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H. Stuart Hughes

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Henry Stuart Hughes (1916 – 1999), storico, docente e attivista statunitense.

Storia dell'Europa contemporanea

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  • Nella battaglia della Somme, le perdite tedesche ammontarono a mezzo milione, quelle inglesi a 410.000 e quelle francesi a 190.000. La mente umana non poteva afferrare l'entità di una così orribile strage. E tutto questo per niente: alla fine dell'anno [1916] il fronte si era spostato soltanto di qualche chilometro. (Parte II, La prima guerra mondiale, p. 89)
  • Scozzese di umili origini, Ramsay MacDonald aveva la stoffa dell'uomo politico. Bello di aspetto e buon parlatore, egli si imponeva immediatamente sugli altri. Tuttavia, conosciutolo più da vicino, i suoi colleghi di partito scoprirono in lui vanità ed esitazione e nel suo nobile linguaggio poetico una sconfortante assenza di pensieri chiari. (Parte VI, Gli anni della stabilità (1924-1929), p. 210)
  • Pacifista moderato, MacDonald era stato messo in ombra durante la guerra[1], ma nel 1922 era tornato trionfante alla testa del suo partito. La sua scelta si dimostrò fatale per il futuro del partito laburista: negli anni che seguirono molti di coloro che avevano votato per lui rimpiansero di non avere eletto un dirigente sindacale, meno raffinato forse ma più acuto e più vicino alle posizioni della base del partito. (Parte VI, Gli anni della stabilità (1924-1929), p. 210)
  • La costituzione repubblicana della Germania [la costituzione di Weimar] era la più completa e la più oculatamente congegnata che l'Europa avesse mai conosciuto, un capolavoro giuridico che contemplava ogni possibile evenienza. (Parte VI, Gli anni della stabilità (1924-1929), p. 216)
  • Quello che venne designato con nome di "fronte popolare" era stato, in origine, d'ispirazione comunista. Infatti, meglio di ogni altro sintomo, il fronte popolare dimostrò che il comunismo europeo, dopo un decennio di sterile "burocratizzazione", si era rimesso in movimento. La grande depressione aveva contribuito a rafforzarlo col rinnovamento organico dei quadri e con l'aumento del numero degli iscritti, ma in senso ideologico l'evento determinante della sua rinascita era stato il colpo dell'ascesa di Hitler al potere. (Parte IX, I regimi fascisti, p. 322)
  • Il fronte popolare fu un evento molto raro nella storia del comunismo, in quanto costituì l'iniziativa autonoma di partiti comunisti nazionali, avallata soltanto in un secondo tempo da Mosca. (Parte IX, I regimi fascisti, p. 323)
  • Gli agenti di Stalin, forti di queste istruzioni spietate, cominciarono a ridurre al silenzio i kulaki ancora riluttanti. Scatenarono nelle campagne la lotta di classe, incitando i contadini più poveri, che avrebbero avuto qualcosa da guadagnare dalla collettivizzazione, contro quelli benestanti, che avevano tutto da perdere. Questi "benestanti" però, giudicati col metro americano e europeo-occidentale, non erano altro che poveri diavoli, il cui benessere si riduceva al fatto che erano indipendenti e in grado di sopperire ai propri bisogni con quello che ricavavano dalla loro fatica. E non vedevano il motivo per cui avrebbero dovuto rinunziarvi per il confuso miraggio di un futuro mondo socialista. (Parte X, Il sistema stalinista, p. 338)
  • Lo scopo che Barth si prefiggeva era di restaurare i principi della dottrina protestante, così com'erano stati enunciati nel XVI secolo. Non tollerava l'interpretazione "liberale" del dogma che da qualche tempo predominava nelle Chiese luterana e calvinista, obiettando che non si trattava che d'un tentativo di compromesso con la verità cristiana, e che la comunità dei fedeli le aveva abbandonate perché i pastori non sapevano offrire niente di meglio d'un cibo così poco sostanzioso. (Parte XI, La crisi della società europea, pp. 373-374)
  • Franco, piccolo, tarchiato, imperturbabile, era dotato di una notevole dose di astuzia. La sua nomina a capo dei nazionalisti era avvenuta per caso, si potrebbe dire, perché il generale[2], più in vista di lui, ch'era stato prescelto a dirigere il movimento era rimasto ucciso in un incidente aereo proprio agli inizi della rivolta. Ma una volta giunto al potere, Franco si dimostrò ben preparato a tenere uniti gli elementi dell'eterogenea coalizione che si accingevano ad abbattere la repubblica. (Parte XII, La guerra civile spagnola, p. 393)
  • Senza avere una propria ideologia nettamente definita, tranne quella del rispetto per la tradizione e per la disciplina, Franco era abbastanza scettico da non prendere troppo sul serio i suoi seguaci, comunque non più di quanto meritassero, e in particolare il partito fascista spagnolo, la Falange, che conferiva gran parte del dinamismo e dell'entusiasmo alla causa nazionalista, ma non aveva certo un gran peso nello schieramento come entità politica. (Parte XII, La guerra civile spagnola, pp. 393-394)
  • L'intervento sovietico nella guerra civile di Spagna ottenne l'effetto contrario a quello che si sarebbe potuto logicamente prevedere. Anziché rafforzare i fautori della rivoluzione sociale, ne inceppò l'attività, sacrificando tutto per mirare solo alla massima efficienza militare. (Parte XII, La guerra civile spagnola, p. 397)
  • Due sono i problemi fondamentali da prendere in considerazione nel giudicare le origini e le conseguenze dell'Anschluss. Il primo è quello relativo all'atteggiamento degli austriaci. La questione è terribilmente complessa [...]. Si potrebbe affrontarla facendo rilevare che l'annessione fu ratificata dal 99,75 per cento dall'elettorato nel plebiscito che ebbe luogo in aprile. [...].
    Il secondo problema riguarda l'atteggiamento delle potenze europee. Come mai nessuna di esse si fece avanti per proteggere l'indipendenza austriaca? Il fatto è che nessuno voleva agire in questo senso, né, volendolo, sarebbe stato in grado di farlo. (Parte XII, Il tramonto dell'Austria e della Cecoslovacchia, pp. 401-402)
  • Superato l'ottantesimo anno d'età, Adenauer non si ritirò, come aveva fatto Churchill, ma continuò a governare e a dominare sui suoi colleghi di governo per la sua lunga esperienza, la sua indomabile volontà e per il suo vasto prestigio sia in patria che all'estero. Mai, dai tempi di Bismarck, un uomo politico aveva dominato in modo così totale una Germania libera. (Parte XIX, Un'Europa padrona di sé, p. 622)

Note

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  1. Prima guerra mondiale.
  2. José Sanjurjo (1872 – 1936).

Bibliografia

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  • H. Stuart Hughes, Storia dell'Europa contemporanea (Contemporary Europe: A History), traduzione di Giancarlo Carabelli, Rizzoli editore, Milano, 1964.

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