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Caproni PS.1

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Caproni PS.1
Descrizione
Tipoaereo da turismo sportivo
Equipaggio1-2
ProgettistaCesare Pallavicino
CostruttoreItalia (bandiera) Caproni CAB
Data primo volo1934
Esemplari2
Dimensioni e pesi
Lunghezza7,19 m
Apertura alare10,41 m
Altezza2,1 m
Superficie alare17,54
Peso a vuoto659 kg
Peso carico1 078 kg
Passeggeri2-3
Capacità combustibile160 L
Propulsione
Motoreun Fiat A.70
Potenza205 CV (151 kW)
Prestazioni
Velocità max261 km/h (141 kt)
Velocità di stallo60 km/h (32 kt)
Velocità di crociera230 km/h (124 kt)
Corsa di decollo150 m (493 ft)
Atterraggio100 m (328 ft)
Autonomia805 km (434 nmi)
Tangenza6 500 m (21 327 ft)

i dati sono estratti da Italian Civil & Military Aircraft 1930-1945[1]

voci di aerei civili presenti su Wikipedia

Il Caproni PS.1, citato anche come Pallavicino PS-1, era un monomotore quadriposto da turismo sportivo ad ala bassa sviluppato dall'azienda italiana Cantieri Aeronautici Bergamaschi (CAB) (gruppo Caproni) di Ponte San Pietro, Bergamo, nei primi anni trenta.

Appositamente realizzato per la partecipazione all'edizione del 1934 del Challenge International de Tourisme[1], venne prodotto in soli due esemplari.

Storia del progetto

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Tra gli anni venti e gli anni trenta, la capacità e le intuizioni di aziende e progettisti ebbero la possibilità di essere testate grazie alla partecipazione nelle manifestazioni aeronautiche, le quali assunsero gradualmente una connotazione sempre più sportiva. In occasione del quarto Challenge International de Tourisme organizzato dalla Fédération Aéronautique Internationale (FAI), la federazione che aveva assunto il compito di gestire l'aviazione sportiva internazionale, la Caproni decise di sviluppare un velivolo per partecipare all'evento entrando a far parte della squadra italiana.

I due Caproni PS.1 di Ugo Vincenzi e Armando François.

Il progetto venne affidato all'ingegnere Cesare Pallavicino in procinto di lasciare la divisione aeronautica della Breda per accettare l'incarico di capo progettista alla Caproni, poi spostatosi alla Cantieri Aeronautici Bergamaschi (CAB). Il modello, inizialmente identificato come Pallavicino PS-1, rispecchiava l'impostazione generale dei velivoli di concezione tedesca, monomotori monoplani ad ala bassa ed impennaggio classico monoderiva con cabina di pilotaggio chiusa a quattro posti a sedere e con la particolarità dell'adozione di un carrello d'atterraggio retrattile verso coda. Il PS.1 fu in effetti uno dei primi aeroplani italiani dotati di un carrello retrattile.[2]

Vennero prodotti due esemplari del PS.1, le cui matricole militari MM.257 e MM.258 vennero poi convertite alle marche civili I-MELO e I-FRAN. I due aerei, insieme a due Breda Ba.39S e a due Breda Ba.42, rappresentarono l'Italia nella competizione che si disputò a Varsavia, Polonia, tra il 28 agosto ed il 16 settembre 1934, pilotati rispettivamente da Ugo Vincenzi e Armando François. Nessuno degli aerei italiani si comportò in modo soddisfacente, a causa di una serie di problemi tecnici. Dei sei citati, solo il velivolo di François riuscì a conquistare un 18º posto nella classifica finale.[2]

  1. ^ a b Thompson, p.99.
  2. ^ a b Abate, Alegi, Apostolo, p. 181.
  • Rosario Abate, Gregory Alegi, Giorgio Apostolo, Aeroplani Caproni – Gianni Caproni ideatore e costruttore di ali italiane, Museo Caproni, 1992, ISBN non esistente.
  • Gianni Caproni, Gli Aeroplani Caproni – studi, progetti, realizzazioni dal 1908 al 1935, Milano, Edizioni d'arte Emilio Bestetti, 1937, ISBN non esistente.
  • (PL) Marian Krzyżan, Międzynarodowe turnieje lotnicze 1929-1934, Warsaw, 1988, ISBN 83-206-0637-3.
  • (EN) Jonathan Thompson, Italian Civil & Military Aircraft 1930-1945, 1ª ed., New York, Aero Publishers Inc., 1963, ISBN 0-8168-6500-0.

Voci correlate

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Altri progetti

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