Oinoanda
Oinoanda Οἰνόανδα Wiyanawanda | |
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Il teatro Greco-Romano a Oinoanda | |
Utilizzo | città |
Localizzazione | |
Stato | Turchia |
Provincia | Muğla |
Mappa di localizzazione | |
Oinoanda (o Oenoanda o Enoanda, in greco antico: Οἰνόανδα?, Oinóanda, in luvio Wiyanawanda), situata in Licia, nella regione della Milias, nella parte alta della valle del fiume Xanthos,[1] era la più meridionale della tetrapoli guidate da Cibira nel periodo ellenistico, sciolta da Lucio Licinio Murena nell'84 a.C., momento in cui Oinoanda entrò a far parte della koinon di Licia,[2] come le iscrizioni dimostrano chiaramente. Dal 43 a.C. fu annessa alla provincia di Licia e Panfilia.
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]Il nome del luogo è Wiyanawanda (dall'ittita wiyana "vino, vite") come si evince da documenti ittiti riguardanti una campagna militare contro Awarna (Xanthos), una città dei paesi di Lukka.[3] L'antica storia del primo insediamento del tredicesimo secolo a.C. è sconosciuta nonostante un'esplorazione svolta, col permesso delle autorità turche, dalla B.I.A.A. nel 1974-76.[4][5]
Il sito fu notato la prima volta da Hoskyns e Forbes, nel 1841, che ne pubblicarono la descrizione sul Journal of the Royal Geographical Society[6]. È famosa per l'iscrizione filosofica dell'epicureo Diogene, e recuperata in frammenti, apparentemente dalla stoà che non si può dimostrare eretta da lui stesso.[7] La stoà di Diogene fu smantellata nella seconda metà del III secolo d.C. per fare spazio ad un muro difensivo. In precedenza il sito non era fortificato.[8]
Oinoanda fu poi sostituita dal villaggio medievale oggi noto come Incealiler, che in parte ricopre l'antico sito.
Prove dell'esistenza di un ponte risalente agli antichi Romani sono affiorate negli anni novanta.[9]
Nuovi scavi archeologici sono condotti in loco dall'Istituto archeologico germanico.[10]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Il sito si trova oggi in prossimità del villaggio turco di Incealiler.
- ^ Strabone, xiii.4.17.
- ^ Max Gander: Die geographischen Beziehungen der Lukka-Länder. Texte der Hethiter, Heft 27 (2010). ISBN 978-3-8253-5809-9. S.6
- ^ Alan Hall, "The Oenoanda Survey: 1974-76", Anatolian Studies 26 (1976:191-197).
- ^ L. Zgusta: Kleinasiatische Ortsnamen, Heidelberg 1984, p. 432;
- ^ Journal of the Royal Geographical Society, xii (1843)
- ^ C.W. Chilton, Diogenes of Oenoanda: The Fragments (1971); Hall 1976:196 nota 23.
- ^ Hall 1976:196.
- ^ N. P. Milner: "A Roman Bridge at Oinoanda", Anatolian Studies, Vol. 48 (1998), p.117–123
- ^ Istituto archeologico germanico Archiviato il 21 febbraio 2009 in Internet Archive.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Oinoanda
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Francesco Pellati, ENOANDA, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1932.
- J. J. Coulton, OINOANDA, in Enciclopedia dell'Arte Antica, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1996.
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