Economia viola

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L'economia viola è ciò che, in ambito economico, partecipa allo sviluppo sostenibile, mettendo in valore il potenziale culturale di beni e servizi.

«L'economia viola rimanda alla presa in considerazione del valore culturale in economia. Indica un'economia capace di adattarsi alla diversità umana nel contesto della globalizzazione e parte dalla dimensione culturale per valorizzare beni e servizi.»[1] Queste due tendenze, orizzontale e verticale, si rafforzano a vicenda. L'accrescimento della componente culturale legata ai prodotti è infatti legato alla vivacità culturale dei territori.[2][3]

Tale modello socioeconomico è stato presentato e patrocinato in sede UNESCO a Parigi l'11 ottobre 2011.[4]

Un'economia dei territori

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L'Appello internazionale del 7 giugno 2020[5][6][7], firmato da architetti,[8] esperti agro-alimentari, premi Nobel per l'economia e leader di organizzazioni internazionali[9], la definisce come un'economia dei territori. Coloro «che meglio conserveranno gli elementi originali della loro identità potranno beneficiare di reali “vantaggi competitivi”, se riusciranno a valorizzarli. Il rinnovamento culturale del nostro ambiente circostante non implica tuttavia un disinteresse ciò che è lontano. L’interesse per le altre culture e la necessità di conoscerle meglio non potranno che crescere nel mondo che verrà.» Da questo punto di vista, l'economia viola è di natura universale. «Tutti i territori, anche i meno dotati in termini economici e tecnologici, possono avere un messaggio culturale da trasmettere. Si tratta di offrire a ciascuno di essi la possibilità di valorizzare, in un mondo la cui omologazione porta verso un impoverimento, ciò che di unico ciascuno possiede.»[5][6][7]

Potenziamento del valore culturale

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Il contesto dell'economia viola è quello di un'importanza crescente del valore culturale nella società contemporanea.[10] Tra i fattori citati, si ricordano:[11] un nuovo equilibrio economico e politico a livello globale, a favore dei Paesi emergenti, il ritorno agli ambienti locali (percepiti nuovamente come fonte di stabilità), nuove forme di rivendicazione (in seguito al collasso delle grandi ideologie), una domanda sempre maggiore di qualità da parte della società, fondata su consumi culturali (che vanno di pari passo con le logiche di democratizzazione, individualizzazione e allungamento della vita umana), l’innovazione (che presuppone uno spirito culturale, di interdisciplinarità, propizio alla serendipità), ecc.

Campo di applicazione

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L'economia viola ha carattere trasversale, nel senso che essa valorizza tutti i beni e i servizi, indipendentemente dal settore, partendo dalla dimensione culturale. L'economia della sensorialità ed esperienziale sono per esempio un campo di applicazione.[11][12]

Si differenzia dall'economia della cultura, che è fondata invece su una logica settoriale[non chiaro].

Nel giugno 2013 sono state pubblicate le conclusioni di un primo gruppo di lavoro interistituzionale sull'economia viola, cui hanno contribuito esperti facenti parte di UNESCO, OCSE, Organizzazione internazionale della francofonia, ministeri francesi, imprese e società civile. Il documento sottolinea l'impatto del fenomeno della culturalizzazione, che interessa ormai tutta l'economia, con i relativi effetti sull'impiego e sulla formazione. Il rapporto distingue inoltre tra occupazioni viola e professioni violificanti: le prime sono direttamente collegate all'ambiente culturale in ragione della loro finalità (si pensi per esempio a urbanisti e arredatori), mentre le seconde sono semplicemente chiamate a evolvere per effetto della culturalizzazione (vengono citate ad esempio le funzioni delle risorse umane e le funzioni di marketing e comunicazione).[13]

Un secondo documento di riferimento, pubblicato nel giugno 2017[11], cita diversi aspetti dell'ambiente umano in cui l'economia può recare un beneficio culturale: apprendistato, architettura, arte, colori, etica, immaginario, patrimonio, svago, competenze sociali, singolarità, ecc.

Il termine è apparso in Francia nel 2011, in occasione della pubblicazione di un manifesto[14] su Le Monde.fr. Tra i firmatari[15] si contano gli amministratori dell'associazione Diversum[16], che ha organizzato a Parigi, nell'ottobre 2011, il primo Forum internazionale dell'economia viola, sotto il patrocinio dell'UNESCO, del Parlamento europeo e della Commissione europea.[17] Il concetto è stato inventato da Jérôme Gouadain, che lo ha teorizzato attraverso l'associazione Diversum e poi grazie al Prix Versailles.[1][18]

Collegamento allo sviluppo sostenibile

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L'economia viola sottolinea la presenza di esternalità: l'ambiente culturale cui attingono gli agenti e su cui essi a loro volta lasciano un'impronta è un bene comune. L'economia viola individua in tal modo nel fattore culturale uno dei fondamenti dello sviluppo sostenibile.

D'altronde, il fattore culturale è stato fin dal principio uno degli aspetti primari dello sviluppo sostenibile. La responsabilità sociale d'impresa trova infatti le proprie origini nel Patto internazionale relativo ai diritti economici, sociali e culturali, adottato dalle Nazioni Unite nel 1966.

Tale aspetto non è che uno dei fattori dello sviluppo sostenibile, oltre alle preoccupazioni legate all'ambiente naturale (economia verde) e a quelle legate all'ambiente sociale (economia sociale). La complementarità tra i diversi aspetti dell'economia sostenibile è stata ribadita ancora una volta nel 2015, con la pubblicazione di un appello[19][20] su Le Monde Économie alla vigilia della XXI Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici.

