Labirinto di Porsenna
Il Labirinto di Porsenna è costituito da una serie di cunicoli sotterranei posti sotto l'abitato antico di Chiusi, in particolare sotto piazza del Duomo, la cattedrale e gli edifici circostanti. Vi si accede dal Museo della cattedrale, con lo stesso biglietto.
Labirinto di Porsenna | |
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Uno dei cunicoli del labirinto | |
Civiltà | Etrusca |
Utilizzo | Acquedotto |
Epoca | I secolo a.C. |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Comune | Chiusi |
Scavi | |
Data scoperta | anni venti |
Amministrazione | |
Visitabile | Il labirinto è aperto al pubblico |
Mappa di localizzazione | |
Storia e descrizione
modificaIl nome del labirinto deriva dalla descrizione di Plinio il vecchio (che cita Terenzio Varrone) del mausoleo di Porsenna, il leggendario sepolcro del sovrano etrusco protetto, secondo gli storici latini, da un labirinto.
Più probabilmente si tratta del sistema di approvvigionamento idrico, scavato dagli Etruschi in epoca arcaica, ed erroneamente definito "Labirinto di Porsenna" dagli archeologi che negli anni '20 avevano trovato le prime gallerie. Infatti gli studiosi credevano di avere trovato il mausoleo descritto da Plinio.
Il sistema è particolarmente vasto ed ingegnoso, scavato nella duttile pietra arenaria, per una profondità massima di 25 metri circa. Il sistema è composto da una fitta rete di passaggi, larghi in media un metro ed alti da due a cinque metri, talvolta rinforzati da blocchi di pietra. Vi si incontrano cisterne e piccoli bacini per raccogliere l'acqua, sia tramite infiltrazione, che con falde.
Un cunicolo si dirama fino alla cisterna etrusco-romana, chiamata così per la sua epoca (romana) e per il modo in cui è stata costruita (etrusco). È coperta infatti da una doppia volta, sostenuta da un grande pilastro centrale. Risale al I secolo a.C. e sopra di essa, nel XII secolo, venne eretta una torre a difesa, divenuta poi il campanile della cattedrale.
Nei cunicoli, che vennero usati anche come discarica, sono stati fatti vari ritrovamenti, tra i quali spiccano un tratto della cinta muraria ellenistica, romana e medievale (a sud) e, sotto l'abside del duomo, i resti di una lussuosa abitazione privata di epoca imperiale. Il percorso è arricchito dalla presenza di iscrizioni e urne in alabastro, marmo o travertino, databili tra la fine del IV e l'inizio del III secolo a.C.
Simili cunicoli si trovano anche in altre città dell'Italia centrale quali Perugia, Orvieto e Todi.
Il leggendario mausoleo di Porsenna
modificaPorsenna sarebbe stato sepolto con un tesoro favoloso consistente in un carro trainato da quattro cavalli in scultura d'oro, con un sarcofago anch'esso d'oro, ed una chioccia con cinquemila pulcini d'oro.
Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historiae riporta la notizia di Marco Terenzio Varrone sull'esistenza di un favoloso Mausoleo di Porsenna:
«Namque et Italicum dici convenit, quem fecit sibi Porsina, rex Etruriae, sepulchri causa, simul ut externorum regum vanitas quoque Italis superetur. Sed cum excedat omnia fabulositas, utemur ipsius M. Varronis in expositione ea verbis: Sepultus sub urbe Clusio, in quo loco monimentum reliquit lapide quadrato quadratum, singula latera pedum tricenum, alta quinquagenum. In qua basi quadrata intus labyrinthum inextricabile, quo si quis introierit sine glomere lini, exitum invenire nequeat. Supra id quadratum pyramides stant quinque, quattuor in angulis et in medio una, imae latae pedum quinum septuagenum, altae centenum quinquagenum, ita fastigatae, ut in summo orbis aeneus et petasus unus omnibus sit inpositus, ex quo pendeant exapta catenis tintinabula, quae vento agitata longe sonitus referant, ut Dodonae olim factum. Supra quem orbem quattuor pyramides insuper singulae stant altae pedum centenum. Supra quas uno solo quinque pyramides. Quarum altitudinem Varronem puduit adicere; fabulae Etruscae tradunt eandem fuisse quam totius operis ad eas, vesana dementia, quaesisse gloriam inpendio nulli profuturo, praeterea fatigasse regni vires, ut tamen laus maior artificis esset.»
«È opportuno far menzione di quello italiano che si fece costruire il re dell'Etruria Porsenna per usarlo come sepolcro, e insieme perché si possa dire che gli italici sono superiori ai re stranieri anche in vanità. Siccome la sua favolosa grandiosità eccede ogni limite, ci serviremo, nel descriverlo, delle parole di Marco Varrone: «Il re venne sepolto presso la città di Chiusi, in un luogo in cui ha lasciato un monumento di forma quadrata fatto di blocchi di pietra squadrati: ogni lato è lungo trecento piedi ed alto cinquanta. All'interno di questa pianta quadrata si sviluppa un labirinto inestricabile, costruito in modo tale che se qualcuno vi si introducesse senza un gomitolo di filo non riuscirebbe più a ritrovare l'uscita. Al di sopra di questa base quadrata si elevano cinque piramidi, quattro agli angoli ed una centrale, che sono larghe alla base settantacinque piedi ed alte centocinquanta; come coronamento, hanno sulla punta un disco di bronzo e un unico baldacchino ricurvo che si sovrappone a tutte e cinque e alla quale stanno appese, rette da catene, delle campanelle (quando il vento le agita, diffondono il loro suono a grande distanza, come un tempo succedeva a Dodona); al di sopra di questo disco stanno quattro piramidi alte ciascuna cento piedi, e sopra di esse un'unica piattaforma con cinque piramidi». Di queste ultime Varrone ebbe pudore a dichiarare l'altezza: fantasiose tradizioni etrusche dicono che questa altezza sarebbe stata pari a quella del resto dell'edificio. Fu una vana follia, aver cercato la gloria con una spesa che non sarebbe servita a nessuno, e aver stremato per di più le forze del regno – col risultato che la gloria maggiore andò poi all'architetto.»
Bibliografia
modifica- AA. VV., Toscana etrusca e romana: i musei, i siti, le necropoli, i templi, le terme, i teatri, collana Guide archeologiche, Milano, Touring Club Italiano, 2002, ISBN 88-365-2540-7.
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