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Museo del paesaggio - Wikipedia Vai al contenuto

Museo del paesaggio

Coordinate: 45°55′23.05″N 8°32′57.16″E
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Museo del paesaggio
Ingresso di Palazzo Viani-Dugnani
Ubicazione
StatoItalia (bandiera) Italia
LocalitàVerbania
IndirizzoVia Ruga, 44 e Via Ruga 44, 28922 Verbania
Coordinate45°55′23.05″N 8°32′57.16″E
Caratteristiche
Tipopittura, scultura, fotografia, archeologia
CollezioniSculture, Quadri, Fotografie, Reperti archeologici
Istituzione1909
FondatoriAntonio Massara[1]
Apertura1914
ProprietàMuseo del Paesaggio Ente Morale
GestioneMuseo del Paesaggio Ente Morale
Visitatori6 970 (2022)
Sito web

Il Museo del Paesaggio è fondato nel 1909 a Pallanza su iniziativa di Antonio Massara e dell'associazione Pro Verbano.[2]

Nato come "Museo storico artistico del Verbano e delle Valli adiacenti", è ufficialmente inaugurato il 19 settembre 1909, con una "Mostra Storico Artistica Regionale" ospitata nelle sale dell'antica Casa Viani, messa a disposizione dal Comune di Pallanza. Presto trasferitosi nelle sale dell'Asilo Comunale, il Museo trova la sua definitiva collocazione nel 1914 presso la sede di Palazzo Viani Dugnani, di proprietà comunale. In questa occasione cambia anche l'intitolazione dell'istituzione, che diventa "Museo del paesaggio": con il termine "paesaggio" il fondatore Massara intente "non il cliché stereotipo dei panorami naturali, ma l'aspetto intimo e profondo e continuamente mutabile sotto l'impronte della vita umana, della visibile scena del mondo"[3]. Tra le prime iniziative ideate da Antonio Massara c'è la Galleria d'arte del Paesaggio, destinata a ospitare vedute del territorio realizzate da artisti ottocenteschi e contemporanei, la cui formazione è favorita da alcune importanti donazioni e dal mecenatismo di alcune importanti figure, tra le quali Marco De Marchi[4].

Dopo un periodo di crisi che segue la morte del fondatore, l'attività del Museo riacquista vigore verso la fine degli anni trenta. Dopo la morte di Paolo Troubetzkoy (1938) e rispettando la volontà dell'artista, i suoi eredi donano al Museo tutte le opere conservate nello studio parigino di Neuilly-sur-Seine e in quello alla Cà Bianca di Suna[5]. Nel 1939, con la nascita della città di Verbania, il Museo acquisisce le opere d'arte già conservate nella Sala Storica Intrese, tra le quali diversi lavori di Luigi Litta e di Daniele Ranzoni[6].

Un'altra stagione di crescita e rinnovamento investe il Museo del paesaggio a partire dagli anni sessanta, grazie alla stretta collaborazione che si instaura con la Soprintendenza alle Gallerie del Piemonte, guidata da Noemi Gabrielli, e soprattutto grazie a un nuovo gruppo di volontari, animati da Gianni Pizzigoni, che dal 1972 è incaricato dal Comune di Verbania di riorganizzare l'istituzione[7]. Da questo momento il Museo organizza annualmente importanti esposizioni e cura pubblicazioni dedicate ad artisti locali e no, approfondendo in maniera sempre più incisiva il legame tra il territorio e le collezioni del Museo.

Nel frattempo le collezioni seguitano ad arricchirsi. Nel 1961 giungono al Museo i materiali archeologici scavati a Ornavasso nell'ultimo decennio dell'Ottocento da Enrico Bianchetti[8]. Nel 1979 Egle Rosmini, compagna di Arturo Martini, offre cinque sculture dell'artista proponendo inoltre l'acquisto di un cospicuo numero di opere, che viene portato a termine grazie a un contributo regionale l'anno successivo. Nel 1980 giungono anche le opere di Giulio Branca, nativo di Cannobio, donate dagli eredi dell'artista. Diciannove dipinti di Mario Tozzi entrano a far parte delle collezioni nel 1996, donate dal fratello del pittore sulla scorta del successo della mostra dedicata all'artista l'anno precedente.

