Filippo Monti
Filippo Monti (Faenza, 10 gennaio 1928 – Faenza, 15 dicembre 2015) è stato un architetto e scrittore italiano.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]«Il rispetto del passato e la speranza di quello che verrà: questo è il fondamento della mia architettura.»
Istruzione
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1942 si iscrive all'Istituto Tecnico per Geometri di Faenza dove consegue il Diploma nel 1947.
Volendo aspirare a discipline più artistiche, tra il 1947 e il 1948 si dedica alla pittura. Esegue ritratti e studi di figura ora conservati in collezioni private. Si avvicina alla scuola artistica di Faenza e, in particolare, viene seguito dall'incisore e pittore Francesco Nonni. Trova riferimenti anche nell'opera di Giovanni Romagnoli e di Franco Gentilini ma i modelli più diffusi sono ancora quelli del periodo tra le due guerre e questo contribuisce a far scemare i suoi interessi.
Le difficoltà che l'attività come pittore gli avrebbero certamente comportato, lo spingono, nel 1948, ad iscriversi alla Facoltà di Architettura di Firenze, dove trova un ambiente chiuso e difficile. I docenti non gli forniscono una direzione compositiva sicura e, per sua testimonianza, lasciano gli studenti in balia delle loro idee immature. Segue con interesse il Corso di Disegno dal Vero tenuto da Carlo Maggiora che richiede un certo rigore e gli permette, attraverso il disegno, un'analisi approfondita dei materiali. Decisivo è l'incontro con Adalberto Libera, giunto alla Facoltà di Architettura di Firenze da Roma nel 1952 come Professore Straordinario di Composizione. Libera lo incoraggia e sottopone i suoi progetti ad approfondite e costruttive analisi. I maestri del Movimento Moderno sono poco considerati in Facoltà e Monti è costretto a ricercare e studiare autonomamente. Legge, si informa attraverso le riviste e quando gli è possibile visita le opere di alcuni grandi maestri contemporanei. ln prima battuta è certamente Adolf Loos a colpirlo maggiormente per la sua concezione dello spazio interno e per l'asciuttezza espressiva. Poi, si avvicina all'opera e alle teorizzazioni di Le Corbusier. Saranno, comunque, Richard Neutra e Ludwig Mies van der Rohe a lasciargli l'eredità più consistente. Nel 1953 vince una borsa di studio con destinazione gli Stati Uniti ma l'ammontare del premio non è sufficiente ad una esperienza del genere e Monti è costretto a rinunciarvi.
Nel 1954 elabora e discute la Tesi di Laurea, che ha per tema un velodromo coperto con tensostrutture, sotto la guida di Adalberto Libera. Appena laureato segue Libera a Roma per partecipare congiuntamente al concorso per il velodromo coperto delle Olimpiadi del 1960. Motivazioni contingenti lo conducono a una nuova rinuncia.
Carriera
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1955 Monti torna a Faenza dove insegna, fino al 1958, Disegno Geometrico presso la Scuola di Arti e Mestieri o Scuola di Disegno. Qui ha la possibilità di lavorare a fianco del suo grande amico, il pittore, scultore e ceramista Domenico Matteucci, insegnante di Plastica Ornamentale. Il sodalizio tra Monti e il più maturo Matteucci era nato da tempo e, attraverso collaborazioni e vicendevoli partecipazioni artistiche e ideali, continuerà fino alla morte dell'artista, sotto il segno di una reciproca stima. ln questi anni, partecipa a diversi concorsi nazionali, vincendo nel 1957 il Primo Premio nel concorso per la Chiesa di S. Vincenzo de' Paoli a Bologna. Il progetto è particolarmente apprezzato e difeso in commissione da Giuseppe Vaccaro e, soprattutto, da Luigi Figini. Con quest'ultimo nasce una sincera amicizia che porta i due architetti a visitare le opere dei grandi maestri del Razionalismo europeo. Si dedica alla progettazione di diverse abitazioni a Forlì e per il piano INA CASA ma è certamente nei concorsi che Monti riesce ad esprimersi nel modo più compiuto e maturo. Nel 1959, con l'amico architetto Arturo Locatelli, partecipa al concorso per il nuovo Piano Regolatore Generale della città di Faenza, presentando idee innovative soprattutto nel campo della viabilità e degli spazi pedonali. Edoardo Detti segue con interesse il progetto dei suoi due ex studenti ma la loro scelta di criticare in modo aperto la realizzazione della circonvallazione a monte, già in fase di realizzazione, lo spingerà a rinunciare alla sua partecipazione al concorso. Il 1959 è, inoltre, l'anno della progettazione dell'Albergo Bellevue di Milano Marittima.
