Nicola Maldacea
Nicola Maldacea (Napoli, 29 ottobre 1870 – Roma, 5 marzo 1945) è stato un attore, comico e cantante italiano, specializzato nel genere teatrale della macchietta, di cui fu uno dei pionieri assoluti fra l'Ottocento e il Novecento[1][2][3].
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Figlio di un maestro elementare originario di Cosenza, intraprese la carriera teatrale nella propria città natale debuttando giovanissimo sulle assi dei palcoscenici dei varietà e dei cafè-chantant.[4]
Dotato di una voce robusta, esordì come canzonettista esibendosi nei locali della provincia del capoluogo campano, fino alla scrittura per le compagnie teatrali di Eduardo Scarpetta e Gennaro Pantalena, con le quali ebbe modo di farsi conoscere e approdare al Salone Margherita.[2][5]
Lo stile recitativo adottato durante l'esecuzione dei brani fece sì che Maldacea ne fornisse un'interpretazione satirica adatta alla caricatura dei personaggi trattati: nacquero così le macchiette, che Maldacea stesso così descrisse:[6]
«Come un disegnatore, mi ripromettevo di dare al pubblico un'impressione immediata schizzando il tipo, segnandolo rapidamente, rendendone i tratti salienti. Da ciò l'origine della parola macchietta, che è propria dell'arte figurativa: schizzo frettoloso, che renda con poche pennellate un luogo o una persona in modo da darne un'impressione efficace con la massima spontaneità caricaturale.»
A tal proposito, su di lui la critica fu spesso favorevole e largamente positiva. Così lo descriveva la Gazzetta Musicale di Milano edita da Ricordi nel dicembre 1903:[7]
«La macchietta non è cosa facile: richiede un grande spirito d'osservazione e d'intuito, una giusta misura ed una perfetta dizione. Maldacea sul palcoscenico è un cinematografo vivente: è il caricatuista e la caricatura. [...] Il tipo unicamente vero per la riproduzione della macchietta, [...] la voce, la scena, lo studio meticolosamente preciso nell'imitare, nei più minuti particolari, il personaggio che incarna; una rapidità prodigiosa nel cambiare truccatura, abiti accessori: insimma egli è un trasformista uso Fregoli, un dicitore compito.»
Nel periodo precedente la prima guerra mondiale furoreggiò nei teatri napoletani, divenendo uno degli attori più famosi della città. Tra i tipi o macchiette più celebri da lui interpretati figurano "Il Conte Flick", "'O jettatore", "il Superuomo", "'O Rusecatore", "l'Elegante": musicate da Vincenzo Valente e Salvatore Gambardella, le macchiette avevano tra gli autori nomi come Salvatore Di Giacomo, Trilussa, Rocco Galdieri e altri, che scrissero, spesso senza firmarsi, appositamente per Maldacea.[1]
Si produsse anche nel cinema, quasi sempre in parti da caratterista.
Morì a Roma il 5 marzo 1945.[2][5] Il comune di Napoli effettuò la traslazione dei suoi resti da Roma al cimitero di Poggioreale, dove si trovano in un viale, nei pressi della Congrega dei professori di Belle Arti.[3]
Una sua biografia è stata pubblicata nel volume In scena en travesti di Andrea Jelardi, con prefazione della critica del balletto Vittoria Ottolenghi che scrive di lui:[8]
«Non c'è dubbio che Nicola Maldacea sia stato uno dei più grandi interpreti en travesti dello spettacolo italiano poiché nelle macchiette in cui vestiva abiti femminili riusciva a rendere alla perfezione il personaggio, dandone non solo una caratterizzazione esteriore, ma soprattutto un'interpretazione psicologica e caratteriale. Di questa sua vocazione - straordinaria e di grande modernità per l'epoca in cui visse - avrei voluto si trattasse ampiamente nell'Enciclopedia dello Spettacolo, ma all'epoca in cui io stessa collaborai alla realizzazione di tale monumentale opera, del grande artista si ricordavano solo in pochi e fu oltremodo difficile sia approfondire l'argomento che reperire le relative immagini.»