Nello stesso anno la pittrice Elide Ceretti dispone, nel suo testamento, il lascito al Museo di tutte le sue opere (più di novecento dipinti) e il complesso della sua abitazione, perché diventi uno spazio didattico[9]. Dopo la morte dell'artista, Casa Ceretti è ristrutturata e diventa la sede del Museo destinata agli eventi espositivi legati al contemporaneo, alle residenze d’artista e a diverse attività laboratoriali e di sperimentazione e ricerca artistica.

Le collezioni

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La parte dedicata alla pittura ospita alcuni affreschi risalenti al XV secolo e dipinti dal XV al XX secolo, la maggior parte di origine lombarda o piemontese compresi tra il tardo XVIII secolo e il tardo XIX secolo. Tra gli autori presenti Daniele Ranzoni, Guido Boggiani, Carlo Fornara, Luigi Bolongaro e Mario Tozzi[10].

Nella sezione scultura occupa una posizione di rilievo la gipsoteca Troubetzkoy, che raccoglie 342 opere tra lavori preparatori in gesso e sculture di marmo, bronzo, cera e terracruda dell'artista verbanese di origine russa, donate, per suo espresso desiderio, al museo dagli eredi dopo la sua morte.[11]. Il museo ospita anche alcune significative opere di Giulio Branca e di Arturo Martini[12].

Fotografia e grafica

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In contemporanea all’organizzazione di alcuni importanti eventi espositivi (nel 1983 la mostra “Quattro a Verbania” e nel 1985 “Paolo Monti. Laboratorio ossolano”), prende avvio l’istituzione di una sezione fotografica, tesa a raccogliere documentazione in grado di illustrare il territorio del Verbano nelle trasformazioni subite dal suo paesaggio e nella vita dei suoi abitanti. A partire dal 1982 il Museo inizia quindi a raccogliere materiale sia professionale (realizzato da autori ampiamente storicizzati o da fotografi locali meno conosciuti) sia amatoriale. La collezione è stata incrementata sino agli anni novanta, con periodici acquisti presso privati e collezionisti e grazie a preziose donazioni. Il fondo è oggi costituito da circa 15 000 unità, tra positivi e negativi (negativi su vetro e su pellicola, ferrotipi, stampe alla gelatina ai sali d'argento, all'albumina, autocromie). Le fotografie coprono un arco cronologico che va dalla metà del XIX secolo fino agli anni novanta del Novecento. Nella varietà dei soggetti, si possono identificare diversi nuclei tematici: eventi di storia locale (guerra, scuola, feste, sport, forme devozionali), paesaggio del Verbano, patrimonio artistico locale e nazionale, immagini che documentano i precedenti allestimenti e le opere del Museo, ritratti fotografici di personaggi celebri o di personalità locali, fotografie di famiglia[13]. Al momento, tutto il materiale è in fase di riordino e catalogazione.

La sezione grafica comprende oltre 200 stampe e disegni di vario tipo[12].

Il museo comprende una sezione staccata di archeologia presso il municipio del comune di Ornavasso nella quale sono conservati i reperti rinvenuti da Enrico Bianchetti nel corso degli scavi che portarono alla luce due necropoli appartenenti ai Leponzi nel comune di Ornavasso. Un primo gruppo di tombe in località S. Bernardo alla fine dell'Ottocento e risalenti al II-I secolo a.C. e un secondo gruppo di tombe in località "In Persona" e comprendenti 165 tombe risalenti al I secolo a.C.-I secolo d.C., che furono donate nel 1961 al museo[14]. I reperti conservati comprendono ornamenti femminili in oro, argento e pasta vitrea e spade celtiche in ferro, punte di lancia e giavellotti, oggetti di uso quotidiano, come ceramiche di produzione locale e più raffinate di importazione dall'Italia e vasellame in bronzo di produzione etrusca. Provenienti dalle tombe più recenti di In Persona ci sono anche spade simili a quelle romane e con foderi in legno con rinforzi metallici in punta (invece di essere sospese con anelli come in quelle celtiche[15]).

