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Amal - Wikipedia

Amal

partito politico e organizzazione paramilitare libanese
Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Amal (disambigua).

Amal (in arabo أﻣﻞ?, "speranza"), acronimo dell'arabo أفواج المقاومة اللبنانية, Afwāj al-muqāwama al-lubnāniyya, "Distaccamenti della Resistenza libanese", è un'organizzazione paramilitare e partito politico libanese.

Amal
(AR) أمل
LeaderNabih Berri
StatoLibano (bandiera) Libano
SedeBeirut
Fondazione6 luglio 1974
IdeologiaNazionalismo libanese[1]
Unità musulmano-cristiana[2]
Conservatorismo tradizionalista[3][4]
Populismo[5]
Antisionismo[6]
CollocazioneCentro/Centro-destra[senza fonte]
CoalizioneAlleanza dell'8 marzo
Seggi Assemblea Nazionale
14 / 128
Colori          Verde e rosso
Slogan«Lottare contro l'oppressione» (tagline)[2]
Sito webamal-movement.com/
Bandiera del partito

È la milizia del "Movimento dei diseredati" creato dall'imam sciita Musa al-Sadr.

Amal è diventata una delle più importanti milizie musulmane durante la guerra civile libanese. Amal si è sviluppata grazie anche ai suoi stretti legami col governo Iraniano e siriano[N 1], e grazie al sostegno dei 300.000 rifugiati interni sciiti del sud del Libano, specie dopo i bombardamenti israeliani dell'inizio degli anni '80.

Nel 1974, l'imām Musa al-Sadr creò il "Movimento dei diseredati" (Ḥarakat al-mahrumīn) il cui obiettivo era l'emancipazione degli sciiti libanesi. Nel 1975, di fronte alla crescita della tensione in Libano, il movimento organizzò una sua milizia armata. Al-Sadr rifiutava l'uso della forza per risolvere i problemi del Libano e non coinvolse la milizia nei combattimenti, riservandola a precisi compiti di auto-difesa. Nel 1978, l'imām scomparve misteriosamente in occasione di una sua visita ufficiale in Libia.

Husayn Husayni, il presidente del Parlamento libanese (in base agli ufficiosi accordi del 1943 che riservavano tale carica alla comunità sciita libanese), prese la guida del movimento per un breve periodo, prima di cedere il posto a Nabih Berri, che rimane ancora oggi il capo di Amal. Berri allora, una volta salito al potere, si alleò con la Siria e impegnò le milizie nella guerra civile libanese e nel 1984 siglò un’alleanza con i drusi di Walid Jumblatt fino al 1987. L'anno dopo aver siglato l'alleanza, Amal e i drusi attaccano al-Murabitun, la più importante milizia filo-palestinese. Amal nel frattempo divenne la rivale della nuova formazione filo sciita, Hezbollah, e le due milizie si scontrano nel 1988, con Amal costretto a cedere posizioni.

Amal venne definitivamente convertita in un partito filo-siriano e Berri nel 1992 è eletto presidente del parlamento e lo resta grazie all'importante gruppo di deputati nel parlamento libanese, rappresentanti le correnti sciite moderate e laiche. Nelle elezioni del 2018, Amal è stato il terzo partito, con 17 seggi.

Risultati elettorali

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A causa della guerra civile (1975-1990) le elezioni del 1992 furono le prime dal 1972.

Di seguito i risultati ottenuti dal partito nelle varie votazioni susseguitesi negli anni:

Elezione Voti % Seggi[N 2]
1992 Camera
17 / 128
1996 Camera 6,25
21 / 128
2000 Camera 7,81
16 / 128
2005 Camera 10,93
14 / 128
2009 Camera
13 / 128
2018 Camera 210 211 11,95
17 / 128
2022 Camera 190 161 10,52
15 / 128
Annotazioni
  1. ^ «...un certo Ibn Nuṣayr di Basra (m. 883) avrebbe creato attorno alla figura del decimo imām degli sciiti una corrente messianica estremista...». A. Ventura, Islam, volume della Storia delle religioni a cura di G. Filoramo, Roma-Bari, Laterza, 1999, p. 365.
  2. ^ La tabella include anche parlamentari del blocco/alleanza di Berri che non sono direttamente affiliati al partito.
Fonti
  1. ^ Norton, 1987, p. 39.
  2. ^ a b (EN) Imam Musa Al Sadr – his life and disappearance, su Islam Times, 7 giugno 2014. URL consultato il 5 gennaio 2024 (archiviato dall'url originale il 5 giugno 2016).
  3. ^ Rihani, 2014, p. 120.
  4. ^ Shaery-Eisenlohr, 2011, pp. 14, 92-106, 116-118, 128-130 & 171.
  5. ^ (EN) Afshon P. Ostovar, Guardians of the Islamic Revolution - Ideology, Politics, and the Development of Military Power in Iran (1979–2009) (PDF), su University of Michigan, 2009.
  6. ^ Blanford, 2011, pp. 16, 32.

Bibliografia

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Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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Controllo di autoritàGND (DE4206405-3