Filmografia parziale
[modifica | modifica wikitesto]- Re burlone, regia di Enrico Guazzoni (1935)
- I due sergenti, regia Enrico Guazzoni (1936)
- Amazzoni bianche, regia di Gennaro Righelli (1936)
- Ballerine, regia di Gustav Machatý (1936)
- Trenta secondi d'amore, regia di Mario Bonnard (1936)
- Re di denari, regia di Enrico Guazzoni (1936)
- Napoli verde-blu, regia di Armando Fizzarotti (1936)
- Ho perduto mio marito, regia di Enrico Guazzoni (1936)
- L'albero di Adamo, regia di Mario Bonnard (1936)
- I fratelli Castiglioni, regia di Corrado D'Errico (1937)
- Nina, non far la stupida, regia di Nunzio Malasomma (1937)
- Fermo con le mani!, regia di Gero Zambuto (1937)
- Il feroce Saladino, regia di Mario Bonnard (1937)
- È tornato carnevale, regia di Raffaello Matarazzo (1937)
- I due misantropi, regia di Amleto Palermi (1937)
- Il fu Mattia Pascal, regia di Pierre Chenal (1937)
- Ettore Fieramosca, regia di Alessandro Blasetti (1938)
- Inventiamo l'amore, regia di Camillo Mastrocinque (1938)
- Le due madri, regia di Amleto Palermi (1938)
- Luciano Serra pilota, regia di Goffredo Alessandrini (1938)
- I figli del marchese Lucera, regia di Amleto Palermi (1938)
- Per uomini soli, regia di Guido Brignone (1938)
- Marionette, regia di Carmine Gallone (1938)
- Eravamo sette sorelle, regia di Mario Mattoli (1938)
- Napoli d'altri tempi, regia di Amleto Palermi (1938)
- Partire, regia di Amleto Palermi (1938)
- L'allegro cantante, regia di Gennaro Righelli (1938)
- Il socio invisibile, regia di Roberto Roberti (1939)
- Papà Lebonnard, regia di Jean de Limur e Marcello Albani (1939)
- Ultima giovinezza, regia di Jeff Musso (1939)
- Napoli che non muore, regia di Amleto Palermi (1939)
- La vedova, regia di Goffredo Alessandrini (1939)
- Kean, regia di Guido Brignone (1940)
- Ecco la felicità, regia di Marcel l'Herbier (1940)
- Il ponte dei sospiri, regia di Mario Bonnard (1940)
- Il signore della taverna, regia di Amleto Palermi (1940)
- Lucrezia Borgia, regia di Hans Hinrich (1940)
- Miseria e nobiltà, regia di Corrado D'Errico (1940)
- È caduta una donna, regia di Alfredo Guarini (1941)
- Tosca, regia di Jean Renoir (1941)
- Una volta alla settimana, regia di Ákos Ráthonyi (1941)
- Notte di fortuna, regia di Raffaello Matarazzo (1941)
- Villa da vendere, regia di Ferruccio Cerio (1941)
- Primo amore, regia di Carmine Gallone (1941)
- Amore imperiale, regia di Alessandro Wolkoff (1941)
- Arriviamo noi!, regia di Amleto Palermi (1942)
- Carmen, regia di Christian-Jaque (1942)
- Una signora dell'Ovest, regia di Carl Koch (1942)
- L'usuraio, regia di Harry Hasso (1942)
- La fortuna viene dal cielo, regia di Ákos Ráthonyi (1942)
- Maria Malibran, regia di Guido Brignone (1942)
- La principessa del sogno, regia di Roberto Savarese (1942)
- Casanova farebbe così!, regia di Carlo Ludovico Bragaglia (1942)
- Giorno di nozze, regia di Raffaello Matarazzo (1942)
- Nessuno torna indietro, regia di Alessandro Blasetti (1943)
- Silenzio, si gira!, regia di Carlo Campogalliani (1943)
- Il cappello da prete, regia di Ferdinando Maria Poggioli (1944)
- Il fiore sotto gli occhi, regia di Guido Brignone (1944)
- Vietato ai minorenni, regia di Mario Massa (1944)
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b Federico Petriccione, La Macchietta satirica e Nicola Maldacea, in Comoedia, n. 1, Milano, Rizzoli, gennaio-febbraio 1931, pp. 37-40.
- ^ a b c Nicola Maldecea, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- ^ a b Antonio Sacco, Il papà della macchietta, in Corriere del Mezzogiorno, 29 ottobre 2020.
- ^ Nino Masiello, Tempo di Maggio. Teatro popolare del '900 a Napoli, Tullio Pironti, 1994, p. 35, ISBN 8879371304.
- ^ a b Vittorio Paliotti, La Macchietta, Bideri, 1977, p. 13.
- ^ a b Sergio Lori, Il varietà a Napoli, Roma, Newton & Compton, pp. 8-9.
- ^ a b Nicola Maladacea, in Musica e Musicisti. Gazzetta Musicale di Milano, n. 12, Ricordi & C, dicembre 1903.«La macchietta non è cosa facile: richiede un grande spirito d'osservazione e d'intuito, una giusta misura ed una perfetta dizione. Maldacea sul palcoscenico è un cinematografo vivente: è il caricatuista e la caricatura. [...] il tipo unicamente vero per la riproduzione della macchietta [...] la voce, la scena, lo studio meticolosamente preciso nell'imitare, nei più minuti particolari, il personaggio che incarna; una rapidità prodigiosa nel cambiare truccatura, abiti accessori: insimma egli è un trasformista uso Fregoli, un dicitore compito.»
- ^ a b Andrea Jelardi, In scena en travesti, prefazione di Vittorio Ottolenghi, Roma, Edizioni Libreria Croce, 2009.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Nicola Maldacea, Memorie di Nicola Maldacea, Napoli, Bideri, 1933.
- Sergio Lori, Il varietà a Napoli, Roma, Newton & Compton, 1996, ISBN 888183460X.
- Francesco Possenti, I teatri del primo Novecento, Orsa Maggiore Editrice, 1987.
- Vittoria Ottolenghi, prefazione, in Andrea Jelardi, In scena en travesti - il travestitismo nello spettacolo italiano, Roma, Edizioni Libreria Croce, 2009.
- Antonio Sciotti, I Divi della Canzone Comica, Napoli, Arturo Bascetta Editore, 2021, pp. 191-220.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Nicola Maldacea
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Maldacèa, Nicola, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- Maldacèa, Nicòla, su sapere.it, De Agostini.
- Stefania Chiocchini, MALDACEA, Nicola, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 68, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2007.
- Nicola Maldacea, in Archivio storico Ricordi, Ricordi & C..
- (EN) Nicola Maldacea, su Discogs, Zink Media.
- (EN) Nicola Maldacea, su MusicBrainz, MetaBrainz Foundation.
- Nicola Maldacea, su MYmovies.it, Mo-Net Srl.
- (EN) Nicola Maldacea, su IMDb, IMDb.com.
- Federico Petriccione, La Macchietta satirica e Nicola Maldacea, in Comoedia, n. 1, Milano, Rizzoli, gennaio-febbraio 1931, pp. 37-40.
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