  1. ^ a b (FR) L'actualité vue par Jérôme Gouadain, promoteur du concept d’« économie mauve », su lejournaldesarts.fr, Le Journal des Arts, 3 ottobre 2011. URL consultato il 21 agosto 2020.
  2. ^ Discorso del Presidente del Senato alla giornata di approfondimento promossa dall'Università San Raffaele di Roma, su senato.it, 30 maggio 2022. URL consultato il 9 agosto 2022.
  3. ^ Economia e salute ai massimi livelli, due Nobel a confronto per la San Raffaele Business School, in Corriere dell'Umbria, 30 maggio 2022. URL consultato il 9 agosto 2022 (archiviato dall'url originale il 9 agosto 2022).
  4. ^ (FR) UNESCO Centre du patrimoine mondial, Première tribune internationale de l'Economie Mauve, su UNESCO Centre du patrimoine mondial. URL consultato l'8 agosto 2022.
  5. ^ a b Per un rinascimento culturale dell'economia, su corriere.it, Corriere della Sera, 7 giugno 2020. URL consultato il 21 agosto 2020.
  6. ^ a b (ES) “Por un renacimiento cultural de la economía”: el manifiesto de una veintena de intelectuales para una nueva época, su elpais.com, El País, 7 giugno 2020. URL consultato il 21 agosto 2020.
  7. ^ a b (FR) En dépit de son importance croissante, le culturel n’a pas suffisamment été pensé comme un écosystème, su lemonde.fr, Le Monde, 7 giugno 2020. URL consultato il 21 agosto 2020.
  8. ^ Jean Nouvel: l'architettura all'insegna della cultura e della sostenibilità, in Elle Decor, 3 aprile 2022. URL consultato il 9 agosto 2022.
  9. ^ Ferran Adrià, Massimiliano Alajmo, Elena Arzak, Rafael Aranda, Shigeru Ban, Massimo Bottura, Mariya Gabriel, Jérôme Gouadain, Ángel Gurría, Iris van Herpen, Kengo Kuma, Pascal Lamy, Eric Maskin, Jean Nouvel, Edmund Phelps, Renzo Piano, Anne-Sophie Pic, Carme Pigem, Christopher Pissarides, Zurab P'ololik'ashvili, David Sassoli, Vera Songwe, Jean-Noël Tronc, Ramón Vilalta.
  10. ^ (EN) Africa uncovers the potential of its purple economy, Università tecnologica Nanyang, 20 settembre 2021. URL consultato il 9 agosto 2022.
  11. ^ a b c Diversum, Gilles Andrier, Loïc Armand, Francesco Bandarin, Jérôme Bédier, Françoise Benhamou, Fouad Benseddik, Gilles Boëtsch, Dominique Bourg, Jérôme Gouadain, Maria Gravari-Barbas, Marc-Antoine Jamet, François Jullien, Pascal Lamy, Jacques Lévy, Gilles Lipovetsky, Françoise Montenay, Jean Musitelli, Patrick O'Quin, Philippe d'Ornano, Dominique Perrault, Marie-Hélène Plainfossé, Nicole Rouvet, «L'impronta culturale del settore cosmetico» (consultato il 26 febbraio 2018).
  12. ^ Le projet MAuVE | mauve, su mauve.univ-lille.fr. URL consultato l'8 agosto 2022.
  13. ^ Conclusioni del primo gruppo di lavoro interistituzionale sull'economia viola
  14. ^ (FR) L'économie mauve, une nouvelle alliance entre culture et économie, su lemonde.fr, Le Monde, 19 maggio 2011. URL consultato il 21 agosto 2020.
  15. ^ Jean-Jacques Aillagon, Bruno Bourg-Broc, Bernard Cerquiglini, Gilles Ciment, Joëlle Garriaud-Maylam, José Luís Dicenta Ballester, Renaud Donnedieu de Vabres, Mercedes Erra, Pierre-Antoine Gailly, Jérôme Gouadain, Claudie Haigneré, Jean-Hervé Lorenzi, Jean Musitelli, Alain-Dominique Perrin, Odile Quintin, Bernard Ramanantsoa, Jean-François Rial, Pierre Simon.
  16. ^ Bernard Cerquiglini, Joëlle Garriaud-Maylam, Jérôme Gouadain, Jean-Hervé Lorenzi, Jean Musitelli, Odile Quintin, Pierre Simon. Fonte
  17. ^ Sito Web del Forum internazionale dell’economia viola, su economie-mauve.org. URL consultato il 3 ottobre 2019 (archiviato dall'url originale il 7 settembre 2018).
  18. ^ (FR) Jérôme Gouadain, Versailles à l'international, su calameo.com, Versailles Magazine, ottobre 2017. URL consultato il 21 agosto 2020.
  19. ^ (FR) La réponse au réchauffement est aussi culturelle, su lemonde.fr, Le Monde Économie, 29 giugno 2015. URL consultato il 21 agosto 2020.
  20. ^ Firmato da: Pierre Bellon, Véronique Cayla, Bertrand Collomb, Pascal Colombani, Mercedes Erra, Emmanuel Faber, Pierre Fonlupt, Jean-Baptiste de Foucauld, Pierre-Antoine Gailly, Jérôme Gouadain, Philippe d'Iribarne, Pascal Lamy, Gilles Lipovetsky, Jean-Pierre Masseret, Gérard Mestrallet, Radu Mihăileanu, Jean Musitelli, Grégoire Postel-Vinay, Jean-Jack Queyranne, Odile Quintin, Bernard Ramanantsoa, Jean-François Rial, Franck Riboud, Michel de Rosen, Pierre Simon.

Voci correlate

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