Del 1960 è la prima opera faentina: la casa Alberghi Grossi. Da questo momento la sua opera si svolgerà quasi esclusivamente nel territorio faentino. Sono di questi anni le prime opere ispirate alla domus pompeiana: la casa Rovelli e l'Asilo Materno di Granarolo Faentino. L'idea di una dematerializzazione dell'architettura inizia a caratterizzare il suo lavoro.
Tra il 1964 e il 1971 partecipa al Consiglio Direttivo della Sezione Faentina di Italia Nostra. Sono gli anni della prima maturità, caratterizzati da una esibita plasticità compositiva e da due tra le più significative opere del suo linguaggio e della sua poetica: il complesso residenziale S. Margherita e il Night Club Woodpecker di Milano Marittima. Sono anche gli anni di due importanti opere quali la sua stessa casa e la seconda casa Porisini. Senza esito rimane il suo progetto per il Concorso per il Nuovo Palazzo dello Sport di Firenze.
Tra il 1972 e il 1980 Monti torna ad una architettura meno segnata dalla componente plastica. Una maggiore semplicità geometrica connota, infatti, l'opera più significativa di questo periodo: il complesso residenziale di via Ferrari a Faenza. Sono di questi anni opere come la casa Sassi e il complesso ad appartamenti "Le Logge", in cui il rapporto con la natura è ampiamente ricercato e risolto con interventi leggeri e quasi minimali. Nella quasi generale incomprensione locale, Monti radicalizza sua concezione della "casa come tenda" e con essa un concetto di provvisorietà e caducità dell'architettura.
Forse anche per le sue idee innovative, dal 1981 Monti vive un periodo di crisi professionale. Poche sono le committenze, e si segnala, nel 1985, la costruzione degli uffici per Ciba Leasing.
A risollevare la mancanza di committenze private, tra il 1986 e il 1995, sono significativi incarichi pubblici o da parte di enti: quello per il Palazzo delle Poste e Telegrafi di Faenza, quello per la ristrutturazione della Camera di Commercio di Ravenna, progettata nel 1953 dall'architetto Antonino Manzone, e quello per il nuovo Palazzo delle Esposizioni di Faenza. ln alcune opere di ristrutturazione Monti concentra e distilla sapienze costruttive e magistrali attenzioni ai dettagli.
Tra il 1996 e il 2004 vive un decennio difficile sia sul piano professionale sia su quello umano, segnato dalla prematura scomparsa della figlia Anna Rita. A lavori di piccola entità Monti alterna un lavoro di traduzione della Divina Commedia in dialetto romagnolo che concluderà nel 2003. L'intera opera, pubblicata da una tipografia locale, raccoglie apprezzamenti anche in ambito accademico. Il suo lavoro viene segnalato in modo sempre più significativo dalla critica: nel 1996 la rivista "Polis" gli dedica una parte monografica e nel 2003 esce il volume—intervista "Filippo Monti in conversazione con Franco Bertoni".
Dopo un lungo periodo di silenzio, l'architetto riceve di nuovo le attenzioni della più avvertita committenza locale. Del 2005 è la casa Boscherini e in fase di costruzione sono la casa Gargiulo e la ristrutturazione di casa D'Atri.
Alla fine della sua carriera, assieme all'architetto Ennio Nonni si avvicina alla ceramica e crea una collezione di vasi scultura che sono esposti nella sua prima e unica mostra alla Bottega Bertaccini di Faenza nel dicembre 2015.
Pensiero
[modifica | modifica wikitesto]Opere
[modifica | modifica wikitesto]Architettura
[modifica | modifica wikitesto]- Discoteca Woodpecker a Milano Marittima.
- Palazzo delle Poste a Faenza.
Letteratura
[modifica | modifica wikitesto]- La Divina Commedia in romagnolo:
- E' Purgatori (1996);
- L'Inféran (1997);
- E' Paradis (2003).
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Gabriele Lelli, L’architettura moderna a Faenza, in «Polis. Idee e cultura nelle città: Faenza», Anno II, n.8, 1996, Milano
- Franco Bertoni, In conversazione con Filippo Monti, Faenza, 2003, ISBN 8881521032
- Franco Bertoni, Davide Rava, Filippo Monti architetto, Faenza, 2009
- Vittorio Maggi, Ennio Nonni, Faenza 100 anni di edilizia - un novecento da ricordare (secondo volume), Faenza, 2011
- Maria Tampieri, FabLab Faenza, Fototeca Manfrediana, GAF, abitare monti, composizioni residenziali, omaggio a Filippo Monti (1928 – 2015), Faenza, 2017
- Viola Emaldi, Filippo Monti, Ennio Nonni ceramiche/ceramics, Faenza, 2017, ISBN 9788894017847
- Ennio Nonni, la casa dell'artista, in «Polis. Idee e cultura nelle città: Faenza» Anno II n. 8, 1996, Koinè Editrice Milano
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