Castello di Pietracervara
Castello di Pietracervara | |
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Sperone di roccia su cui si trovano i resti del castello | |
Ubicazione | |
Stato attuale | Italia |
Regione | Emilia-Romagna |
Città | Grezzo, frazione di Bardi |
Coordinate | 44°37′27.6″N 9°41′17.1″E |
Informazioni generali | |
Tipo | castello |
Inizio costruzione | entro il XIII secolo |
Materiale | pietra |
Condizione attuale | pochi ruderi |
Visitabile | no |
Informazioni militari | |
Funzione strategica | difesa della val Ceno |
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Il castello di Pietracervara, noto anche come castello di Grezzo e castello di Pancerveria,[2] era un maniero medievale, i cui ruderi sorgono su un blocco ferroso a picco sul torrente Ceno nella piccola località di Pietracervara di Grezzo, frazione di Bardi, in provincia di Parma.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]In epoca medievale a Grecio fu edificata una corte, che nel 1140 i piacentini cedettero a Gherardo da Cornazzano in cambio del vicino castello di Pietragemella.[3]
Nel 1216 Lanfranco da Cornazzano alienò tutti i diritti su Grezzo al marchese Guglielmo Pallavicino,[4] che li rivendette nello stesso anno al conte Alberico Landi.[5]
Nel 1268 i castelli di Bardi, Grezzo, Compiano, Montarsiccio, Pietracravina, Seno, Gravago e Zavattarello, tutti appartenenti a Ubertino Landi, furono utilizzati dal Conte, con l'aiuto di altri fuoriusciti piacentini, come basi d'attacco contro la città.[3]
Nel 1297 il Comune di Parma decretò che il maniero, in rovina in seguito agli scontri che opposero la città a Bologna, Ferrara e Reggio Emilia, non potesse più essere ricostruito.[6]
Nel 1335 la rocca fu citata tra i possedimenti dei Granelli e dei Lusardi, alleati dei Visconti; nei decenni seguenti fu acquisita nuovamente dai conti Landi[4] e nel 1412 Manfredo Landi ricevette conferma dell'investitura.[7]
Nella prima metà del XVI secolo il maniero, ormai abbandonato, fu abbattuto e nel 1525 il conte Agostino Landi donò alla mistica Margherita Antoniazzi parte delle pietre e del legname recuperati dalle rovine per la costruzione dell'oratorio della Santissima Annunziata di Caberra di Costageminiana.[2][8]
In seguito i ruderi delle fondazioni del castello, ancora ben visibili nella loro imponenza nel 1832, degradarono e furono pian piano completamente nascosti dalla vegetazione.[4]
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]Dell'antico castello, collocato sulla cima di un massiccio blocco ferroso a picco sul torrente Ceno, sopravvivono soltanto i ruderi di una parte delle monumentali fondamenta, celati dalla vegetazione circostante.[4]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Grezzo, su geo.regione.emilia-romagna.it. URL consultato il 22 gennaio 2019 (archiviato dall'url originale il 31 gennaio 2019).
- ^ a b Il castello di Grezzo o Pietracervara o Pancerveria (Bardi), su castellidellavalceno.it. URL consultato il 19 gennaio 2019.
- ^ a b Poggiali, p. 316.
- ^ a b c d Romagnoli, p. 386.
- ^ La Famiglia Landi, su castellodirivalta.it. URL consultato il 23 gennaio 2019 (archiviato dall'url originale il 28 aprile 2019).
- ^ Affò, p. 111.
- ^ Cengarle, p. 136.
- ^ Venerabile Margherita Antoniazzi la 'Devota', su santiebeati.it. URL consultato il 22 gennaio 2019.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Ireneo Affò, Storia della città di Parma, Tomo quarto, Parma, Stamperia Carmignani, 1795.
- Federica Cengarle, Immagine di potere e prassi di governo, Roma, Viella, 2006, ISBN 9788883341991.
- Cristoforo Poggiali, Memorie storiche della città di Piacenza compilate dal proposto Cristoforo Poggiali, Tomo V, Piacenza, per Filippo G. Giacopazzi, 1758.
- Daniela Romagnoli, I castelli e la vita cortese, in Storia di Parma, Volume III Tomo 2 Parma medievale Economia, società, memoria, Parma, Monte Università Parma Editore, 2011, ISBN 978-88-7847-390-4.
- Luciano Scarabelli, Istoria Civile dei Ducati di Parma Piacenza e Guastalla, Volume I, 1846.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
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