BAT99-98
Brey 79 | |
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Classe spettrale | WN6[1] |
Distanza dal Sole | 165.000 anni luce |
Costellazione | Dorado |
Coordinate | |
Ascensione retta | 05h 38m 39,14s |
Declinazione | -69° 06′ 21,3″ |
Dati fisici | |
Raggio medio | 37,5[2] R⊙ |
Massa | |
Temperatura superficiale | |
Luminosità | |
Indice di colore (B-V) | -0,10 |
Età stimata | 7,5 milioni di anni[3] |
Dati osservativi | |
Magnitudine app. |
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Magnitudine app. | 13,5 |
Magnitudine ass. | -12 (bolometrica) -8,11 (visibile[2] |
Moto proprio | AR: 1,68 mas/anno Dec: 0,51 mas/anno |
Nomenclature alternative | |
Brey 79, NGC 2070 MEL J, SSTISAGEMC J053839.14-690621.2, BAT99 98, LMC AB 12, Melnick 49, 2MASS J05383914-6906211, UCAC4 105-014273, Gaia EDR3 4657679654981424640
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BAT99-98, o Brey 79, è una stella nella Grande Nube di Magellano. Si trova nei pressi dell'ammasso R136 nella Nebulosa Tarantola. Con una massa 226 volte quella del Sole, è una delle stelle più massicce conosciute.[2]
Storia delle osservazioni
[modifica | modifica wikitesto]Un'indagine del 1978 condotta da J. Melnick nella regione della Nebulosa Tarantola portò alla scoperta di sei nuove stelle di Wolf-Rayet, tutte più brillanti della quattordicesima magnitudine. Le stelle si trovavano entro due minuti d'arco dal centro della nebulosa, e BAT99-98 venne etichettata come "stella J". Si scoprì che aveva una magnitudine apparente di 13,5 e un tipo spettrale WN-5.[4] L'anno successivo furono segnalate 13 nuove stelle di Wolf Rayet nella Grande Nube, una delle quali era Mel J. Era la dodicesima a essere stata numerata, quindi fu denominata AB 12, o LMC AB 12 per distinguerla dalle più note stelle SMC AB.[5]
Melnick condusse un altro studio sulle stelle in NGC 2070, nella parte più centrale della Nebulosa Tarantola, e diede a BAT99-98 il numero 49, indicato come Melnick 49, questa volta assegnandole il tipo spettrale WN7.[6]
Né la designazione AB12 né quella Mel J sono di uso comune, sebbene a volte si trovi menzionata come Melnick 49. Più comunemente, le stelle di Wolf-Rayer della Grande Nube di Magellano sono indicate con i numeri R (Osservatorio Radcliffe), con numeri Brey (catalogo Breysacher) o numeri BAT99.[7][8]
Caratteristiche
[modifica | modifica wikitesto]La stella si trova vicino all'ammasso R136 e come le stelle di quell'ammasso è estremamente massiccia e luminosa. Si stima che la stella nacque con una massa di 250 M⊙ e da allora abbia perso l'equivalente di 20 masse solari attraverso un vento stellare che si muove alla velocità di 1.600 km/s.[2] La stella ha una temperatura superficiale di 45.000 K e una luminosità di 5000000 L⊙, anche se data la temperatura irradia la gran parte della sua luce nell'ultravioletto ed è invisibile all'occhio umano; in luce visibile la stella è "solo" 141.000 volte più luminosa del Sole. È classificata come stella WN6 e i modelli suggeriscono che abbia un'età di 7,5 milioni di anni.
Destino finale
[modifica | modifica wikitesto]Il futuro di BAT99-98 dipende dalla sua perdita di massa. Si pensa che stelle così massicce non perderanno mai massa sufficiente per evitare una fine catastrofica. È probabile che la fine della stella si manifesti in una supernova, un'ipernova, un lampo gamma o forse un'esplosione quasi invisibile, che lascerebbe dietro di sé un buco nero o una stella di neutroni. I dettagli esatti dipendono fortemente dai tempi e dall'entità della perdita di massa, con i modelli attuali che non riproducono completamente le stelle osservate; si prevede che le stelle massicce nell'universo locale producano supernove di tipo Ib o Ic, a volte con un lampo di raggi gamma, e lascino dietro di sé un buco nero.[9] Tuttavia, stelle estremamente massicce come BAT99-98 (di massa compresa tra 130 e 250 M⊙) potrebbero finire per esplodere come supernovae a instabilità di coppia, senza lasciare dietro di sé nessun resto stellare o buco nero.[10]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Brey 79 -- Wolf-Rayet, su SIMBAD.
- ^ a b c d e f g R. Hainich et al., The Wolf-Rayet stars in the Large Magellanic Cloud, in Astronomy & Astrophysics, vol. 565, A27, 2014, DOI:10.1051/0004-6361/201322696, arXiv:1401.5474.
- ^ F. J. Selman; J. Melnick, The IMF of the field population of 30 Doradus (PDF), in Astronomy and Astrophysics, vol. 443, n. 3, dicembre 2005, pp. 851-861.
- ^ J. Melnick, More Wolf-Rayet stars in 30 Doradus., in Astronomy and Astrophysics Supplement Series, vol. 34, 1978, pp. 383–385.
- ^ M. Azzopardi e J. Breysacher, New Wolf-Rayet stars in the Large Magellanic Cloud, in Astronomy and Astrophysics, vol. 75, 1979, pp. 243.
- ^ J. Melnick, The 30 Doradus nebula. I - Spectral classification of 69 stars in the central cluster, in Astronomy and Astrophysics, vol. 153, 1985, pp. 235.
- ^ J. Breysacher, Spectral Classification of Wolf-Rayet Stars in the Large Magellanic Cloud, in Astronomy and Astrophysics Supplement, vol. 43, 1981, pp. 203.
- ^ J. Breysacher, M. Azzopardi e G. Testor, The fourth catalogue of Population I Wolf-Rayet stars in the Large Magellanic Cloud, in Astronomy and Astrophysics Supplement Series, vol. 137, n. 1, 1999, pp. 117–145, DOI:10.1051/aas:1999240.
- ^ S. E. Woosley e A. Heger, The Deaths of Very Massive Stars, in Astrophysics and Space Science Library, vol. 412, 2015, pp. 199–225, DOI:10.1007/978-3-319-09596-7_7, ISBN 978-3-319-09595-0, arXiv:1406.5657.
- ^ Lecture 18 Pair Instability Supernovae (PDF), su ucolick.org (archiviato il 4 dicembre 2021).
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Roberta M. Humphreys, Luminous Stars in Nearby Galaxies, MDPI, 2020, ISBN 9783039362806.