Nelle tombe più recenti scarseggiano gli oggetti di lusso, segno dell'integrazione del territorio nell'impero romano e la perdita di potere delle comunità locali[15]. Tra i reperti ci sono inoltre numerose collezioni di monete romane[15].

Sono inoltre conservate iscrizioni in lingua leponzia, scritte con caratteri etruschi modificati, la maggior parte delle quali provenienti da vasi.[15]

  1. ^ http://www.museodelpaesaggio.it/wp-content/uploads/2017/11/STATUTO_approvato_17_11_23_ci.pdf
  2. ^ http://www.museodelpaesaggio.it/museo/la-storia/
  3. ^ Antonio Massara, Il Museo del paesaggio in Pallanza, in Pagine d'arte, vol. 4.
  4. ^ Museo del Paesaggio 1909-1979, 1979.
  5. ^ Gianni Pizzigoni, La gipsoteca Paolo Troubetzkoy, in Paolo Troubetzkoy 1866-1938, catalogo della mostra, Torino, Il Quadrante. 1990, pp. 269-273.
  6. ^ Stefano Martinella, Un museo per il paesaggio, in Cinquanta capolavori del Museo del Paesaggio, Verbania, Museo del Paesaggio, 2019, pp. 11-15.
  7. ^ L. Luisi in Museo del Paesaggio 1909-1919, pp. 67-99.
  8. ^ Paola Piana Agostinetti, La necropoli di Ornavasso, in Sezione Archeologia "Enrico Bianchetti" del Museo del Paesaggio, Verbania, Museo del Paesaggio, 2019, pp. 6-7.
  9. ^ Elide a Casa Ceretti, a cura di Stefano Martinella, Verbania, Museo del Paesaggio, 2018.
  10. ^ VCO Musei, p. 7.
  11. ^ Copia archiviata, su museodelpaesaggio.it. URL consultato il 30 maggio 2018 (archiviato dall'url originale il 19 gennaio 2019).
  12. ^ a b VCO Musei, p. 8.
  13. ^ Fondo fotografico del Museo del Paesaggio, su censimento.fotografia.italia.it. URL consultato il 2 novembre 2020 (archiviato dall'url originale il 21 ottobre 2020).
  14. ^ Mandolesi 2006, p. 266.
  15. ^ a b c d Mandolesi 267.
  • Museo del Paesaggio 1909-1979, Verbania, Assessorato Cultura e Istruzione, 1979.
  • Gianni Sciolla, Atlante dei musei piemontesi. Il Museo del Paesaggio di Pallanza (PDF), in Cronache economiche, n. 4, Torino, Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Torino, 1981, pp. 3-16.
  • Verbano Cusio Ossola Musei presente e futuro, Verbania, Provincia del Verbano Cusio Ossola, 2004.
  • Alessandro Mandolesi, Paesaggi Archeologici del Piemonte e della Valle d'Aosta, Torino, Fondazione CRT, 2007.
  • Sara Abram, 5.2 - Un'inedita interpretazione della tutela: il Museo del Paesaggio di Pallanza (PDF), in Il patrimonio cittadino tra vocazioni storiche e istanze di rinnovamento. I musei civici in Piemonte, relatore Massimo Ferretti, Scuola Normale Superiore, anno accademico 2010-2011, pp. 174-182.
  • Paolo Troubetzkoy. La collezione del Museo del Paesaggio, a cura di Federica Rabai e Roberto Troubetzkoy Hahn, Verbania, Museo del Paesaggio, 2017.
  • Stefano Martinella, Cinquanta capolavori del Museo del Paesaggio, Verbania, Museo del Paesaggio, 2019.

Altri progetti

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Collegamenti esterni

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