in concorso ma questi non dovrebbero spostare di molto il giudizio.
Che dire? Moretti è molto amato in Francia, e questo spiegherebbe il così elevato numero di consensi mentre Garrone con il suo Tale of Tales porta a casa ben 6 brutte facce battuto solo da Gus Van Sant con 9. Rispetto allo scorso anno si può dire che questa sorta di sondaggio di qualità quotidiano offra un'interessante percezione più che un'indicazione precisa perché, a differenza dell'edizione 2014, non ci sono state quelle punte di qualità che potevano far volgere l'ago della bussola verso il loro polo magnetico. Quando ci sono state, come nei casi di Carol o di The Assassin di Hou Hsiao-sien ci si è trovati di fronte a film di eccezionale rilettura di un genere (nel primo caso) o di elevatissimo rigore narrativo nel secondo. Bisognerebbe allora, per ipotizzare un verdetto credibile, conoscere più che le carriere gli analisti (se ci sono) dei giurati. Perché statisticamente nei Festival attori e registi giurati premiano film in cui loro non reciterebbero o che mai accetterebbero di girare. Le ragioni dei singoli potrebbero emergere in posizione orizzontale, distesi su un lettino.